Superare la “sindrome primaverile” in vista degli esami estivi
Ogni anno alla fine dell’inverno, ci affacciamo su una stagione che per molti versi dovrebbe essere la più bella: tutto sembra iniziare a rifiorire dopo il freddo e il gelo… ma ahimè molti di noi si trovano a dover fronteggiare un diffusissimo problema, quello della “sindrome primaverile”, una sorta di riduzione a tutto tondo della qualità delle performance sia fisiche che psichiche: a livello psichico si manifesta una sorta di inedia, una certa indolenza che si traduce in una smorzata scintilla necessaria ad affrontare e svolgere le attività della vita quotidiana; fisicamente sembrano sempre mancare le energie necessarie per affrontare la giornata. In questo periodo non esattamente ottimale, però, si concentrano spesso i momenti cruciali di un intero anno.
Lo studio
Da più di un anno stiamo tutti vivendo una situazione completamente anomala a causa della pandemia che ci ha colpiti: lavoratori senza un lavoro, moltissima gente a casa, famiglie in enorme difficoltà economica. Gli studenti sono stati tra i più coinvolti nelle misure restrittive; senza entrare nel merito della legittimità o meno di queste chiusure, è indubbio che i ragazzi hanno sofferto tremendamente l’isolamento e l’impossibilità di socializzare. Ogni anno gli studenti vedono l’arrivo della primavera come l’inizio del periodo finale del loro anno “lavorativo”, il momento nel quale concentrare i propri sforzi per prepararsi nel modo migliore al traguardo finale degli esami da sostenere prima del riposo estivo. E’ chiaro però che se mettiamo insieme i concetti espressi in questa premessa, contestualizzati in un momento psicologicamente tutt’altro che facile per la situazione sociale, ci rendiamo conto che può essere davvero difficile trovare la giusta spinta per dedicarsi allo studio. In linea di principio non si dovrebbe forzare sé stessi oltre il livello che si è in grado di raggiungere né si dovrebbe pretendere da sé stessi quel che al momento non si può dare. Tuttavia nella maggior parte dei casi assecondare il calo fisiologico delle performance non è possibile e rimandare ad altri momenti non è fattibile: per questa ragione si può cercare un aiuto scegliendo nella vasta gamma degli integratori alimentari (altrimenti definiti “nutraceutici”, ossia nutrienti in grado di esplicare azioni farmaceutiche).Come sempre giova ricordare che le integrazioni in quanto tali sono sempre da intendersi come potenzialmente utili ma mai necessarie e soprattutto non possono sostituire lo studio, la cura nella preparazione e nello svolgimento di tutti i compiti previsti.
Gli integratori
Facciamo prima un rapido accenno agli integratori pro-energetici e vitaminici: non sono rimedi strettamente correlati alla questione-esami, ma possono generare un effetto benefico e propulsivo a tutto tondo. Non bisogna mai dimenticare che può essere meno semplice di quanto si immagini stabilire il confine tra deficit fisici e deficit psichici quando arriva il cambio di stagione: un essere umano è un tutt’uno e ridare slancio ed energia al fisico con integratori specifici quali per esempio Creatina, Carnitina, Arginina può determinare un aumento significativo della capacità di rendere a livello mentale. Allo stesso tempo, essendo le vitamine elementi essenziali al corretto svolgimento delle funzionalità fisiologiche, reintegrare il giusto apporto di tali nutrienti non può che generare beneficio all’intero organismo.
Quando si parla di studio e concentrazione, gli integratori più idonei sono quelli contenenti sostanze in grado di agire a livello cerebrale: tra questi i più utilizzati sono il Ginsegng, l’Eleuterococco (che del Ginseng comunemente noto è una variante molto simile) e la Fosfoserina.
I primi due agiscono come stimolanti del sistema nervoso centrale, coadiuvando l’individuo nel trovare la giusta motivazione per affrontare le incombenze cui è chiamato (effetto “adattogeno”); non sono propriamente degli eccitanti ma possono indurre un aumento talora non controllato del tono dell’umore con comparsa di effetti indesiderati quali nervosismo, irritabilità e disturbi del sonno e del riposo. Queste sostanze vanno sicuramente assunte nella prima parte della giornata e certamente sono da evitare in pazienti in terapia con farmaci psico-attivi, siano essi antidepressivi o ansiolitici; altrettanta cautela andrà osservata verso pazienti con problematiche a livello cardiaco per effetto sul sistema nervoso autonomo (quello che regola le emozioni attraverso le cosiddette “catecolamine” quali Adrenalina e Serotonina), in grado di interferire sulla regolazione del battito cardiaco.
La Fosfoserina è invece un amminoacido cui vengono attribuite svariate proprietà benefiche a livello mentale: ha un profilo di rischio molto basso ed è utilizzabile per tutti. La Fosfoserina non è ovviamente in grado di far superare un esame a chi non ha studiato o di produrre un soddisfacente risultato lavorativo ad un operatore che non si è applicato adeguatamente, ma è certamente indicata per aumentare le capacità cognitive, la memoria e la concentrazione, prerequisiti essenziali per l’ottenimento dei risultati di studio attesi.
Dott. Michele Visini