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In futuro, scarpe scomponibili?

In futuro, scarpe scomponibili?

Primi passi verso la sostenibilità

Il Centre for Smart (Sustainable Manufacturing & Reuse/Recycling Technologies) della Loughborough University, in Inghilterra, è un centro di eccellenza per lo studio di tecnologie sostenibili e da oltre dieci anni studia l’impatto che le calzature hanno sull’ambiente. Uno degli aspetti che il Centre sta approfondendo è legato allo smaltimento delle scarpe quando sono gettate via. Il problema di questi articoli è che non sono riciclabili perché composti di materiali diversi incollati tra loro.

La soluzione elaborata inizialmente dal Centre è stata la creazione di un macchinario per ridurre le scarpe in piccolissimi pezzi riutilizzabili come materiali da costruzione. Questa via non è parsa risolutiva e così il Centre for Smart sta cercando altre proposte per ripensare il prodotto, fin dalla sua creazione da parte dei designer. Uno degli stilisti più creativi in questo ambito si chiama Aly Khalifa e nel 2014 ha ideato e lanciato sul mercato la linea di scarpe sportive LYF (Love Your Footprint, http://lyfshoes.com). Il designer ha rivoluzionato il modo di concepire le calzature ideando scarpe componibili e scomponibili manualmente, fatte di parti separabili tra di loro e tenute insieme da incastri, senza colla. L’ispirazione gli è venuta dai templi giapponesi shintoisti, che sono fatti di pezzi di legno assemblati come puzzle, senza l’utilizzo del cemento.

I materiali utilizzati per LYF sono tutti riciclati: il tessuto è ricavato da abiti usati, le parti di plastica da tappi di bottiglie PET, quelle in gomma da pneumatici di automobili, la soletta interna da tappi in sughero. Si tratta di una filiera produttiva senza sprechi: il consumatore scrive direttamente all’azienda e ordina le scarpe scegliendone la fantasia. Le calzature sono realizzate su richiesta e seguono i desideri dell’acquirente. Questo approccio è in linea con le vie che il design ecosostenibile sta percorrendo: da un lato l’ideazione di prodotti pensati per facilitare il riciclo dei singoli pezzi, dall’altro un servizio cucito sul consumatore che lo soddisfi al 100% evitando sprechi.

Livia Salvi

Maggio 2015

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