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Moda sostenibile al 100%: Grande sfida o già realtà?

La strada è lunga, ma gli esempi virtuosi continuano a diffondersi

Essere completamente sostenibili nel mondo della moda è una condizione fattibile ai giorni nostri? Purtroppo la risposta a questa domanda ancora non è positiva e nemmeno è semplice valutare quanta strada resti da percorrere prima di raggiungere appieno quest’ambizioso obiettivo. Sicuramente c’è sempre più consapevolezza, ma, data la complessità delle varie filiere (filato, tessuto, confezione, cerniere, bottoni, accessori, ecc.), occorre continuare a studiare e sperimentare per ridurre l’impatto ambientale dei processi produttivi e dei consumi. È comunque evidente che sono stati fatti davvero tanti passi avanti.

Molti anni or sono, la stilista Vivienne Westwood lanciava il messaggio “Buy Less, Choose Well, Make it Last” cioè “compra meno, scegli bene e fallo durare”: un chiaro monito contro il consumismo bulimico che induce ad acquistare e gettare via i beni, in particolare gli indumenti, senza pensare alle conseguenze sull’ambiente e sui lavoratori.

Fortunatamente, ai nostri giorni sono molte le case di moda che stanno superando il concetto di stagionalità e riducendo le collezioni. Inoltre si nota una sempre maggiore attenzione alla filiera produttiva in modo da accorciarla e tentare di presidiare tutte le molte fasi.

Buone pratiche …van di moda!

E c’è anche chi ha fatto scuola e ormai da decenni porta avanti buone pratiche. Ad esempio Patagonia, noto produttore di abbigliamento sportivo, oltre a porre molte attenzioni ecologiche nei processi di produzione e commercializzazione, utilizza parte dei profitti per sostenere piccoli gruppi che lavorano per salvare l’ambiente per risarcire il pianeta dei danni causati dalla propria produzione. Sì, perché deve essere chiaro a tutti che produrre implica inevitabilmente inquinamento e utilizzo di risorse. Proprio per questo, fin dagli esordi, il marchio ha offerto il servizio di riparazione dei capi usurati e corsi per imparare a farlo da sé. On line si trovano vari tutorial e periodicamente vengono organizzati eventi presso i vari punti vendita, durante i quali esperti insegnano dal vivo come fare.

Oltre ai grandi brand, anche parecchie piccole realtà riescono a proporre prodotti ad alta sostenibilità. Uno degli esempi più recenti è Agogic, un marchio con sede a Bologna. La fondatrice Salome Wilson, designer con alle spalle collaborazioni con i maggiori marchi outdoor, ha creato una collezione che comprende pochi capi modulari progettati per essere smontati e rimontati velocemente, pensati per le esigenze dei pendolari che devono essere eleganti e pratici durante tutta la giornata, nonostante la variabilità delle condizioni meteo. L’originale sistema modulare permette di aggiungere e togliere strati e creare il proprio stile. Cura del prodotto e rispetto dei lavoratori sono garantiti: la lavorazione non avviene in qualche lontano paese asiatico, bensì presso una nota ditta di Martinengo (BG), periodicamente visitata dai responsabili di Agogic. I materiali, sottoposti a test di resistenza, sono composti anche da plastica riciclata raccolta nei mari e rimanenze di magazzino. Infine, l’etichetta è in carta riciclata e il packaging è costituito da una busta di plastica riutilizzabile grazie a “Repack”, un progetto di economia circolare che permette di spedire agevolmente per posta il packaging dopo aver ricevuto il capo ordinato. Repack provvede poi a controllare, pulire e rimettere in circolo l’imballo.

Per finire, non è raro che il valore delle aziende tessili ad alto grado di sostenibilità sia rafforzato dall’impegno nel sociale. Un caso particolarmente virtuoso è il Progetto Quid, impresa sociale di Verona che recupera le rimanenze di tessuti di alta qualità dei grandi marchi e le trasforma in abiti economicamente accessibili impiegando prevalentemente donne svantaggiate che provengono da realtà e situazioni difficili. Nel 2020 l’impresa ha vinto il Responsible Disruption Award, che premia le alternative più ecologiche e innovative del mondo della moda sostenibile e inoltre Anna Fiscale, la giovane fondatrice, ha recentemente ricevuto da Sergio Mattarella il titolo di Cavaliere dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana.

Una bella soddisfazione e una preziosa occasione per mettere in luce un settore che si allarga sempre più e rende fattibile percorrere la lunga strada verso la piena sostenibilità.

Simonetta Rinaldi

Maggio 2021

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