Alla scoperta delle tradizioni della Polinesia
Tahiti e le sue isole, nella Polinesia Francese, rappresentano nell’immaginario comune un mondo lontano e affascinante fatto di acque cristalline, una vegetazione rigogliosa e una popolazione accogliente, rilassata e sorridente.
E in effetti tutto ciò non si discosta per nulla da una realtà nota in occidente da solo poco più di due secoli e mezzo: questa terra, fu scoperta infatti sul finire del 1700 dal Capitano inglese James Cook. Cook giunse a Tahiti per la prima volta nel 1769 e vi ritornò nei due viaggi successivi, durante i quali scoprì molte isole del Pacifico tra cui le Hawaii dove, in seguito ad uno scontro con alcuni locali, venne ucciso.
Dalle sue imprese il Capitano riportò in patria, oltre alle numerose scoperte geografiche e alle cartografie dettagliate dei luoghi solcati in nave, racconti strabilianti dei luoghi esotici visitati.
Un viaggio nelle isole del Pacifico, infatti, permette di scoprire posti come Papeete, la capitale di Tahiti, con i suoi giardini, il colorato mercato e il rinomato artigianato; oppure Moorea, l’isola in cui gli artisti vanno in cerca di ispirazione, o ancora Bora Bora dove i visitatori non mancano di provare l’esperienza di nuotare insieme alle razze. Ma ciò che contribuisce a rendere così speciali queste isole lontane, sono le loro tradizioni. La differenza tra un viaggio e l’altro spesso è marcata dall’incontro con la gente del luogo, con il proprio pensiero, le abitudini e le radici. E se si parla di tradizioni in Polinesia non si può non parlare di tatuaggi.
Fin dai tempi antichi gli abitanti del triangolo polinesiano erano soliti tatuarsi e ogni isola tramandava il proprio stile con i propri motivi geometrici. Il tatuaggio rivestiva grande importanza poiché raccontava qualcosa della persona: l’estrazione sociale, il rango, l’origine geografica ma anche il coraggio e la forza dato che tatuarsi era comunque una pratica dolorosa. Nel 1819 i tatuaggi vennero banditi dal re polinesiano Pomare e solo nel 1980 furono rivalutati e riscoperti soprattutto grazie a un concorso di tatuatori samoani indetto durante la festa tradizionale, Heivā.
“Heivā i tahiti” sono delle performance di canto, ballo e sport che si svolgono a Tahiti e nelle sue isole nel mese di luglio. Più che delle discipline artistiche o sportive si tratta di veri e propri rituali che hanno radici antiche riconducibili al periodo precoloniale. I polinesiani che partecipano a queste celebrazioni instaurano dell’empatia con il proprio pubblico, sia esso locale o straniero. Non a caso Heivā ha un significato profondo, altamente simbolico: “hei” significa “radunare”, mentre “vā” è “spazi comunitari”.
Durante queste danze e balli i polinesiani si mostrano nel proprio essere più profondo, rivelando la storia e la natura del proprio popolo, il tutto attraversato da passione e da una forte tradizione radicata. Ecco ciò che la comunità polinesiana offre a quanti si recano a scoprire e a esplorare, con la sensibilità propria di chi rispetta l’ambiente e i locali, le sue isole: un’accoglienza senza tempo, già scoperta da Cook e dal suo equipaggio, un senso di comunione con le terre e con la gente del posto.
Laura Landi