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Da dove provengono i pesci dei nostri acquari?

Da dove provengono i pesci dei nostri acquari?

A BergamoScienza le tecniche di acquacoltura come alternativa a pratiche di pesca devastanti e poco rispettose dell’ambiente

Una mostra itinerante di attrezzi rudimentali da pesca, un filmato girato in Indonesia, due conferenze e due laboratori di biologia dello sviluppo e della riproduzione, corredati dall’osservazione al microscopio ottico e allo stereomicroscopio di campioni di cellule germinali.

Tutto questo, per raccontare a una platea gremita la provenienza dei pesci “esotici” dei nostri acquari e per illustrare le tecniche di acquacoltura, come alternativa a pratiche di pesca devastanti e poco rispettose dell’ecologia ambientale.

Ad affrontare questi temi, nell’ambito del Festival BergamoScienza 2015, venerdì 9 e sabato 10 ottobre nei laboratori di biologia e geologia del Liceo “Lussana” di Bergamo è stato il Prof. Ike Olivotto del Dipartimento di Scienze della Vita e dell’Ambiente dell’Università Politecnica delle Marche di Ancona, dove insegna Acquacoltura e Acquariologia.

Particolarmente interessanti e suggestivi sono risultati gli sviluppi dell’acquaponica, ossia la possibilità di creare dei sistemi integrati pesci/vegetali, nel totale rispetto dell’ambiente, in cui i prodotti di scarto dei pesci vengono impiegati per concimare il letto di crescita delle piante.

Sistemi che, essendo a consumo idrico quasi nullo, rispecchiano pienamente il concetto di blue economy. In apertura di conferenza, il prof. Olivotto ha illustrato, con l’ausilio di filmati e oggetti della mostra itinerante organizzata dall’Associazione Internazionale SAIA (Sustainable Aquarium Industry Association), le tecniche di pesca terribilmente cruente e devastanti, che sono in uso in alcuni Paesi in via di sviluppo per la cattura dei pesci destinati ai nostri acquari.

Si tratta di una pesca altamente demolitiva, che produce danni irreversibili agli ecosistemi di scogliera corallina, servendosi di metodi distruttivi, che comprendono l’uso del cianuro e della dinamite, per la cattura dei pesci; non meno devastante il metodo di trasporto degli animali sopravvissuti, destinati ai nostri acquari ornamentali.

Come alternativa a tali pratiche ad alta pericolosità per l’ambiente e per la fauna acquatica, il prof. Olivotto ha spiegato il ruolo dell’acquacoltura per una produzione sostenibile dei pesci d’acquario, analizzando scientificamente le principali fasi e tecniche di allevamento.

È stato, quindi, presentato al pubblico il ciclo riproduttivo dei ricci di mare e dello Zebrafish (Danio Rerio) ed è stata descritta la catena alimentare utile all’allevamento di questo pesce teleosteo, particolarmente studiato e utilizzato nei laboratori di ricerca.  

Maria Imparato

Novembre 2015

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