La parola a Massimo Locatelli, presidente del Collegio dei Periti Industriali di Bergamo
C’è chi l’ha già fatto e chi no, ma prima o poi a tutti noi capiterà o è capitato di dover rispondere alla domanda: sarò un lavoratore dipendente o un libero professionista?
«Ricordatevi di scegliere bene il vostro posto di lavoro perché vi accompagnerà per tutta la vita» sostiene Massimo Locatelli, presidente del Collegio dei Periti Industriali e dei Periti Industriali laureati di Bergamo, in occasione di un incontro informativo con un gruppo di studenti dell’Istituto G. Natta.
Il Collegio nasce con l’obiettivo principale di tutelare i diritti e stabilire i doveri dei suoi membri.
Attualmente i membri iscritti a Bergamo sono circa 600 dei quali circa la metà, liberi professionisti. Tra le specializzazioni si riscontrano periti elettrotecnici, periti meccanici, periti termotecnici e chimici.
Se nell’immaginario collettivo risulta più chiaro il ruolo del lavoratore dipendente, lo è meno quello del libero professionista.
Il libero professionista è colui che conduce un’attività in proprio, cioè un’attività gestita autonomamente tramite l’utilizzo del proprio capitale. Solitamente è iscritto a un albo e lavora con partita IVA.
Chiunque può svolgere la libera professione, l’importante è che abbia le competenze necessarie (in campo sia teorico che pratico), il carisma, l’intraprendenza nonché l’ambizione.
Questa realtà lavorativa comporta vantaggi e svantaggi; se da un lato questo tipo di professione offre autonomia e quindi un’organizzazione libera, dall’altro impone una certa dose di rischio finanziario.
L’autonomia comporta un’ampia libertà nella gestione degli impegni, si è “padrone di se stessi”. Le ridotte spese d’impresa sono un altro punto a favore: il libero professionista non ha bisogno di un fondo commerciale, ma solo di strumenti di lavoro che hanno costi più o meno elevati.
Luca Trevisan
ISIS “G. Natta”