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Nasce il Biodistretto sociale di Bergamo

Nasce il Biodistretto sociale di Bergamo

L’occasione celebrata lo scorso 12 novembre in Provincia. Fra i relatori Maurizio Martina, ministro delle politiche agricole alimentari e forestali

Un Bio-distretto sociale è una rete territoriale i cui nodi principali sono aziende agricole biologiche e cooperative sociali che collaborano in ottica multifunzionale.

Una realtà figlia della crisi (economica e di valori) con l’obiettivo di restituire dignità e voce ai lavoratori, in particolare delle fasce più deboli della popolazione, e di renderli protagonisti del cambiamento tramite il sostegno di enti più forti a livello politico e decisionale. Il quadro si colloca in una cornice di sostenibilità ambientale e gioca un ruolo importante nel contrastare gli effetti negativi dell’economia globalizzata.

“Coltivare la sapienza”

È il titolo del seminario tenutosi il 12 novembre in occasione della formalizzazione del Bio-distretto e che ha visto gremita la sala Viterbi del Palazzo della Provincia, a Bergamo.

Fra i relatori, il presidente della provincia Matteo Rossi, che ha messo l’accento sul ruolo delle amministrazioni locali, al servizio del territorio, e il ministro alle politiche agricole Maurizio Martina.

«Dando vita al primo Bio-distretto sociale in Lombardia, Bergamo esprime una leadership e la forza del nostro territorio. Siamo la frontiera più avanzata», ha commentato l’onorevole, poco prima di anticipare la possibilità che la città venga scelta come sede per il G7 agricolo del 2017. «Un Bio-distretto è una buona idea, ma un Bio-distretto sociale è un’idea buona, che sa di bene, ha a che fare col bene comune», ha affermato Stefano Frisoli, presidente di AIAB Lombardia.

Un progetto lungimirante, che riconosce il cibo come potente motore per la qualificazione sostenibile di città e territori e catalizzatore di esperienze di vita molto diverse, ma che lavorano per ovviare a problemi sentiti collettivamente. Si conferma così l’efficacia della governance partecipata nello sviluppo locale: le novità apportate dal Bio-distretto non riguardano solo l’agricoltura e il sociale, ma richiedono un cambio di prospettiva a livello sistemico, che renderà necessarie nuove politiche su tutti i piani della produzione.

È importante che questo esempio di cittadinanza attiva sappia sfruttare i mezzi di educazione e divulgazione: i tempi sono favorevoli perché il modello del Bio-distretto non resti solo “l’alternativa”.

Irene Triggiani

Dicembre 2016

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