I risultati di alcune ricerche mettono in luce atteggiamenti ricorrenti tra gli utenti dei social network in Italia e nel mondo
22 milioni: ecco il numero degli utenti mensili presenti sui social network in Italia. È la ricerca di Emerketer a rivelare che l’Italia è al quarto posto per quanto riguarda l’uso dei social, subito dopo Germania, Regno Unito e Francia. Un’avvertenza: quando parliamo di utenti social ci riferiamo sia agli utenti privati, sia agli utenti che utilizzano i social a scopo professionale.
Ma cosa rende i social tanto amati dall’uomo, l’animale sociale per eccellenza? Sono stati scomodati psicologi, antropologi e studiosi delle scienze umane e questo è quanto è emerso (dati tratti da infografica www.quicksprout.com).
Come stai?
Il 10% degli utenti di Facebook aggiorna il proprio stato ogni giorno e il 4% invece effettua l’aggiornamento più volte al giorno.
Cambiare lo stato di Facebook sembra avere un effetto benefico: alleviare un senso – seppur leggero – di solitudine. Dentro di noi si nasconde il desiderio di condividere pensieri e stati d’animo per strappare un consiglio, un sorriso e a volte anche qualche incoraggiamento.
É un po’ come quando, una mattina qualunque, saliamo in ascensore e facciamo due parole con il vicino di casa sulla giornata che ci aspetta, semplicemente per esorcizzare la tensione.
Mi piace. Ma perché?
Avete presente quando vi fanno un complimento inaspettato e arrossite un po’ tra il compiaciuto e l’imbarazzato?
Ecco, il “mi piace” è considerato da chi lo riceve un feedback positivo e come tale accende la luce dell’appagamento personale. Quando mettiamo “mi piace” stabiliamo un contatto con qualcuno e in media il 44% degli utenti di Facebook lascia almeno un like al giorno ai contenuti degli amici.
Questa percentuale deve tener conto di un altro 29%, che comprende tutti gli utenti web che fanno like agli amici più volte al giorno.
Ma qual è la ragione di questo atteggiamento? Un esperimento condotto da Elan Morgan per due settimane – e pubblicato su Medium – ha concluso che clicchiamo sul like semplicemente perché si tratta di un apprezzamento veloce e facile da esprimere.
Ma non parliamo solo di empatia virtuale, a volte dietro al like si nasconde anche il desiderio di un vantaggio personale. Molte persone decidono di lasciare un “mi piace” a un contenuto o una pagina semplicemente perché vogliono ottenere coupon o sconti da sfruttare a proprio vantaggio.
Quali commenti?
A tutti piace essere considerati opinion leader. E i social danno a tutti il diritto di parola. Più sono i “mi piace” ricevuti dal nostro commento, più siamo soddisfatti. Ma in epoca di “webeti” - e dopo le parole di Eco «I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli» - ci dobbiamo imporre qualche riflessione in più.
È vero che con Facebook abbiamo libertà di espressione, ma a questa deve corrispondere necessariamente l’analisi delle sue conseguenze, soprattutto in virtù del target che ci legge.
Ripensamenti: l’autocensura
Scrivere (a differenza di parlare) impone una certa riflessione, anche sui social. Spesso ci ritroviamo a scrivere un aggiornamento di stato o un commento, ma poco prima di pubblicarlo ci ripensiamo ed evitiamo di postarlo. Perché?
Sembra che sia colpa di un meccanismo di autocensura: in media il 71% dei fruitori di Facebook scrive un post o un commento e poi non lo pubblica, e questo in un arco di tempo analizzato di soli 17 giorni.
In media, ogni 4,52 stati postati e ogni 3,2 commenti lasciati, scatta in noi qualcosa che ci porta a un ripensamento sulla pubblicazione del nostro pensiero.
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Da un sondaggio effettuato su scala globale, per quanto riguarda gli utenti di Facebook è emerso che: il 61% condivide materiale che reputa interessante, il 43% crede di condividere informazioni importanti, il 43% vuol condividere qualcosa di divertente, il 37% vuole comunicare agli altri che tipo di persona è e in che cosa crede, il 30% raccomanda prodotti o servizi, il 29% è mosso dal desiderio di dare il proprio contributo per giuste cause o associazioni, il 26% intende condividere cose uniche, il 22% vuol comunicare che cosa sta facendo, il 20% cerca di stabilire una conversazione, il 10% vuol dimostrare di sapere.
Concludendo: i social piacciono alle persone perché fanno leva sulla necessità dell’uomo di sentirsi accettato dai suoi simili. Sono una grande piazza virtuale. Non dobbiamo demonizzarli e non possiamo ignorarli perché sono strumenti e, come tali, vivono dell’uso che desideriamo farne.
Certamente hanno cambiato il nostro modo di vivere e di fare business e, proprio per questo, conoscerli meglio significa avere la certezza di utilizzarli correttamente.
A. L.