feedFacebookTwitterlinkedinGoogle+

infoSOStenibile

Cambiamenti climatici: il Mar Mediterraneo si sta innalzando

Cambiamenti climatici: il Mar Mediterraneo si sta innalzando

Ipotizzato entro fine secolo l’innalzamento di almeno un metro. A rischio porti e località costiere

385 chilometri di coste per un totale di oltre 5 mila chilometri quadrati (un’area pari alla Liguria) rischiano di finire sott’acqua entro fine secolo, sommersi dal mare. È l’allarme lanciato da Enea, l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile in occasione del convegno “Pericolo Mediterraneo per l'economia del mare” organizzato insieme a Confcommercio lo scorso 13 febbraio, nel corso del quale è stato firmato un Protocollo d'intesa per mitigare gli effetti dell’innalzamento del mare sulle attività economiche e nel settore turistico-balneare in Italia.

Tutte le aree costiere a rischio 

Secondo lo studio presentato da Enea il livello del mar Mediterraneo sta crescendo più velocemente del previsto come effetto del riscaldamento globale. In assenza di interventi di mitigazione e adattamento, migliaia di chilometri quadrati di aree costiere italiane rischiano di essere sommerse dal mare: entro la fine del secolo infatti, l'innalzamento del mare lungo le coste italiane è stimato tra 0,94 e 1,035 metri (prendendo in considerazione un modello cautelativo) e tra 1,31 metri e 1,45 metri, seguendo una base meno prudenziale.

Il fenomeno dell'innalzamento riguarda praticamente tutte le regioni italiane bagnate dal mare, per un totale di 40 aree costiere a rischio inondazione. L’area più a rischio è quella nord adriatica da Trieste a Ravenna, inclusa la Laguna di Venezia, mentre per quanto riguarda i porti i più a rischio sono quelli di Napoli, Cagliari e Palermo.

L’impatto dell’innalzamento del Mediterraneo sulla blue economy 

Lo studio ENEA è il primo a evidenziare gli effetti di un innalzamento del mare dovuto ai cambiamenti climatici sulle città costiere e sui porti italiani. La blue economy - ovvero l’insieme delle attività umane che utilizzano il mare, le coste e i fondali come risorse per le attività industriali e lo sviluppo di servizi - conta nel nostro Paese quasi 200 mila imprese, tra pesca, cantieristica, trasporti marittimi, turismo e attività di ricerca. Produce circa il 3% del Pil con oltre 880 mila occupati.

Ogni euro generato direttamente dal comparto ne attiva altri due sull’economia nazionale, arrivando a un valore aggiunto prodotto dall’intera filiera pari a 130 miliardi di euro annui, quasi il 10% dell’economia nazionale. È quindi urgente valutare gli effetti del cambiamento climatico nella pianificazione e nella manutenzione delle infrastrutture, integrando le politiche inerenti questi temi con quelle su ambiente ed energia nell’ottica di una programmazione ragionata e sostenibile. 

Un protocollo d’intesa per lo sviluppo sostenibile del settore marittimo

«Gli studi sul cambiamento climatico abbinati a un nuovo modello climatico elaborato dall’ENEA - ha spiegato Fabrizio Antonioli, geologo - permetteranno di ottenere per ogni singolo porto mappe del rischio dettagliate e a breve termine, in modo da individuare gli interventi da mettere in campo per preservare l’infrastruttura stessa e le attività commerciali e turistiche connesse».

È proprio questo l’obiettivo del Protocollo d'intesa tra Enea e Confcommercio, che mira a favorire la definizione e la realizzazione di progetti e di azioni comuni in settori strategici per lo sviluppo urbano e territoriale, con particolare attenzione alla sostenibilità ambientale anche in chiave turistica. La collaborazione riguarderà inoltre le attività di diagnosi e riqualificazione energetica e il supporto alla redazione di bandi e al reperimento di finanziamenti.

Obiettivo finale è quello di favorire la transizione verso un modello di economia circolare, che comprenda il ciclo dei rifiuti, la gestione sostenibile della risorsa idrica e il recupero di materie prime dai rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche. 

Arianna Corti

 

Le aree a rischio inondazione

Tutta l’area nord adriatica tra Trieste, Venezia e Ravenna; la foce del Pescara, del Sangro e del Tronto in Abruzzo; l'area di Lesina (Foggia) e di Taranto in Puglia; La Spezia in Liguria, tratti della Versilia, Cecina, Follonica, Piombino, Marina di Campo sull'Isola d'Elba e le aree di Grosseto e di Albinia in Toscana. Andando al Centro-Sud, ad essere minacciate sono la piana Pontina, di Fondi e la foce del Tevere nel Lazio; la piana del Volturno e del Sele in Campania; l'area di Cagliari, Oristano, Fertilia, Orosei, Colostrai (Muravera) e di Nodigheddu, Pilo, Platamona e Valledoria (Sassari), di Porto Pollo e di Lido del Sole (Olbia) in Sardegna; Metaponto in Basilicata; Granelli (Siracusa), Noto (Siracusa), Pantano Logarini (Ragusa) e le aree di Trapani e Marsala in Sicilia; Gioia Tauro (Reggio Calabria) e Santa Eufemia (Catanzaro) in Calabria

Aprile 2019

Articoli Correlati

Incontri, scambi, momenti formativi e ludici hanno arricchito la nuova edizione della...
Dal 21 giugno al 12 luglio torna il festival organizzato da Legambiente Bergamo che...
Il recente libro di Elena Granata evidenzia come le donne abbiano sempre maturato un...
Al Polaresco l’1 e il 2 giugno un fine settimana dedicato ad ambiente, natura e cura del...