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Mondo latte e dintorni

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Una filiera biologia dai campi alle tavole

Quando si parla di latte bio, i vantaggi sono molteplici: benessere animale, sostenibilità ambientale, processo produttivo avanzato e controllato. Ma è possibile creare una filiera interamente biologica dai campi alla tavola anche nel settore lattiero-caseario?

Certamente sì, come dimostra un ambizioso progetto del “Distretto Agricolo della Bassa Bergamasca”, presentato alla Regione Lombardia lo scorso gennaio e ora in attesa di approvazione. Ce ne aveva già parlato Bortolo Ghislotti durante una presentazione dedicata tenutasi a febbraio a Romano di Lombardia. Ora ecco nel dettaglio il progetto pensato per dare slancio a un nuovo e promettente mercato.

Che cosa si prevede di realizzare

L’obiettivo del progetto è, in sostanza, realizzare un insediamento zootecnico adatto alla produzione di latte biologico a basso impatto ambientale, che servirà poi a produrre formaggi biologici a marchio Dabb. Il latte biologico si ottiene da mucche cresciute senza somministrazione di fitofarmaci (al limite, questi vengono impiegati solo quando è strettamente necessario) e fatte pascolare in spazi comodi ed esterni, in modo tale da garantire agli animali benessere e, di conseguenza, maggiore produttività. Lo stato di salute e di benessere dell’animale sarà, dopotutto, una questione centrale e importantissima.

Per questo si prevede di realizzare abbeveratoi con adeguate valvole di scarico in grado di garantire una costante pulizia delle bacinelle, così come un impianto di ventilatori e di raffreddamento ad acqua per ovviare al problema della calura estiva, micidiale per gli animali in stalla.

Per di più, si conta di inserire un innovativo sistema di refrigerazione del latte alla stalla (impianto hot and cold) che – attraverso l’utilizzo di energia da fonti rinnovabili (specialmente pannelli fotovoltaici) – porterà il latte dalla usuale temperatura di mungitura (36 °C) a circa 4 °C, ovvero la temperatura di conservazione. In questo processo, il raffreddamento non sarà istantaneo, ma graduale e, oltretutto, il sistema è un ottimo esempio di “economia circolare” perché l’acqua utilizzata, anziché essere scaricata, potrà essere impiegata, una volta portata alla giusta temperatura, per gli abbeveratoi e per il lavaggio della sala di mungitura a fine operazione.

E poi c’è il biogas, ovvero la fonte energetica sostenibile che si potrà ottenere dai reflui zootecnici e potrà essere impiegata per l’autoapprovvigionamento del centro stesso.

Bio è meglio

Ma perché si è optato proprio per il biologico? Ce lo spiega sempre Bortolo Ghislotti, membro del Dabb, nonché sostenitore del progetto: «Si è registrato un trend positivo nel consumo dei prodotti bio. Nello specifico, latte e derivati convenzionali nel primo semestre 2016, rispetto allo stesso periodo nel 2015, hanno subito un crollo sia dal punto di vista dei prezzi sia dei consumi, che sono calati del 2,5%. Il latte biologico ha, invece, mantenuto la propria quotazione sul mercato, incrementando ulteriormente i consumi, saliti del 15%».

Dunque il piano risponde a un triplice interesse: migliorare le condizioni degli animali, puntare su un mercato in costante ascesa e lanciare i prodotti del territorio, a tutto vantaggio dunque dei piccoli produttori locali. Ma non è finita qui: sempre nella Bassa bergamasca, in concomitanza con questo allevamento di latte bio, dovrebbe sorgere un centro per l’alimentazione zootecnica per la produzione e lo stoccaggio degli alimenti da destinare agli animali. Così si faciliteranno anche le operazioni di tracciabilità, richiesta dalle normative vigenti. La morale? Il latte e i prodotti lattiero-caseari buoni sono anche quelli che fanno bene all’ambiente. 

Aprile 2018

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