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Bebe Vio

Bebe Vio

 

Un affondo col sorriso

Vent’anni appena compiuti, 13 coppe del mondo vinte, medaglia d’oro e di bronzo ai Giochi olimpici di Rio 2016 e un motto: “La vita è una figata”.

Anche se a soli 11 anni una meningite fulminante le ha portato via gambe e braccia, ma non la voglia di vivere, di combattere e di tirare di scherma.

Così, dopo tre mesi di ospedale e un anno di riabilitazione, Beatrice Vio è tornata sulla pedana e sul podio, su fino al gradino più alto, il sogno di ogni atleta, l’oro ai giochi olimpici di Rio 2016.

Ma Bebe non combatte solo per la voglia di vincere e per le medaglie, combatte anche per quello in cui crede: nello sport innanzitutto, come terapia per il recupero fisico e psicologico dei giovani portatori di protesi, nell’impegno sociale, come testimonial in favore del vaccino contro la meningite e ora anche nella lotta contro il cyber bullismo, contro gli haters, contro chi, nascosto dietro una tastiera, ha provato a toglierle il sorriso, senza riuscirci.

Bebe Vio è ormai un’icona dello sport nazionale, di una bellezza e di una femminilità fuori dai canoni convenzionali, che trasudano coraggio e voglia di vivere e di lottare.

Quella di Bebe è una di quelle storie a lieto fine che invogliano a essere ottimisti, come le tante storie di sport e di coraggio, di donne e ragazze che grazie a una passione e a un sogno hanno provato a cambiare la loro vita.

Come la storia di Yusra Mardini, 18enne siriana che in fuga dalla guerra ha raggiunto la Grecia a nuoto trainando il barcone in avaria per tre ore e mezza fino alle coste dell’isola greca di Lesbo e che ad agosto ha gareggiato alle Olimpiadi con la squadra dei rifugiati, oppure la storia senza lieto fine di Samia Yusuf Omar, atleta somala che da sola, senza sponsor, allenatori professionisti, medici e massaggiatori riuscì a qualificarsi alle Olimpiadi di Pechino e che trovò la morte nelle acque di Lampedusa mentre su un barcone cercava di raggiungere l’Europa per realizzare il sogno di qualificarsi alle Olimpiadi di Londra.

Storie di atlete, di donne e di sport, ma soprattutto storie di vita e della forza che serve per affrontarla da donna libera.

Arianna Corti

Marzo 2017

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