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Da Bergamo all'Amazzonia. Gli scatti che raccontano l'ambiente

Lorenzo Zelaschi

A Gandino le fotografie di Lorenzo Zelaschi, che ha trascorso due mesi in Bolivia per documentare gli incendi e le popolazioni locali

Da Bergamo all'Amazzonia per raccontare un mondo che brucia, ma soprattutto per testimoniare il senso di comunità delle popolazioni indigene e valorizzare l'umanità prima che la tragedia: il fotoreporter bergamasco Lorenzo Zelaschi, classe '85, tra settembre e ottobre 2019 ha trascorso due mesi in Bolivia in collaborazione con il Centro Missionario Diocesano di Bergamo, per mostrare la catastrofe naturale degli incendi nel “polmone verde della Terra” nel nord del paese sudamericano.

Il lavoro di ricerca e documentazione del giovane reporter sono diventati ora una mostra fotografica che resterà esposta fino all'8 marzo 2020 presso il Museo dei presepi di Gandino (BG), all'interno di una sezione speciale dedicata all'Amazzonia e sulla scia dei temi proposti dal recente Sinodo dell'Amazzonia indetto da Papa Francesco. Un Sinodo che, spiega Zelaschi, «mi ha colpito fin da subito, al di là delle considerazioni religiose, per la capacità di unire l'aspetto umano a quello ambientale, e per il desiderio di fusione con le tradizioni spirituali indigene: un approccio innovativo, al passo con i tempi».

Luci e ombre

Secondo i report delle organizzazioni ambientaliste, nel 2019 in Amazzonia sono bruciati circa 12 milioni di ettari di foreste; finora è andato perso oltre il 17% della superficie di questo grande sistema ecologico, fondamentale per la vita sulla Terra, e si rischia di raggiungere il punto di non ritorno del 25%, come ha spiegato il Wwf nel report "Un 2019 di fuoco", pubblicato in occasione della Giornata mondiale del suolo.

«Le fiamme vengono appiccate per creare spazio per l’allevamento di bovini e hanno trasformato in cenere milioni di ettari di foresta pluviale - racconta Lorenzo Zelaschi per spiegare il motivo del suo lavoro -. Nella regione amazzonica della Bolivia del Nord, più precisamente attorno alla città di Cobija, mi sono addentrato per centinaia e centinaia di chilometri, scoprendo spesso terre abbandonate. Qua e là spuntano le spoglie di quelli che un tempo erano alberi. Le attività di pascolo e allevamento rendono in pochi anni il suolo infruttifero, secco e arido, desertico. C’è quindi un continuo bisogno di spostarsi, abbattendo altre porzioni di foresta in un circolo vizioso difficile da spezzare».

Bergamasco di adozione, Lorenzo Zelaschi è un fotoreporter freelance che ha deciso di usare il suo linguaggio prediletto - l'immagine - per mostrare le contraddizioni e i drammi del presente, soprattutto in tema ambientale, ma anche per raccontare le iniziative e le realtà resilienti e propositive.

«Attraverso l’utilizzo della fotografia e della scrittura - spiega - desidero mostrare il mondo per ciò che è, ombra e luce, con uno sguardo però sempre positivo. Credo che mai come ora abbiamo bisogno di storie felici che possano aiutarci a comprendere come dietro ai mali del mondo esiste, è sempre esistita e sempre esisterà una forza benevola. Dal mio punto di vista, lo scopo più alto della creatività e dell’arte è quello di riconoscere e sostenere questa forza».

Durante il viaggio di documentazione in Bolivia, Lorenzo è stato ospite nella diocesi del vescovo bergamasco Eugenio Coter e ha potuto così documentare non soltanto il dramma della deforestazione ma anche la vita, la dolcezza e la forza delle comunità locali boliviane: «ciò che mi porto a casa da questa esperienza è una grandissima umanità - conclude Zelaschi -, la consapevolezza che al di là delle diverse predisposizioni culturali siamo tutti esseri umani. Nel mio lavoro non mi focalizzo solo sui problemi, ma anche e soprattutto sulla bellezza e la ricchezza che si possono trovare ovunque».

Il suo prossimo progetto è la documentazione dell'iniziativa "Zero plastica in mare" promossa da Legambiente e BNP Paribas. (www.zelaschiphotography.com)

Erica Balduzzi

 
Gennaio 2020

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