Unico in Italia, il progetto è nato lo scorso dicembre dall’unione di Alchemilla GAS e Campi Aperti
Apre a Bologna il primo supermercato autogestito d’Italia, un emporio di comunità nato dall’unione di Alchemilla GAS, gruppo di acquisto solidale, e Campi Aperti, associazione di produttori biologici e locali per la sovranità alimentare.
Si chiama Camilla, dalla fusione dei nomi delle due realtà. L’annuncio ufficiale della cooperativa, costituitasi a giugno 2018, è stato dato a ottobre, quando già si contavano più di quattrocento persone desiderose di aderire all’iniziativa. Un esordio atteso, quello di Camilla, che ha aperto le sue porte in via Casciarolo, zona San Donato (BO), facilmente raggiungibile con varie linee di autobus e ben collegata al centro dalla pista ciclabile.
Dal 15 al 22 dicembre, l’emporio ha inaugurato, aprendosi a una settimana di prova, in cui gli interessati hanno avuto modo di conoscere il progetto e provare concretamente i vantaggi di una food coop.
Trasparenza, filiera corta e partecipazione
Per entrare a far parte di Camilla bisogna versare una quota d’iscrizione una tantum, non annua, di minimo 125 euro (o di più, in sostegno del progetto) e investire tre ore del proprio tempo ogni mese nelle attività del market: nella neonata comunità, infatti, i soci sono i soli proprietari, gestori e clienti dello store e tutti i ruoli vengono coperti a rotazione. Pur essendo una novità assoluta in Italia e una rarità in Europa, questo sistema si ispira a una realtà che esiste da più di mezzo secolo, ovvero la food coop di Park Slope, nata nel 1973 nel cuore di New York.
Il supermercato collettivo della Grande Mela conta ad oggi più di 17 mila soci che in cambio di qualche ora di lavoro non retribuito hanno la possibilità di acquistare cibo di ottima qualità a prezzi molto contenuti, fino al 20% in meno della media di mercato
Il coinvolgimento diretto dei soci/clienti nelle operazioni di gestione, stoccaggio e vendita della merce garantisce una notevole riduzione dei costi. In Camilla ogni prodotto riporta i costi di produzione, il ricarico su di essi e il guadagno del produttore, differentemente da quando avviene in un qualsiasi centro commerciale tradizionale, in cui compare solo il prezzo di vendita.
Dichiarando il cosiddetto “prezzo sorgente”, la trasparenza è massima e gli acquirenti hanno modo di fare una spesa veramente consapevole. Questo è solo uno dei vantaggi Camilla: l’accorciamento della filiera consente un contatto diretto tra produttori e consumatori, che quindi sono certi di accedere a un prodotto fresco, di qualità e biologico, certificato da enti terzi col tradizionale bollino o dagli stessi soci con un sistema di garanzia partecipativo.
Contro ogni sfruttamento
In Camilla si trovano detersivi e prodotti per l’igiene, oltre che freschi e confezionati alimentari; in previsione persino l’abbigliamento, settore in cui lo sfruttamento del lavoro è molto diffuso.
Camilla sostiene le realtà locali di Campi Aperti, ma anche quelle lontane: sugli scaffali dell’emporio si trovano prodotti del commercio equo e solidale provenienti dall’altra parte del mondo, quali caffè, cacao e cioccolato, così come prodotti freschi che non si producono sul territorio emiliano, ad esempio le arance, che arrivano direttamente da progetti di agricoltura sociale con i migranti.
Nella stessa città in cui solo l’anno scorso è sorta la Fabbrica Italiana Contadina (FICO Eataly World), oggetto di lodi quanto di critiche nel dibattito pubblico bolognese, nasce un vero e proprio movimento dal basso, con l’intento di creare un sistema che da un lato persegue uno stile di vita più sostenibile, dall’altro ha l’obiettivo politico di cambiare il modello attuale della filiera commerciale.
Laura Spataro