Mohamed Oussama Houij, ingegnere e attivista ambientale tunisino, ha raccontato la sua esperienza su Facebook
Ha percorso più di 300 chilometri a piedi, da Mahdia a Soleiman (Tunisia), pulendo da solo 28 spiagge e due siti archeologici in 58 giorni: è la sfida che Mohamed Oussama Houij, ingegnere sanitario, musicista e attivista ambientale per passione, ha terminato proprio in questi giorni.
L’idea gli è venuta mentre camminava sulla costa di Hammamet tra aprile e maggio scorso: vedendo diversa plastica rigettata in spiaggia dalle onde del mare, ha deciso di fare qualcosa in prima persona per migliorare la situazione ambientale del suo Paese.
«Volevo inoltre portare il messaggio che anche un semplice cittadino nel suo piccolo può agire su un problema di scala mondiale senza avere necessariamente l’aiuto finanziario o logistico dello stato».
Zaino in spalla, materasso, tenda da campeggio e scarpe comode, Mohamed è partito armato di buoni propositi e pazienza, alternando un giorno di marcia a un giorno di pulizia della spiaggia e documentando il tutto sulla pagina Facebook “300 kilomètres”, che in poco tempo ha superato i 17mila followers. Le difficoltà sul suo cammino non sono mancate.
A parte la mancanza di acqua e di cibo, le giornate infinite a camminare sotto Il sole cocente e la pulizia di spiagge immense completamente da solo, a volte si è scontrato con la fatica morale davanti all’ampiezza del problema. Una volta è stato anche arrestato e si è scontrato con la polizia municipale.
Ma la solidarietà della gente non si è fatta attendere: «Sono stato incoraggiato da tantissime persone, sono stato accolto più volte da sconosciuti; sulle spiagge ho spesso incontrato dei volontari che erano lì per aiutarmi e che mi hanno raggiunto da lontano per portarmi del cibo o del materiale che mi mancava».
Il prossimo appuntamento per lui sarà il Festival Interference a Tunisi, per raccontare questa sua esperienza. E, in attesa della prossima sfida ambientale, ha chiesto ai suoi follower di mandargli attraverso un video e una parola ciò che questo percorso ha rappresentato per loro.
Giada Frana