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Donne nell’arte. Da Tiziano a Boldini: non solo ritratti, ma ruolo sociale ed essenza femminile

Brescia: dopo la chiusura forzata dell’8 marzo 2020 riapre fino al 12 giugno 2022 a Palazzo Martinengo la mostra curata da Davide Dotti

Chi frequenta le mostre d’arte lo sa: ci sono opere che, per ragioni del tutto soggettive e non sempre intelligibili, catturano la nostra attenzione più di altre. Durante la visita alla mostra Donne nell’Arte. Da Tiziano a Boldini, ospitata nelle sale di Palazzo Martinengo a Brescia sotto la curatela di Davide Dotti, un dipinto ha trattenuto il mio sguardo più di altri.

Si tratta di Le Ciliegie realizzato dall’artista bolognese Alfredo Protti nel 1930. Un’opera evocativa purtroppo eclissata da altre tele più accattivanti della stessa sala e ignorata persino dall’utilissima audioguida (comunque molto ben fatta e consigliata per poter leggere le opere non solo da un punto di vista estetico ma anche storico). Eppure, quella canotta a strisce gialle e blu indossata dalla protagonista della tela, ha totalmente catturato la mia attenzione per via della sua cromia, producendo una inevitabile connessione con i colori della bandiera ucraina che vediamo ricorsivamente in questi giorni angosciosi. Questo innesto semantico, seppur del tutto casuale e legato alle vicende politiche delle ultime settimane, porta con sé un’importante riflessione rispetto al rapporto tra Arte e contemporaneità degli eventi.

Quando ci poniamo di fronte ad un’opera d’arte, il nostro sguardo è inevitabilmente compromesso da quella che è la nostra storia personale e collettiva. La mostra, infatti, ha un’aspirazione fortemente sociale, non riducendosi a una sequenza di opere raffiguranti le donne, ma cogliendo l’essenza femminile in relazione al contesto socio-economico in cui queste sono inserite.

Non solo ritratti, ma anche scene complesse che narrano il ruolo della donna nelle varie società soprattutto dell’Ottocento e del Novecento, affrontando in parte quei temi sociali che ancora oggi infiammano il dibattito pubblico, come la condizione domestica e la disparità di salario tra uomini e donne. Esemplare, in questo senso, è l’opera Scavi a Pompei di Filippo Palizzi (1870). In questo dipinto ad olio, una giovane fanciulla si sofferma sul culmine di un ammasso di terra ad osservare gli affreschi sulle pareti di una riemersa domus pompeiana. Sembra stia meditando sui fasti del passato e su come questi contrastino con la sua amara condizione di “figlia dei poveri”.

Dietro di lei, tre lavoratrici in fila indiana si allontanano trasportando in spalla pesanti ceste riempite di materiali di scarto, ulteriormente affaticate dal sole cocente. La forza di questo dipinto, oltre all’utilizzo di colori intensi e di linee eleganti, va cercata nell’analisi della situazione dell’epoca: fin dalle prime operazioni di scavo iniziate nel 1748, gruppi di ragazze sono state assoldate per speculare sui salari più bassi rispetto a quanto percepivano gli uomini. Una comparazione con l’attuale disparità salariale è senza dubbio pleonastica. Accadeva ieri, accade ancora oggi. La donna lavoratrice, però, è solo una delle tante versioni con cui la mostra racconta la donna nel mondo dell’arte.

Otto sezioni tematiche

Percorrendo le otto sezioni tematiche (Sante ed eroine bibliche; Mitologia in rosa e storia antica; Ritratti di donne; Natura morta al femminile; Maternità; Lavoro; Vita quotidiana; Nudo e sensualità) le donne raffigurate sono talvolta delle sante commosse, altre volte madri preoccupate, dee combattenti, fiere nobildonne, eroine bibliche, spensierate ragazze dedite alla frivolezza della mondanità, oppure donne maliziose dalla forte carica sensuale. Fedele rappresentazione della complessità e varietà del mondo femminile interpretata attraverso la sensibilità estetica di grandi maestri quali Tiziano, Guercino, Pitocchetto, De Nittis, Appiani, Zandomeneghi, ma anche di artiste donne come Amanzia Guérrilot Inganni, Margherita Caffi e Fede Galizia.

Sono oltre 90 i capolavori esposti in questa esposizione di alto livello, che documentano quanto la rappresentazione dell’universo femminile abbia giocato un ruolo determinante nella storia dell’arte italiana lungo un periodo di quattro secoli, dagli albori del Rinascimento fino alla Belle Époque di Giovanni Boldini, rendendo le donne partecipi del loro tempo. A metà del percorso espositivo, oltrepassata la quotidianità delle giovani borghesi da salotto, e prima di addentrarsi nel gravoso mondo lavorativo femminile, un soffio allo stesso tempo leggero e potente giunge da una delle opere più attese dai visitatori: la Coppia di amanti in piedi di Gustav Klimt. Un disegno a matita che, nella sua semplicità, ha un enorme potere ipnotico.

Collezioni private e opere mai esposte

Le parole del curatore Davide Dotti non celano l’entusiasmo dell’aver portato nella città di Brescia un progetto di successo: “Il tema della donna è così affascinante e coinvolgente che gli artisti, soprattutto tra XVI e XIX secolo, lo hanno indagato da ogni prospettiva iconografica, eternando le “divine creature” in capolavori che tutt'oggi seducono fatalmente il nostro sguardo. Per il visitatore è l'occasione di compiere un emozionante viaggio ricco di sorprese, impreziosito da dipinti inediti scoperti di recente in prestigiose collezioni private, opere mai esposte prima d'ora, e incontri ravvicinati con celebri donne del passato, tra cui la bresciana Francesca (Fanny) Lechi, ritratta nel 1803 dal grande Andrea Appiani in una straordinaria tela che dopo oltre venticinque anni dall'ultima apparizione torna visibile al pubblico”.

La dose di entusiasmo raddoppia se si considera che la mostra è stata inaugurata per ben due volte. Infatti, la mostra Donne nell’Arte. Da Tiziano a Boldini aveva già aperto al pubblico nel 2020 nella stessa sede di Palazzo Martinengo. Tuttavia, a marzo dello stesso anno – proprio nel giorno in cui si festeggia la Giornata internazionale dei diritti della donna, ovvero l’8 marzo – le chiusure volte a contenere la diffusione della pandemia hanno forzato l’interruzione dell’iniziativa. La promessa di Roberta Bellino, presidente dell’Associazione Amici di Palazzo Martinengo, organizzatore della mostra, è stata quella di ripartire con la manifestazione artistica appena la situazione si sarebbe prospettata più tranquilla sotto il profilo sanitario. Solo due anni dopo è stato possibile riproporre l’iniziativa.

Grazie alla collaborazione con la Fondazione Marcegaglia Onlus, tramite appositi pannelli di sala, viene offerta al pubblico la possibilità di approfondire alcune tematiche di grande attualità sociale e mediatica quali le disuguaglianze tra uomini e donne, il lavoro femminile, le violenze domestiche, l'emarginazione sociale e le nuove povertà. Arte e Società si intrecciano fino a rendere le opere esposte dei veri e propri veicoli per sensibilizzare il pubblico - soprattutto quello più giovane - verso argomenti di grande importanza socio-culturale.

L’Associazione Amici di Palazzo Martinengo devolverà l’1% del ricavato della biglietteria a Fondazione AIRC per la ricerca sul cancro con l’obiettivo di sostenere la migliore ricerca per la prevenzione, la diagnosi e la cura dei tumori femminili.

Merita una visita anche la piccola esposizione curata dallo stesso Davide Dotti all’interno del Museo Diocesano di Brescia, per approfondire la tematica della raffigurazione femminile nella pittura a soggetto sacro. Dal 12 febbraio al 12 giugno 2022, con il biglietto di Donne nell'Arte. Da Tiziano a Boldini, si potrà visitare gratuitamente il museo e la rassegna allestita negli spazi dell'ex convento di San Giuseppe.

Sheela Pulito

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DONNE NELL'ARTE da Tiziano al Boldini

fino al 12 Giugno 2022

Brescia, Palazzo Martinengo Cesaresco Novarino
via dei Musei, 30
www.donnenellarte.it

Organizzato da Associazione Amici di Palazzo Martinengo, con il patrocinio della Provincia di Brescia, Comune di Brescia e Fondazione Provincia di Brescia Eventi, in partnership con Fondazione Marcegaglia onlus

Marzo 2022

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