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"L'uomo che piantava gli alberi". Una favola sempreverde

"L'uomo che piantava gli alberi"

Il racconto è degli anni '50, negli anni '80 ne fu tratto un film senza tempo

Nell'ormai lontano 1988 il cortometraggio animato che vinse l'Oscar come migliore della sua categoria fu "L'uomo che piantava gli alberi". Il film è molto diverso dai cartoni animati che ci vengono in mente oggi, perché il suo illustratore - il canadese Frédéric Back - era anche un pionieristico attivista ambientale.

Con il suo stile delicato e post-impressionista e con la sua tecnica di disegno su acetato con matite colorate, trasformò in immagini il racconto scritto dal francese Jean Giono molti anni prima, nel 1953. In un'arida zona delle Alpi Provenzali, senza alberi né fonti d’acqua, il giovane narratore che vagava in solitudine incontrò un pastore silenzioso. Questi viveva con quaranta pecore e un cane, suo unico fedele compagno. Il vecchio aveva trovato un singolare modo per essere felice: piantare ogni giorno cento alberi. Quando il giovane incontrò Elzéard Bouffier per la prima volta, il pastore aveva già piantato centomila ghiande dalle quali - così aveva previsto - sarebbero nate diecimila querce.

Allo scoppio dalla Grande Guerra, il giovane fu costretto a vivere la terribile esperienza del fronte, mentre il pastore continuò la sua vita in solitudine, non preoccupandosi affatto del confitto mondiale. Tornato su quelle cime alla fine della guerra, il giovane ritrovò Bouffier, sempre più silenzioso; imperterrito, aveva continuato a piantare alberi. L'unica cosa mutata nella sua vita era il mestiere: al posto delle pecore, ora aveva cento alveari. Le querce piantate nel 1910 erano cresciute, e anche molte betulle, che Bouffier aveva deciso di piantare a un'altura meno elevata, ritenendo il terreno più umido. Dove prima c'era solo desolazione, la vita era rinata. Gli antichi corsi d'acqua avevano ricominciato a scorrere e il rigoglio della natura aveva sedotto gli uomini.

I temibili abitanti di quei luoghi, un tempo imbruttiti dall'aridità dell'ambiente, avevano dimenticato il loro passato di invidia e crudeltà. "Un uomo solo, ridotto alle proprie semplici risorse fisiche e morali, è bastato a far uscire dal deserto quel paese", scrisse l'autore. All'epoca, la sua storia commosse a tal punto il pubblico di lettori, che molti pensarono fosse autobiografica. Non lo era. "L'obiettivo era quello di rendere piacevoli gli alberi, o meglio, rendere piacevole piantare gli alberi." Oggi questa favola allegorica ha ancora tanto da raccontarci.

Cristina Cireddu

 

Se gli alberi si piantano anche dal web 

La gente vive sempre di più sui social, e allora è anche sui social e sul web che si muove la battaglia a colpi di click per un mondo sempre più verde. 

Alcuni esempi? È tedesco Ecosia, il motore di ricerca online nato nel 2009 in collaborazione con Bing, Yahoo e il Wwf, che dichiara di donare l'80% dei proventi dalla pubblicità a programmi di rimboschimento, mentre è di origine italiana Treedom, la start up che permette di piantare o regalare alberi in giro per il mondo. 

Nata a Firenze nel 2010, la piattaforma dà agli utenti la possibilità di scegliere il proprio albero, acquistarlo, piantarlo a proprio nome e seguirne la crescita online: dal momento della sua fondazione, ha permesso di piantare oltre 600 mila alberi tra Africa, America Latina, Asia e Italia, alberi che vengono curati direttamente da contadini locali e contribuiscono a produrre non solo benefici ambientali, ma anche sociali ed economici.

 

Novembre 2019

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