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Il mondo bloccato dal virus è più pulito: una riflessione necessaria per costruire il “dopo”

Si abbassano i livello di biossido di azoto e la natura riprende i suoi spazi: partire da questo per ricostruire il mondo di domani

L'emergenza Covid-19 ha fermato il mondo già da oltre un mese, costringendo le persone delle proprie case e mettendo un freno agli spostamenti e alle attività produttive. Forse per la prima volta dalla Seconda Guerra Mondiale, il mondo è fermo. E una cosa positiva, in tutto questo dramma, emerge: scendono i livelli di inquinamento, la natura si riappropria dei suoi spazi, l'ambiente torna a respirare. Un segnale, forse, da non sottovalutare quando si dovrà costruire la ripartenza.

Tra aria e natura 

Le immagini satellitari di Nasa ed Esa a inizio marzo rispetto ai livelli di inquinamento in Cina pre e post lockdown per il contenimento del Covid-19 hanno infatti mostrato un brusco abbassamento dei livelli di biossido di azoto dopo lo stop alle fabbriche e la quarantena sanitaria, anche in relazione con lo stesso periodo dell'anno scorso. Un fenomeno già verificatosi, sebbene in forma molto più graduale, anche a cavallo della recessione economica del 2008: in questo caso, però, i ritmi di abbassamento sono stati più repentini.

Un fenomeno analogo è stato registrato anche in Italia con l'inizio del lockdown, specialmente nelle aree della Pianura Padana, una delle zone dall'aria più inquinata del nostro Paese. Anche in questo caso, il sostanziale ridimensionamento delle attività antropiche ha portato a un significativo abbassamento del biossido di azoto e anche delle polveri sottili (PM10), sebbene queste ultime in misura minore.

Allo stesso modo, gli effetti del lockdown in India sono stati ancora più spettacolari: il calo del livello di smog nei cieli del Punjab ha permesso agli abitanti si vedere di nuovo la sagoma della possente catena dell'Himalaya, cosa che non accadeva da oltre 30 anni. Nel subcontinente indiano le misure di contenimento hanno portato a una riduzione delle polveri sottili del -33% (-44% se si considera solo al città di Nuova Delhi).

Questi dati si sono nelle ultime settimane intrecciati anche con le immagini – commoventi – della natura che si riprende i suoi spazi: dai delfini tornati nel porto di Cagliari privo di traghetti alla comparsa di animali selvatici nelle città deserte, dalle acque limpide del Po a quelle pulite dei canali di Venezia.

Lungi dal voler celebrare gli effetti “positivi” di una pandemia che non smette di mietere vittime, queste conseguenze sul piano naturale e ambientale ci interrogano senza ombra di dubbio su quali azioni mettere in campo per ripartire, quando l'emergenza sarà passata. Tornare a quella che era la “normalità”, oppure trovare alternative possibili, dal cibo alla mobilità, dal turismo al lavoro?

 

 

Aprile 2020

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