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Sulla strada verso un mondo di pace

Ognuno è chiamato a costruire la pace raccogliendo la sfida del passato verso un futuro possibile
Servono simboli, scelte quotidiane e politica internazionale

Il prossimo 7 maggio, come ormai già da tempo annunciato, si terrà la marcia della pace che vedrà la partecipazione delle due città capitali della cultura 2023. Da Bergamo e da Brescia partiranno in contemporanea due percorsi che si uniranno a Palazzolo sull’Oglio, esattamente sul confine tra le due province. Questo evento non è fine a se stesso: il periodo fino all’appuntamento di maggio sarà animato da eventi e iniziative di approfondimento e sensibilizzazione sui temi legati alla pace, argomento che in questo nostro tempo è molto sentito per le recenti vicende ma che, di fatto, non ha mai smesso di essere attuale.

Parlare di pace in modo serio e non superficiale, però, non è semplice. E’ naturale e abbastanza ovvio che tutte le persone preferiscano vivere in un mondo di pace anziché di guerra e di conflitto violento. Ma non è cosa altrettanto naturale essere in grado di gestire relazioni pacifiche, o sapere cosa significa veramente lavorare per la pace o conoscere gli strumenti per costruire un mondo dove i conflitti sono risolti senza violenza distruttiva. Infatti certe domande scomode, come ad esempio quelle che pongono la questione sull’opportunità di fornire armi a chi è oppresso da situazioni di violenza estrema, spaccano l’opinione pubblica o rimangono irrisolte alla radice.

Purtroppo la pace è un argomento che torna alla ribalta proprio quando essa non c’è più: i mezzi di comunicazione si focalizzano sulla pace quando scoppiano le guerre, o quando regimi oppressivi usano maggiore violenza del solito, oppure ancora quando situazioni di difficile convivenza tra popoli sfociano in conflitti fratricidi. In tutti gli altri momenti, purtroppo, la pace non è argomento degno di particolare attenzione.

Questo è uno dei punti focali, poiché la pace non è una conquista garantita una volta per tutte e non può essere data per scontata, ma deve essere costruita e sostenuta giorno per giorno. E’ necessario conoscere, informarsi, imparare a costruirla e metterla in pratica sia negli ambiti privati, sia sociali, sia a livello di gestione politica locale, nazionale e internazionale.

E’ quindi sterile disquisire se è opportuno o meno usare le armi e la violenza per difendersi in un conflitto armato, quando ormai la guerra è scoppiata. In una situazione del genere si possono mettere delle toppe, ma è troppo tardi per iniziare a costruire la pace.

La pace, infatti, non è la soluzione del problema guerra, bensì lo strumento per evitare la guerra, per prevenire l’uso della violenza. Se ci si pone il problema di usare mezzi pacifici solo quando la violenza ha ormai preso il sopravvento, non si può pretendere di vivere in un mondo di pace con basi serie e solide.

Il ruolo cruciale delle istituzioni sovranazionali

Come ha ben sottolineato Francesco Vignarca, coordinatore delle campagne della Rete Italiana Pace e Disarmo (vedi box), nell’incontro tenutosi il 2 dicembre scorso a Ponte San Pietro, la pace non è una buona intenzione, ma una precisa scelta pratica, una scelta politica. Una decisione che deve essere presa ogni giorno e per la quale bisogna spendersi impiegando risorse, mezzi, energie e tempo.

In quest’ottica, sul piano internazionale si capisce quanto le istituzioni globali, per quanto spesso siano poco efficaci, siano in realtà importanti e quanto sia cruciale il loro impegno e il loro lavoro per costruire dialoghi, trattative, accordi, relazioni tra gli stati e tra i popoli. Un ruolo importantissimo in questo senso, ad esempio, è rivestito dall’Unione Europea, le cui fondamenta sono state poste all’indomani delle due Grandi Guerre proprio perché si era capito che gli stati nazionali sono troppo piccoli per garantire la sicurezza e la prosperità dei loro cittadini.

Se ci pensiamo, solo pochi decenni fa italiani, francesi, austriaci, tedeschi ogni qual volta si acuivano le rivalità, si facevano la guerra e i cittadini si ammazzavano vicendevolmente, mentre ora una simile evenienza è lontanissima, le inevitabili divergenze tra nazioni non vengono affrontate attraverso conflitti violenti e, anzi, il solo pensiero ci fa rabbrividire.

Capiamo quindi quanto sia stato decisivo costituire l’Unione Europea e quanto sia importante che essa investa risorse ed energie per svolgere efficacemente questa sua funzione, sia al suo interno che verso le nazioni extraeuropee.

Anche altre istituzioni, come ad esempio l’ONU, sono soggetti che già esistono e devono diventare sempre più protagonisti di azioni multilaterali a favore di una convivenza globale pacifica. Ma certamente per attivare un simile organismo che sia in grado di gestire le conflittualità a livello planetario, dobbiamo necessariamente pensare a un percorso che impiegherà del tempo per divenire efficace.

La pace si costruisce ogni giorno

D’altro canto, non meno fondamentale è costruire la pace dal basso, come cittadini, associazioni, imprese, enti locali ecc. Ognuno di noi è chiamato a fare il suo pezzo. Se da una parte sono necessarie tutte le iniziative per ottenere norme che mettano al bando le armi nucleari e non, e che dichiarino illegale la guerra, dall’altra parte ogni azione pratica volta a ridurre le disuguaglianze è un’azione di pace altrettanto necessaria.

Gli strumenti sono tanti e diversi: la finanza etica, che non sostiene i signori delle guerre; il consumo critico, che supporta chi rispetta i diritti dei lavoratori e salvaguarda l’ambiente; il commercio equosolidale, che permette a tanti piccoli produttori nel mondo di vivere dignitosamente nelle loro terre e di presidiarle; ogni azione d’inclusione dei migranti, che dimostra che esiste un modo di gestire i flussi migratori senza armi e senza costruire muri e poi ancora l’inclusione delle persone svantaggiate, i percorsi nelle scuole, la pratica dell’accoglienza, gli incontri di diffusione culturale, le pratiche solidaristiche, ecc. Sono tutti esempi che vanno nella stessa direzione, cioè verso un mondo che non sostiene ingiustizia e violenza, ma lavora per costruire ponti e dialogo e creare economie di equità, giustizia e quindi pacifiche.

C’è ancora molto da fare ma, se guardiamo indietro, vediamo che tanta strada è stata percorsa e che il nostro piccolo contributo personale s’inserisce in un quadro più ampio dove tutti siamo coinvolti e dove, nonostante le difficoltà, il cammino verso un mondo di pace e di convivenza pacifica, caparbiamente, prosegue.

Simonetta Rinaldi

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Rete Italiana Pace e Disarmo

Nasce il 21 settembre 2020 dalla unificazione di due organismi storici del movimento pacifista e disarmista italiano: la Rete della Pace (fondata nel 2014) e la Rete Italiana Disarmo (fondata nel 2004). Entrambe le reti hanno potuto contare fin dalla loro fondazione sul sostegno di decine di associazioni, organizzazioni, sindacati, movimenti della società civile italiana.
Lo scopo è creare insieme la pace a partire dall’unione delle nostre forze, degli obiettivi comuni, per rafforzare e far crescere il lavoro collettivo per la pace e il disarmo.

retepacedisarmo.org/

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Italia Ripensaci

Promossa dalla Rete Italiana per il Disarmo e da Senzatomica, la Campagna “Italia, ripensaci” è nata a ottobre 2016, in occasione del voto nel Primo Comitato dell’Assemblea Generale dell’ONU sulla risoluzione che chiedeva di approvare una conferenza di Stati per adottare uno strumento che prevedesse la messa al bando e lo smantellamento delle armi nucleari. L’Italia votò contro. La maggioranza era schiacciante, con o senza il voto dell’Italia, ma il Governo italiano e i diplomatici che lo rappresentavano, nonostante le ripetute richieste da parte della società civile, non ha partecipato alle conferenze in cui gli Stati hanno dibattuto sui grandi temi del disarmo globale per raggiungere, alla fine, una posizione comune e condivisa.

La Campagna “Italia, ripensaci” si coordina con le altre campagne nazionali a sostegno dell’entrata in vigore del Trattato sulla Proibizione delle Armi Nucleari, in primo luogo con quelle portate avanti nei paesi la cui situazione è più simile a quella italiana: il Belgio, la Germania e i Paesi Bassi, tutti paesi europei membri della Nato e che ospitano armi nucleari statunitensi sul proprio territorio.

La campagna è sostenuta anche dal Coordinamento degli Enti locali bergamaschi per la pace e dal DessBg.

retepacedisarmo.org/disarmo-nucleare/italia-ripensaci/

Marzo 2023

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