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Speciale Agricoltura - INTERVISTE: Carlo Loffreda

In questo numero: SPECIALE AGRICOLTURA con INTERVISTE A SEI ESPERTI DEL SETTORE

Carlo Loffreda - Direttore di Coldiretti Bergamo

Secondo lei, in estrema sintesi, quali ragioni hanno gli agricoltori alla luce delle recenti proteste svolte in Italia e in Europa e cosa invece non condivide delle loro rivendicazioni?

Sicuramente non condivido i metodi violenti e poco rispettosi che purtroppo hanno portato a fatti che hanno riempito le cronache.

Coldiretti, come maggiore organizzazione di categoria e per ciò che rappresenta, sente il dovere di manifestare in modo incisivo ma civile, facendo sentire le proprie ragioni però sempre nel rispetto di cose e persone. Ci siamo sempre stati per il mondo agricolo e questo modo di operare ci ha sempre caratterizzato. Noi siamo stati a Bruxelles a manifestare perché l’Europa deve avere un atteggiamento diverso. Alla Commissione abbiamo presentato un Piano di richieste dettagliato, ne cito alcune: difendere il reddito degli agricoltori e riconoscerne il ruolo di custodi dell’ambiente e del territorio, favorire più semplificazione e meno burocrazia, dire stop ai cibi artificiali e rivedere la Pac. Chiediamo interventi immediati perchè i tempi delle aziende non combaciano con i tempi della burocrazia europea.

C’è un livello macro, globale, che concerne coltivazioni, allevamenti e trasformazioni industriali per un sistema alimentare organizzato su scala mondiale (comprese distribuzione e logistica) e un livello micro di agricoltura, spesso più tradizionale, legata alle specificità del territorio e a pratiche di comunità. Come possono convivere?

Una cosa non esclude l’altra anche se penso che tra queste due realtà ci debba essere una forma di integrazione e di dialogo.

La nostra agricoltura è fatta di prodotti dalla marcata identità e dalla grande tipicità che rispecchiano la natura del nostro territorio.

Abbiamo anche un grande patrimonio da valorizzare: l’esperienza di milioni di agricoltori che con tenacia proseguono la tradizione millenaria dei loro avi. L’obiettivo che dobbiamo perseguire è quello di sfamare il mondo con un modello di agricoltura sostenibile.

Quali sono i tre obiettivi e iniziative prioritarie, sia legislative ma non solo, che le istituzioni pubbliche (europee e nazionali) devono perseguire per incidere su questo complesso sistema agroalimentare, a favore di tutti i cittadini?

Deve essere messa al centro l’impresa agricola e agroalimentare e su questa deve essere calibrata la Politica Agricola Comunitaria e la sua applicazione a livello nazionale. Con i mercati sempre più allargati e interdipendenti, bisogna dire basta alla concorrenza sleale dei Paesi terzi ed introdurre con decisione il principio di reciprocità per fare in modo che tutti i prodotti che entrano nell’Unione rispettino gli stessi standard dal punto di vista ambientale, sanitario e delle norme sul lavoro previsti nel mercato interno. Fondamentale è anche la difesa del suolo agricolo perché senza suolo non ci può essere in alcun modo l’agricoltura. Per capire che si tratta di una priorità basti pensare che a causa della cementificazione e dell’abbandono l’Italia ha perso quasi 1/3 (30%) dei terreni agricoli nell’ultimo mezzo secolo, con la superficie agricola utilizzabile in Italia che si è ridotta ad appena 12,8 milioni di ettari con effetti sulla tenuta idrogeologica del territorio, sul deficit produttivo del Paese e sulla dipendenza agroalimentare dall’estero.

Uno sguardo al futuro. Come vede l’agricoltura tra 10 anni? Quali i rischi o le minacce più grandi? Quali le opportunità da cogliere per un’evoluzione positiva del settore?

E’ chiaro che il futuro del settore passa necessariamente per l’innovazione e la transizione ecologica, per un’agricoltura sempre più sostenibile e di qualità. Per questo si dovrà sempre più puntare sull’innovazione e sulla formazione. Cruciali saranno le sfide che riguardano gli aspetti ambientali e i cambiamenti climatici. A questo riguardo l’agricoltura è senza dubbio il settore che più degli altri è sugli scudi. Per questo le imprese agricole devono avere la possibilità di interpretare le novità segnalate dalla meteorologia e gli effetti sui cicli delle colture, sulla gestione delle acque e sulla sicurezza del territorio. Un obiettivo che richiede di favorire l’innovazione, dall’agricoltura 4.0 con droni, robot e satelliti fino alla nuova genetica green no ogm. Servono però anche investimenti per la manutenzione, risparmio, recupero e regimazione delle acque con un sistema diffuso di piccoli invasi che possano raccogliere l’acqua in eccesso per poi distribuirla nel momento del bisogno. Solo un’agricoltura capace di garantire reddito e di assicurare condizioni di vita dignitose potrà continuare ad essere protagonista e centrale nei sistemi economici e sociali del nostro Paese.

 

Marzo 2024

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