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Dalle armi chimiche alla “Ginestra” di Leopardi: perché il progresso genera rumore

Dalle armi chimiche alla “Ginestra” di Leopardi: perché il progresso genera rumore

Le ultime news da Siria, Iran e Giappone dimostrano come tecnica e potere siano ancora le viti che girano il mondo

Ciò che non si conosce genera tendenzialmente paura o comunque irrequietezza. Spesso si cerca di nascondere la propria ignoranza con la spavalderia di uno slogan o di una battuta. Ma quello che in alcuni contesti può generare l’ilarità generale, in altri può essere pericoloso, specialmente nel campo dell’informazione. Il caso della Siria in questo senso è eclatante: quotidiani anche autorevoli come il New York Times o il Wall Street Journal si sono trovati in difficoltà a riportare i fatti, a causa di strumenti inadeguati, mancanza di fonti e forse anche una certa dose di negligenza.

Siria

Cosa sappiamo dell’uso di armi chimiche in Siria? Nei mesi scorsi sono state riportate più smentite che reali informazioni e solo dopo l’indagine effettuata dall’Onu a settembre si è potuto confermare che la morte di centinaia di persone a est e a ovest di Damasco il 21 Agosto è stata inequivocabilmente provocata dal più pesante attacco di armi chimiche degli ultimi venticinque anni. Sono stati usati razzi contenenti gas Sarin che hanno colpito principalmente i sobborghi della capitale; tuttavia non è ancora chiaro se dietro l’attacco ci sia la mano del governo o dei ribelli, anche se più di un sospetto ricade sul regime di Damasco.

Il Presidente Bashar al-Assad ha negato ogni responsabilità e durante il meeting di Ginevra si è mostrato disponibile ad attenersi alla risoluzione Onu: smantellare ed eliminare tutto l’arsenale di armi, materiali e attrezzature chimiche entro la prima metà del 2014. Vedremo se il governo siriano sarà in grado di mantenere le promesse fatte, intanto gli ospedali della capitale sono affollati di donne, uomini e bambini in gravi condizioni fisiche e mentali. Il gas Sarin è un veleno letale, senza sapore, odore o colore che colpisce il sistema nervoso. Ecco perché è considerato una delle più pericolose armi dei nostri giorni.

Iran

Sempre di armi si parla anche in Iran, quelle nucleari però. Il presidente Hassan Rohani ha dichiarato alla tv statunitense Nbc che l’Iran non ha mai cercato di costruire un’arma nucleare e non ha intenzione di farlo. Già a fine giugno, dopo la vittoria delle elezioni, Rohani si è mostrato disposto ad attuare una politica «d’intesa costruttiva con il resto del mondo». La ripresa dei rapporti diplomatici con gli Stati Uniti sembra andare in questa direzione e il governo iraniano ribadisce che nonostante l’influenza dell’ayatollah Khamenei sul sistema politico, Teheran mantiene «un’autorità completa e una forte autonomia sulla gestione del programma nucleare». È questo il punto su cui forse aleggia ancora un’aurea di ambiguità: è di questo agosto la notizia che l’Iran sta ampliando in modo significativo la capacità di arricchimento dell’uranio nell’impianto di Natanz, dove ha installato 1.008 centrifughe di nuova generazione, non ancora in funzione, che si aggiungono alle 15 mila già funzionanti. Questa decisione sembra in effetti contraddire lo slancio moderato di Rohani e getta un’ombra sulle effettive intenzioni del nuovo governo.

Giappone

Anche il Giappone recentemente ha dovuto riaffrontare il proprio scheletro nell’armadio: il disastro nella centrale di Fukushima nel marzo 2011. Nonostante le rassicurazioni da parte del governo giapponese secondo cui la centrale è “sotto controllo”, le voci critiche sono molte: il problema delle acque contaminate è ancora lontano dall’essere risolto e dura da quando i reattori sono stati danneggiati. Diversi esperti affermano che la crisi nucleare non sarà risolta a breve, anche perché perdite di acqua radioattiva continuano a riversarsi nell’oceano Pacifico. Le rassicurazioni del presidente nipponico Abe sembrano però aver convinto il Comitato internazionale olimpico, che ha assegnato a Tokyo l’onore di ospitare l’edizione 2020, sbaragliando la concorrenza di Istanbul.

Progresso?

Le ultime notizie dal mondo confermano quanto il rapporto tra potere e tecnica sia in grado di condizionare l’andamento delle relazioni internazionali e del quadro geo-politico, che si fa sempre più complesso. Riflettendo su quanto accade e su quanto la storia dovrebbe averci insegnato, il significato della parola “progresso”, con le sue mille sfaccettature, fa capolino tra le pagine impolverate della nostra memoria scolastica. Un tema antico che risale all’età cristiana e ha poi avuto un’incredibile evoluzione sia in campo filosofico che storico-letterario. Dall’illuminismo di Voltaire e dal pensiero positivista di Comte o Saint-Simon, che in modi diversi ne esaltavano l’idea, all’aspra critica di Schopenhauer o Leopardi, che con la nota poesia “La Ginestra o fiore del deserto” descrive una condizione umana inevitabilmente sopraffatta dalla potenza della natura e illusa dall’idea di progresso tecnologico. Nucleare è sinonimo di efficienza energetica? L’ideazione di armi chimiche letali è un qualche prodotto della genialità umana? Ma d’altra parte è possibile e auspicabile fermare il cammino della scienza e della tecnica? Le risposte non sono mai scontate e soprattutto ricordiamoci quanto sia importante tenere gli occhi aperti sul mondo. Meglio chiedersi sempre il perché di ogni cosa, non fermarsi alla prima risposta o al primo giudizio prima di farsi un’opinione fondata. Diffidando apertamente quando ci si imbatte nella spavalderia di chi ritiene di avere una chiave di lettura univoca per tutto.

Mara d’Arcangelo

Ottobre 2013

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