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Mondo latte e non solo

Mondo latte e non solo. Gli italiani lo fanno meglio

Gli italiani lo fanno meglio. Ecco perché consumare latte e formaggi italiani

Continuiamo con la rubrica di interviste sul mondo del latte e non solo con Bortolo Ghislotti, da sempre impegnato e attento osservatore di questo settore, sia per tradizione familiare che come titolare della IRIM srl di Ghisalba, azienda produttrice di impianti di mungitura e attrezzature per il trattamento e la conservazione del latte.

Ci eravamo lasciati che l’allevatore riceveva 33 centesimi e il consumatore spendeva fino a 1,50 euro. Il 26 novembre è stato firmato un accordo in cui si stabilisce che il latte viene pagato all’allevatore 36 centesimi al litro, 3 centesimi in più. Sono soddisfatti gli allevatori?

Assolutamente no.

Perché?

Perché comunque è un prezzo che non copre i costi medi di produzione e di conseguenza l’obiettivo che ci eravamo prefissati, cioè evitare la chiusura degli allevamenti, oggi è un obiettivo che non siamo ancora riusciti a raggiungere. Con queste condizioni di mercato molte aziende potrebbero chiudere.

E allora come mai avete firmato l’accordo?

Perché nell’accordo c’è l’impegno da parte di tutti gli attori della filiera lattiero-casearia di lavorare in direzione di un equilibrio -e quindi di un’equa remunerazione- di ciascun componente della filiera.

Chi sono i componenti della filiera?

I componenti sono tre: l’allevatore, che è il vero produttore di latte, l’industria di trasformazione e confezionamento, la distribuzione. Ma io aggiungerei anche un quarto componente: il consumatore, che in definitiva è colui che consente ai primi 3 componenti della filiera di svolgere la loro attività.

E nell’accordo di novembre si parla dei rapporto con i consumatori?

Si, nell’accordo un punto importantissimo dichiara l’obiettivo di “promuovere l’identificazione della provenienza dei prodotti lattiero-caseari, ampliando la gamma d’informazione fornite sul Paese di origine dei prodotti” e questo per quanto riguarda la distribuzione nei punti vendita. Mentre per l’industria di trasformazione e confezionamento l’accordo dichiara l’obiettivo di “promuovere l’esposizione sugli imballaggi delle menzioni volontarie sull’origine dei prodotti, al fine di migliorare le informazioni fornite ai consumatori”.

Quindi ora avremo delle indicazioni chiare sulle etichette dei prodotti e sugli scaffali, che ci permetteranno di sapere “se” il latte contenuto nelle confezioni e quello che viene utilizzato per fare i formaggi è effettivamente italiano?

Se questo accordo venisse realmente rispettato sarebbe una grande svolta, perché finalmente il consumatore sarebbe nelle condizioni di poter scegliere consapevolmente. Ma per ottenere davvero questo risultato anche gli allevatori devono fare la loro parte, spiegando direttamente al consumatore che acquistando latte italiano o formaggi prodotti con latte italiano si garantisce un’alimentazione sana e genuina, si tutela l’ambiente e si favorisce l’economia del territorio e del nostro Paese, e penso ai molti posti di lavoro che potrebbero creare gli allevamenti e tutto l’indotto che gira intorno a essi.

E come potrebbe l’allevatore fare questo?

Sicuramente cercando di coinvolgere dal basso tutti gli attori che ci sono sul territorio che hanno la responsabilità di tutelare l’ambiente, l’economia e la salute dei cittadini. Penso ad esempio agli enti locali, ai distretti agricoli e alle organizzazioni di prodotto degli stessi allevatori. Occorre trovare delle forme di sensibilizzazione dirette al consumatore stesso, il quale con le sue scelte d’acquisto può influenzare i meccanismi che regolano la filiera, spostando gli equilibri di mercato a favore del latte italiano, che oggi non viene valorizzato per la qualità che in realtà offre.

Quindi una sorta di alleanza tra i due estremi della filiera: allevatori e consumatori?

Un rapporto diretto tra gli allevatori e i consumatori è l’unico modo per garantire che l’accordo siglato porti veramente un equilibrio sostenibile, in grado di assicurare il futuro di tutti gli operatori del settore.

Diego Moratti

Dicembre 2015

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