Mentre in Ucraina si parla di “catastrofe ambientale”, recuperiamo l'urgenza di affrontare le questioni ambientali
Tornare a parlare di ambiente, riportare la tematica sotto i riflettori, recuperare la centralità di un tema importantissimo e urgente. Possibile, in un mondo che da due anni e mezzo ha gli occhi di tutti puntati altrove? Possibile, in un mondo percorso dai brividi della guerra e che ancora vive gli effetti di una pandemia globale? Non solo possibile, ma necessario: perché se da un lato è vero che le questioni ambientali sono sempre state le “ancelle” di problematiche percepite come ben più urgenti, dall'altro è altrettanto vero che è proprio l'attualità stessa a rendere sempre urgente l’attenzione ai problemi connessi all'ambiente. E se prima della pandemia l'attenzione sui temi ambientali aveva recuperato terreno e sospinto la sensibilità di enormi numeri di persone – si pensi agli scioperi per il clima, ai movimenti giovanili quali Fridays for Future o Extinction Rebellion – oggi l'impressione è quella di essere tristemente tornati ai blocchi di partenza, quantomeno in termini di attenzione mediatica e sociale su larga scala. Ed ecco allora che, oggi come non mai, la ricorrenza annuale della Giornata Mondiale dell'Ambiente (5 giugno) può essere l'occasione adatta per ritornare a riflettere sul rapporto strettissimo tra attualità e ambiente, tra mutate esigenze e paure collettive e futuro prossimo, e sulla necessità di riportare l'ambiente al livello di attore imprescindibile – e non solo scenografia passiva – della vita sulla terra.
Parlare di guerra significa anche parlare di ambiente
Significativi, a riguardo, sono stati alcuni articoli usciti recentemente sul Wall Street Journal, su Internazionale (riprendendo un reportage pubblicato sul Green European Journal) e sul Post, che hanno puntato il dito su una tematica certo non nuova, ma spesso sottovalutata o ignorata: la portata ambientale dei conflitti, in questo caso specifico quello in Ucraina, che acquisirebbe i contorni della“catastrofe ambientale”. Già da prima del conflitto l'Ucraina viveva il retaggio dell'industria pesante sovietica, con tassi record di inquinamento e fortissimi problemi di salute pubblica a esso connessi. La situazione è poi andata peggiorando drasticamente a partire dal 2014, con lo scoppio del conflitto in Donbass, dove l'abbandono delle miniere di carbone del territorio ha portato a un progressivo inquinamento tossico e radioattivo delle falde acquifere, ed è precipitata definitivamente con l'invasione russa del 24 febbraio 2022: tra le conseguenze dei bombardamenti, delle esplosioni e degli incendi, è aumentata la diffusione di metalli pesanti e gas tossici in acqua, aria e suolo, con effetti in termini ambientali e sanitari che potrebbero protrarsi per decenni interi. Che le guerre, soprattutto quelle dell'ultimo secolo, siano estremamente impattanti sotto il profilo ambientale non è certo una novità. Quel che è nuovo, semmai, è la rinnovata urgenza di considerare il problema come primario e non solo come “conseguenza indesiderata” dei conflitti, in virtù della pressante questione ambientale che ci tocca su numerosissimi livelli, e con sempre meno tempo a disposizione per provare a cambiare le cose.
Giornata Mondiale dell'Ambiente
Il tema portante della Giornata Mondiale dell'Ambiente 2022 è “Solo una terra” e il Paese ospitante di quest'anno sarà la Svezia. La ricorrenza è fissata per il 5 giugno e si celebra in tutto il mondo dal 1974 su impulso del Programma ambientale delle Nazioni Unite (UNEP), per avvicinare sempre più persone a una maggiore consapevolezza sui temi ambientali e del vivere sostenibile. Quest'anno ricorrono inoltre i 50 anni dalla Conferenza delle Nazioni Unite sull'Ambiente Umano del 1972, considerata il primo meeting internazionale sul tema ambientale.