L'essere umano ha interagito con le api fin dall'antichità: oggi questo legame è a rischio, per colpa di inquinamento e cambiamento climatico
«L’apicoltura è un proto-allevamento poiché le api non cessano mai di avere il requisito fondamentale di ogni essere vivente: la libertà». A parlare è Fabrizio Zito, giovane apicoltore della Basilicata, laureato in beni culturali e studente di archeologia, che nella sua attività ha cercato di non dimenticare e di valorizzare il legame strettissimo che è sempre intercorso tra l'essere umano e le api. Legame che risale ai tempi antichi.
Fin dalla preistoria...
Le prime testimonianze certe dell'incontro tra uomo e api risalgono al Neolitico (circa 10mila anni fa), periodo a cui si fa risalire una pittura rupestre rinvenuta in Spagna, raffigurante un uomo arrampicato recante un cesto e circondato da api in volo, a testimonianza del fatto che la ricerca di sciami era già praticata nel mondo preistorico. Del passaggio dalla raccolta di miele selvatico all'allevamento di api si hanno testimonianze già tra gli Egizi, gli Assiri e i Babilonesi, popolazioni presso cui il miele - oltre ad avere un'importante funzione alimentare e cosmetica - aveva anche una forte valenza rituale e medica.
Nel mondo romano Plinio Il Vecchio raccontava di siepi e fiori nei vigneti per coadiuvare le api nel loro lavoro e le testimonianze storiche e mitologiche del mondo greco ricordano quanto il miele fosse simbolico: secondo il mito, lo stesso Zeus infante fu nutrito dalle ninfe sul Monte Ida con latte di capra e miele. Non solo: sempre nelle civiltà egizia, greca e romana il miele rappresentava un alimento di importanza tale da essere considerato alla stregua di olio, grano e vino. Un ruolo che rimase pressoché stabile per i secoli a venire, fino al Settecento, quando la coltivazione della canna da zucchero e della barbabietola resero lo zucchero un'alternativa dolcificante più comoda ed economica al miele.
Oggi, dopo una rivalorizzazione di questo elemento nel primo Novecento, il rapporto tra uomo e api pare essere irrimediabilmente compromesso. Secondo Fabrizio Zito, infatti, la condizione dell’apicoltura italiana è critica. La scorsa stagione (2019) è considerata dagli esperti “l’anno zero” dell’apicoltura e in Italia si registrano crolli di produzione di miele attorno al 60-70%.
Le api contribuiscono all’impollinazione e alla produzione del 75% dei prodotti agricoli mondiali, ruolo che le rende fondamentali per il nostro sostentamento. Purtroppo spesso è la stessa agricoltura ad essere colpevole della moria di api, per via di pesticidi neonicotinoidi e delle monocolture.
Laura Zunica