Verso una cultura del riuso, al Festival dell’Ambiente convegni, esposizioni e laboratori per sostituire al concetto di “rifiuto” quello di “nuova risorsa”
Come ridurre la quantità di rifiuti prodotti, come impiegare meno -e meglio- le risorse del pianeta per generare l’energia per le attività che ci servono? Come non sprecare ciò che abbiamo già prodotto o già utilizzato?
Questi i temi caldi delle nostre città e della nostra società, che sono anche i temi clou della 5a edizione del Festival dell’Ambiente di Bergamo, in programma il 27-28-29 maggio sul Sentierone, con due appuntamenti di rilievo che includeranno autorevoli relatori e significative esperienze di diverse province della Lombardia: venerdì 27 maggio, giorno di apertura del Festival, si svolgerà un convegno sull’economia circolare, con l’obiettivo di mettere in luce come sempre più aziende della green economy trovino in questo ambito un terreno favorevole alla crescita della loro attività economica, concentrando il loro sviluppo sul riciclo dei rifiuti o sul riuso degli scarti dei processi industriali, perché questi diventino materia prima per altri processi produttivi.
Esempi come la Montello Spa, A2A teleriscaldamento, cooperativa Ecosviluppo testimoniano come si possa fare economia e creare lavoro, svolgendo un’attività economica che contrasti il continuo e costoso accumulo di rifiuti.
Lombardia orientale: buone pratiche sul cibo
Esempi virtuosi da quattro città capoluogo: Bergamo, Brescia, Cremona e Mantova
Il salto di qualità e di territorialità per il Festival 2016 è rappresentato anche dal secondo convegno in programma per sabato 28 maggio sullo spreco alimentare, attraverso la presentazione di qualificate esperienze da varie province lombarde, in concomitanza con lo svolgimento del Mercato della Terra di Slow Food e all’insegna di prodotti e produttori che rispettano la qualità della filiera produttiva, la stagionalità e i tempi della natura, il relativo impatto ambientale.
Sarà l’assessore all’ambiente del Comune di Bergamo, Leyla Ciagà, a moderare il convegno: «L’obiettivo è favorire il confronto tra le esperienze concrete delle quattro province lombarde, invitando ciascuna a presentare le proprie buone pratiche per permettere uno scambio produttivo nei vari ambiti di applicazione, dal lavoro svolto nelle mense scolastiche per passare al mondo della ristorazione privata o collettiva, così come nei confronti della sensibilizzazione della cittadinanza e di tutta la filiera, dagli stessi produttori di cibo alla grande distribuzione organizzata.
Lo spreco alimentare –continua Ciagà- deve essere affrontato attraverso una pluralità di azioni su diversi piani, ma occorre conoscere e selezionare le soluzioni migliori e più efficaci per non disperdere a nostra volta altre risorse nella lotta a uno dei problemi non più rinviabili delle nostre società».
Si parte alle ore 10 di sabato 28 maggio con la presentazione della legge parlamentare dedicata all’argomento, approdata alla Camera nel mese di marzo, cui seguiranno gli interventi di esponenti dei Comuni capoluogo delle province di Bergamo, Brescia, Cremona e Mantova, per poi passare a progetti di cooperative o associazioni che da anni operano in questa direzione.
Coop Lombardia attraverso il proprio progetto Buon Fine descriverà il modello di recupero e donazione delle eccedenze utilizzato da oltre 10 anni, che prevede la donazione diretta alle Onlus in prossimità dei punti vendita, proprio per evitare dispersioni o problematiche relative al trasporto e alle scadenze dei prodotti freschi e freschissimi, che rappresentano il grosso delle eccedenze nella grande distribuzione.
Analogo il lavoro svolto dalla cooperativa sociale Cauto di Brescia, che attraverso il suo progetto di Dispensa Alimentare raccoglie e poi ridistribuisce gratuitamente a enti benefici del territorio ogni anno 3mila tonnellate di beni alimentari scartati dalla Grande Distribuzione Organizzata, dagli ortomercati e dalle aziende evitando che possano deperire o finire ad ingrossare le discariche.
Altra esperienza di successo, in Lombardia ma anche a livello internazionale, è sicuramente quella del Banco Alimentare: dal 1996, anno in cui è stato fondato in Arizona (USA), il Banco Alimentare ha sviluppato un sistema di distribuzione gratuita del cibo che si è diffuso in Europa e in gran parte del mondo, potenziando le strategie e le attività con una rete di volontari e organizzazioni al servizio della comunità.
E poiché il contrasto allo spreco alimentare inizia con il fare la spesa in modo intelligente, selezionando i nostri acquisti per quantità e per tipologia, al termine del convegno, presso gli stand dei produttori del Mercato della Terra in piazza Dante, saranno spiegate le peculiarità di alcuni prodotti e di menù a base, ad esempio, di legumi, nutrienti e poco energivori, con la possibilità di degustare un pranzo a tema al ristorante didattico Taste gestito dall’Istituto alberghiero iSchool presso la Domus Bergamo.
Numeri impressionanti
L’aspetto più grave del problema è che la tendenza globale riguardante gli sprechi alimentari e il rapporto tra ambiente e alimentazione è poco incoraggiante. Il dato sconcertante è che gli sprechi alimentari dei soli paesi ricchi ammontano a 1,3 miliardi di tonnellate di cibo l’anno, mentre i costi economici e ambientali gravano sul futuro di tutto il pianeta.
Nel rapporto FAO “Food Wastage Footprint: Impacts on Natural Resources” (2013) viene stimato a 750 miliardi di dollari l’anno il capitale investito per gli effetti degli sprechi alimentari sulle risorse idriche, sulla biodiversità e sui cambiamenti climatici. A cui deve essere aggiunto il costo della malnutrizione, pari a 3500 miliardi di dollari l’anno.
Se il 54% dello spreco avviene in fase di produzione, per la carenza di infrastrutture e tecnologie adeguate nei paesi poveri, il 46% si riscontra nelle fasi di trasformazione, distribuzione e consumo nei paesi ricchi.
avere un’idea della portata del problema, in termini numerici il cibo che ogni anno viene buttato sfrutta 1,4 miliardi di ettari di suolo, il 30% della superficie agricola mondiale, e produce 3,3 miliardi di tonnellate di gas serra. Un terzo del cibo prodotto finisce tutti i giorni nelle nostre pattumiere.
«Queste tendenze devono essere invertite –ha affermato José Graziano da Silva, Direttore Generale della FAO– tutti devono apportare modifiche a ogni anello della catena alimentare per evitare lo spreco di cibo, riutilizzando o riciclando laddove è possibile».
L’incremento demografico è uno dei fenomeni che contraddistinguono la nostra epoca, comportando una serie di effetti sullo sviluppo della società e sulla “vita” del nostro pianeta. Un aumento come quello attuale delle produzioni di massa, spesso accompagnato da minore qualità e salubrità del cibo, non è sostenibile per il nostro pianeta nemmeno in termini di inquinamento delle falde acquifere, emissioni di gas serra e consumo di suolo.
La crescita della domanda di cibo e la distribuzione uniforme delle risorse nel mondo deve essere affrontata migliorando l’efficienza degli impianti di produzione e di distribuzione, conducendo una dieta e una spesa che selezioni quanto più possibile i prodotti in base alla loro origine e impatto ambientale e soprattutto riducendo gli sprechi alimentari, senza dimenticare che secondo il WFP (World Food Program) una persona su nove nel mondo non ha abbastanza cibo per sopravvivere.
Diego Moratti
Ilaria D’Ambrosi