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O come Ossessività

O come Ossessività

L’ossessività è legata alla scarsa autostima e blocca l’affettività

La nostra agenda psicologica è arrivata alla prima lettera “o” della parola “psicologia” che da qualche numero stiamo anagrammando.

Per questo mese quindi abbiamo scelto “o” come “ossessività” proprio per la rilevanza che questa condizione dolorosa ha nell’ambito della mente umana. L’ossessione è un pensiero ricorrente dal quale è difficile liberarsi.

La possiamo riscontrare come tratto del carattere in molte persone, là dove assume i connotati del perfezionismo, del collezionismo, della rigidità e dell’avarizia.

Oppure può connotarsi come disturbo ossessivo-compulsivo, vissuto in modo molto intrusivo dalla persona che ne soffre, come pensieri negativi molto potenti e ricorrenti che il soggetto non percepisce come propri e che lo obbligano a una serie di rituali ripetitivi, le compulsioni, per scongiurare la negatività e le conseguenze di quei pensieri.

Qualsiasi sia la sua forma e gravità, come il lavarsi le mani fino a rovinarne la pelle o compiere altri rituali esorcizzanti, il soggetto che soffre di disturbo ossessivo cerca disperatamente e in modo molto bizzarro e paradossale di ridurre il suo disagio e prevenire le situazioni temute.

Questo disturbo causa un grosso dispendio di energie, modifica le abitudini quotidiane e interferisce sul funzionamento della persona. Spesso si verifica una mancanza di affettività nei confronti degli altri e il soggetto può apparire rigido e lontano emotivamente da tutti. Infine l’ossessività può insinuarsi all’interno della personalità e strutturarsi come un vero e proprio disturbo della personalità, una condizione in cui il soggetto non percepisce il carattere ossessivo dei pensieri.

La persona, infatti, non è consapevole del suo disturbo; sono spesso gli altri che lamentano le conseguenze del suo comportamento, caratterizzato da eccessiva rigidità e perfezione. Il perfezionismo nei confronti di se stessi e degli altri, soprattutto sul lavoro, rende molto difficili i rapporti interpersonali e l’eccessiva dedizione alla produttività porta a escludere le attività di svago, le amicizie e le relazioni intime.

La logica dell’accumulo, nell’ossessività, talvolta impedisce di gettare via oggetti consumati, ormai inutili, anche se privi di valore affettivo. Questa patologia, da non confondere con il disturbo ossessivo-compulsivo precedentemente citato, compare entro la prima età adulta, ha un’importante componente genetica e un’alta incidenza sulla popolazione, arrivando all’8%.

Contrariamente a quanto possa sembrare, il disturbo ossessivo può migliorare notevolmente con la psicoterapia.

L’ossessività è legata alla scarsa autostima e la persona che ne soffre pensa che attraverso il perfezionismo si possa raggiungere l’amore e l’approvazione degli altri. Il soggetto può pertanto essere ad alto rischio di depressione soprattutto verso la mezza età, quando i sogni della giovinezza sono infranti dalla realtà del tempo che fugge.

Nicola Mannara, Psicologo di TheClew

 

 

Ossessione

Sintomo presente in alcune malattie psichiche, che si manifesta sotto forma di idee, parole, immagini persistenti nella mente del paziente al di fuori della sua volontà, ingenerando sensazione di angoscia e impossibilità di azioni equilibrate. Qualsiasi sia la sua forma e gravità il soggetto che soffre di disturbo ossessivo cerca disperatamente, in modo molto bizzarro e paradossale, di ridurre il suo disagio e prevenire le situazioni temute. Nell’ossessione la rappresentazione vitale si sostituisce a una rappresentazione artificiale e stereotipata che nei suoi simboli rispecchia un conflitto irrisolto..  

Dicembre 2016

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