Ricco di vitamine, contiene anche potassio e ferro. E i Romani lo usavano per potenziare l’assorbimento dell’alcool
Un germoglio: questo ricorda il suo nome (brocco) e, non a caso, di questo ortaggio si consumano proprio le ramificazioni fiorite. Il broccolo è una pianta erbacea appartenente alla famiglia delle Crucifere, come il cavolo e il cavolfiore. Siamo abituati a vederlo verde, ma esiste anche nella varietà violacea.
La tradizione fa risalire la sua coltivazione in Asia Minore. Sacro per Greci, pare che i Romani lo usassero per curare diverse malattie e lo consumassero crudo, prima dei banchetti, per consentire all’organismo di assorbire meglio l’alcool. Furono i navigatori e gli esploratori a scoprirlo durante loro rotte e a portarlo in Italia, dove poi si è largamente diffuso.
Lo sgradevole odore emanato durante la cottura (a causa dello zolfo in esso contenuto), lo rende a prima vista (o meglio a primo olfatto!), un po’ antipatico. È sufficiente però spremere un limone nell’acqua di cottura per eliminare questa caratteristica poco invitante.
La raccolta dei broccoli inizia nel mese di ottobre e si possono trovare in commercio per tutto il periodo invernale. La pianta continua infatti a produrlo, anche dopo essere stata tagliata. Con l’arrivo della bella stagione si sviluppano i fiori e, a questo punto, non è più commestibile. Nella forma migliore si presenta chiuso, ben compatto e dal colore vivo. È consigliabile mangiarlo appena acquistato, anche se è possibile conservarlo nel cassetto del frigorifero per 3-4 giorni. Può essere consumato sia crudo, che cotto: crudo si può mangiare in pinzimonio, cotto invece, a vapore. Questa soluzione consente di esaltare, nel modo migliore, il sapore e preservare inalterate tutte le proprietà salutari e nutritive. Ricco di vitamina C, contiene anche la vitamina A, potassio, magnesio, ferro e fosforo; è pertanto un valido alleato contro acciacchi e malanni di stagione.
Duccio Colombo