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Recuperare il rapporto con la Madre… Terra

recuperare il rapporto con la madre terra

Carlo Petrini e Gad Lerner dialogano al teatro Serassi di Villa d’Almè

Radici, gastronomia e nuove politiche per agricoltura e territorio

L’abbiamo stressata e divorata la terra su cui pasteggiamo. Abbiamo apparecchiato i nostri tavoli con grande arroganza sul ricco velluto arcobaleno che ci aveva gentilmente concesso, trasformando troppo spesso la cucina in un atto di violenza verso il territorio, verso la biodiversità e gli altri animali. È ora di riprogettare i nostri orientamenti ricordandoci chi siamo e da dove arriviamo. Ripensare alle radici forse vuol dire ricordare che siamo figli della terra, che è viva e ospita anche gli altri esseri viventi, nostri fratelli. Vuol dire ritornare alla nostra dimensione più naturale, riflettere su ciò che mangiamo ripristinando anzitutto la dimensione dell’equità di scambio.

L’incontro e il dialogo che ci conduce con forza verso riflessioni come questa è quello con Carlo Petrini, fondatore di Slow Food, e Gad Lerner, giornalista, scrittore e conduttore televisivo. In un gremito Serassi di Villa d’Almè si è cercato di ripensare alle radici attraverso una riflessione sulla nostra identità, che i due autori disegnano come la sintesi di uno scambio, con il conseguente riconoscimento dell’arricchimento attraverso le differenze. Già dalle prime battute quello che emerge è la necessità di tornare a ripensare l’uomo partendo dal suo approccio con il cibo e la terra che lo genera. Una relazione più democratica, non solo fra uomo e territorio ma anche fra uomo e uomo.

A oggi la filiera dell’agricoltura è fortemente sbilanciata e troppo spesso non risulta sostenibile. I contadini guadagnano poco, i consumatori pagano tanto e qualcuno, silenziosamente, si mangia ingordo la grossa parte della torta. Le politiche devono creare un humus dove le persone si possano inserire producendo, attraverso ausili e sostegni, le “piante” di un’economia sempre più in armonia con il territorio e i suoi occupanti. Devono fare in modo che il ruolo dell’agricoltore e del contadino, possano non solo recuperare il loro status ma riescano a migliorarlo costruendo una nuova dignità, al cui centro regni imperativo l’atteggiamento della sostenibilità territoriale, remunerativa e sociale.

I due autori ci ricordano che anche in paesi come l’America, spesso criticata per le cattive abitudini alimentari, alcuni stati stanno oggi realizzando notevoli cambiamenti con un orientamento sempre maggiore verso i mercati diretti. Interessanti sono anche progetti dove le persone possono investire il loro denaro in piccole società agricole ricevendo a tempo debito i doni di quelle terre. I gruppi d’acquisto e i Farmer Market, cresciuti in misura esponenziale, sono un altro valido esempio di questo virtuoso cambiamento.

Tornare all’agricoltura locale oltretutto non significa solo riattivare l’economia di un territorio, ma anche abbattere una grandissima percentuale d’inquinamento, generato da inutili spostamenti logistici dei prodotti. In Italia si buttano quattro mila tonnellate di cibo mangiabile ogni giorno. Negli Stati Uniti ventidue mila. E tutto ciò mentre un miliardo di persone al mondo muoiono di fame. Questi dati devono portarci a una nuova presa di coscienza: lo spreco non può più essere contemplato. La nuova agricoltura deve abbandonare la logica dell’accumulazione industriale lasciando spazio a rapporti di reciproca sostenibilità.

Fra l’ironia di Petrini e Lerner si generano riflessioni tutt’altro che banali. La gastronomia, spesso ridotta dai media alla sua parte più pornografica, deve essere riportata alle persone non solo nella sua forma “ricettistica e spettacolarizzabile”, ma soprattutto alla sua vera natura fatta di una multidisciplinarietà di saperi così come di presupposti etici molto importanti.

Alessandro Fortis

 

Dicembre 2013

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