feedFacebookTwitterlinkedinGoogle+

infoSOStenibile

La Birmania di Aung San Suu Kyi

La Birmania di Aung San Suu Kyi

Un viaggio esistenziale in una terra essenziale

La Birmania (Myanmar) giace all’incrocio tra due grandi civiltà: quella cinese e quella indiana, ma la sua cultura non è esattamente né di un Paese né dell’altro, bensì è la commistione di entrambi con l’aggiunta di alcuni tratti caratteristici di questa terra.

Il Buddismo ha una grande influenza nella quotidianità dei birmani. Questo fa sì che la gente del posto sia famosa per la sua cordialità, per l’ospitalità e per i sorrisi che elargisce al mondo, anche nei momenti di avversità. Tutto ciò rende la Birmania un Paese estremamente interessante da visitare, nonostante la dittatura militare che da diversi anni si è instaurata.

Dittatura fortemente contrastata da una piccola grande donna: Aung San Suu Kyi. Fondatrice della Lega Nazionale per la Democrazia e vincitrice delle elezioni del 1990 (poi annullate con un colpo di stato), viene più volte messa agli arresti domiciliari dal regime totalitario per impedirle di tutelare i diritti del popolo birmano.

Aung tuttavia non si arrende e nel 1997 riceve il Nobel per la Pace. Con il denaro ricevuto istituisce un fondo sanitario e di istruzione per il suo popolo. Aung Suu Kyi è una di quelle donne che non teme la repressione, che combatte per la libertà e, seguendo i principi del Mahatma Ghandi, rispecchia la purezza e l’autenticità del suo Paese, aspetti così evidenti da saltare ben presto agli occhi del viaggiatore.

Si parta per esempio dalla capitale della Birmania, Yangon, che, nonostante la frenesia tipica delle grandi città mantiene quel suo carattere disteso e spirituale tipico di questo Paese. A Yangon si rimane affascinati dalle pagode e dalle meravigliose stupa disseminate per la città, nonché da un Buddha disteso di ben 70 metri.

Ancor più che a Yangon, il misticismo si percepisce a Mandalay, città fortemente popolata dai monaci buddisti. Qui non si può non visitare Kuthodaw Pagoda: una pagoda che contiene numerose stele di marmo incise con frasi tratte dal Tipitaka, ossia le sacre scritture del buddismo theravano scritte in lingua Pali.

Da Mandalay si può raggiungere con un battello Bagan: un sito immerso nella campagna e costellato da oltre 5000 pagode, dagli stili più variegati. Una panoramica della città viene offerta dai birmani in maniera decisamente unica: a bordo di una mongolfiera.

Da lassù ciò che si vede rimane impresso nella mente: la distesa verde si perde a vista d’occhio e la folta vegetazione viene intervallata da templi birmani maestosi e allo stesso tempo semplici, che con il loro colore ocra o oro sono uno spettacolo imperdibile soprattutto all’alba o al tramonto.

Come ultima tappa del viaggio ecco il lago Inle, dove l’ambiente incontaminato si fonde perfettamente con l’autenticità dei villaggi che popolano le sue rive. Qui si visita Ywama, dove è possibile incontrare alcune donne di etnia Padaung, le cosiddette donne giraffa, oppure gli orti galleggianti o ancora le piccole botteghe di artigianato locale.

Tra pagode, riserve naturali e spiritualità, il viaggiatore lascia la Birmania arricchito di una forte esperienza di vita, nonché culturale. E allora capisce perché, nonostante le numerose avversità, anche Aung Suu Kyi non abbia mai abbandonato il suo Paese e la sua Gente.

Laura Landi

Fotografie: MyanmarTourism Promotion Department

Marzo 2016

Articoli Correlati

Incontri, scambi, momenti formativi e ludici hanno arricchito la nuova edizione della...
Dal 21 giugno al 12 luglio torna il festival organizzato da Legambiente Bergamo che...
Il recente libro di Elena Granata evidenzia come le donne abbiano sempre maturato un...
Al Polaresco l’1 e il 2 giugno un fine settimana dedicato ad ambiente, natura e cura del...