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SOS cetacei

Fra le specie più monitorate c’è il capodoglio (Physetermacrocephalus), il celebre protagonista di “MobyDick"

I cetacei sono i mammiferi maggiormente adattati alla vita acquatica, tipicamente marina. Hanno un corpo perfettamente idrodinamico, pelle nuda, capo a profilo subconico e arti inferiori trasformatisi in pinne. Gli arti posteriori sono scomparsi, mentre è presente una robusta pinna caudale, disposta orizzontalmente, organo propulsore del nuoto. Il capodoglio, ad esempio, diffuso in tutto il bacino del Mediterraneo, è oggi, tra le specie regolari, una delle meno avvistate. Segno di un inevitabile declino? La scarsità degli avvistamenti e delle informazioni disponibili inducono a pensare che le popolazioni di questa specie siano in pericolo di estinzione. Il capodoglio (Physeter macrocephalus) è il protagonista di “Moby Dick”, il celebre romanzo di Herman Melville, dove appare e si eclissa come in un sogno. Ha il capo tozzo, squadrato e una corporatura tarchiata ed imponente. È di color grigio scuro con pinna caudale quasi inesistente, seguita da una serie di piccole gobbe. Batte ogni record d’immersione in apnea, per durata e profondità: raggiunge anche i 3.000 metri sul fondo marino. Il suo soffio è basso, denso e angolato verso sinistra; la lunghezza è compresa fra gli 11 ed i 18 metri, mentre il peso è di 57.000 Kg per i maschi, 24.000 kg per le femmine. La sua alimentazione è costituita prevalentemente da calamari che cattura nel corso di lunghe immersioni, è il più grande predatore vivente. Non è ancora chiaro se nel Mediterraneo i capodogli siano residenti o appartengano alla popolazione del nord Atlantico. I gruppi sociali formati dai capodogli sono principalmente di due tipi: il gruppo familiare, composto da una ventina di individui e quello dei maschi, detti “scapoli”, al massimo formato da 40/50 esemplari. Nel Mediterraneo i gruppi avvistati, in genere, non superano le dieci unità. È molto raro osservare i capodogli aggregarsi con altre specie di cetacei.

Cetacei sotto tiro

Per millenni hanno percorso indisturbati gli oceani del globo. Oggi invece i cetacei si trovano a fronteggiare gravi minacce in ogni parte del mondo. La pesca accidentale (bycatch), che li intrappola nelle reti da pesca, causa ogni anno nel mondo la morte di 250.000 tartarughe marine e 300.000 tra balene, delfini e focene; alla pesca si aggiungono poi la collisione con le navi, l’inquinamento delle acque, i cambiamenti climatici. Anche nei nostri mari la pesca accidentale, l’inquinamento e il traffico navale mettono a rischio le popolazioni di cetacei. Negli ultimi anni si è notata una diminuzione dei delfini comuni.

L’impegno del WWF

L’impegno del WWF è forte in tutti i mari del mondo per promuovere sistemi di pesca sostenibile, più rispettosi del mare e delle sue risorse, aiutare le specie in difficoltà e lottare contro la pesca accidentale e quella illegale. Vengono inoltre predisposte azioni per aumentare il numero e l’estensione delle aree marine protette e i santuari dei cetacei. WWF si batte contro l’inquinamento, la distruzione delle coste e l’edilizia selvaggia. Ha ottenuto che le reti “killer”, che ogni anno uccidono moltissimi cetacei tra balene e delfini, fossero dichiarate fuorilegge. Sostiene il progetto “RECEPT”, una grande rete informatica che permetterà alle navi di localizzare, in tempo reale, la posizione di balenottere e capodogli in mare, riducendo così i rischi di pericolose collisioni e salvando la vita di molte balene.

I numeri

80
le specie di cetacei nel mondo

oltre 2000
le balene uccise ogni anno a dispetto della moratoria

300.000
balene e delfini vittime annualmente della pesca accidentale

2,5 Km
Il limite massimo consentito dall’Unione Europea per la lunghezza delle reti

90%
perdita dei grandi pesci predatori nel Mediterraneo, cetacei compresi, secondo dati recenti

Il tuo aiuto

Per dare un futuro ai giganti del mare serve l’aiuto di tutti. Tu puoi:
Quando compri il pesce, assicurati che provenga da pesca certificata (il marchio MSC è garanzia di pesce pescato in modo sostenibile)
Sostenere la campagna cetacei, che protegge queste specie in tutto il mondo, a cominciare dal Mediterraneo, e i progetti di conservazione con una donazione o un’adozione (wwf.it/adozioni, wwf.it/cetacei)

Visitare le Oasi marine del WWF o effettuare Whale Whatching (wwf.it)

I cetacei in Città Alta

Presto al Museo di Scienze Naturali una sala dedicata a cetacei e a mammiferi marini

A Bergamo è in arrivo un bastimento carico di cetacei e mammiferi marini. “Il progetto nasce qualche anno fa -spiega Marco Valle, direttore del Museo di Scienze Naturali di Bergamo -quando, nei pressi di Piombino, una giovane femmina di capodoglio venne trovata morta. Il museo era da tempo interessato all’acquisizione di un grosso cetaceo che potesse colmare una grave lacuna espositiva”. I cetacei rappresentano infatti una monumentale (non solo per dimensioni!) testimonianza dell’evoluzione della vita sulla terra. Si trattava effettivamente di un progetto grande: l’esemplare per quanto giovane era lungo quasi 10 metri e pesava oltre 11 tonnellate.

L’idea prese subito forma e, grazie alla collaborazione con l’Università degli Studi di Siena (che ha realizzato le prime rilevazioni sull’esemplare), l’istituto di Medicina Veterinaria di Padova (che ha eseguito gli esami necroscopici per valutare le cause della morte e la presenza di sostanze tossiche nei tessuti) e l’associazione “Amici del Museo” (che ha da subito sostenuto finanziariamente il progetto), è stato possibile recuperare le parti scheletriche dell’esemplare.

Da allora è iniziata a opera del personale del museo una lunga operazione di pulitura, sgrassamento e sbiancamento che attualmente si è conclusa. Inizia ora la fase più delicata: il consolidamento della struttura ossea tramite impregnazione con resine e, finalmente, il montaggio dell’esemplare che potrà iniziare solo tra qualche mese.

Prosegue Valle: “Nel frattempo il progetto espositivo si è ampliato. La nuova sala, oltre al capodoglio ed ai cetacei, illustrerà anche gli altri ordini di mammiferi marini: pinnipedi e sirenidi, tutti accomunati dal triste destino di essere specie seriamente minacciate”. Tra i reperti esposti vi è la ricostruzione della Ritina di Steller, un animale certamente da record; si tratta infatti di un parente stretto di dugongo e lamantino dalle dimensioni veramente eccezionali, oltre 8 metri. Ma il record certamente meno invidiabile è quello riferito alla sua scomparsa.

Scoperto nel 1741 durante l’esplorazione dello stretto di Bering, si estinse solo dopo 27 anni. “Questo esempio è certamente emblematico per esprimere la fragilità dei mammiferi marini, un aspetto che i musei di scienze naturali evidenziano e portano a conoscenza del pubblico”, conclude il direttore.

Dicembre 2014

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