Come prepararci ad affrontare la stagione fredda
Se ci sono delle certezze nel periodo invernale, tra queste possiamo certamente annoverare le feste, le luci del Natale, i doni, i panettoni, le abbuffate, ma anche, senza alcun dubbio, le malattie tipiche della stagione fredda e i sintomi che ad esse si accompagnano: febbre, tosse, mal di gola, raffreddore, malessere generale. Tutti sintomi assolutamente ordinari con cui abbiamo sempre avuto a che fare, che non ci hanno mai realmente spaventato (ad eccezione delle persone molto fragili e affette da patologie pregresse) e che abbiamo sempre accettato come naturale conseguenza del vivere sociale in questa parte dell’anno.
Pur se da sempre noti e comuni, questi sintomi si possono comunque affrontare provando ad attuare strategie difensive per ridurre l’impatto di tutti gli agenti pro-infiammatori a carico delle vie aeree, superiori e inferiori.
Se pensiamo al binomio prevenzione-malattie invernali, la prima cosa che viene immediatamente in mente è la vaccinazione antinfluenzale. Perché ci si dovrebbe vaccinare? Cosa significa vaccinarsi? E’ giusto farlo? Provoca danni? Mille possono essere gli interrogativi che si aprono sulla questione, spesso senza riuscire a trovare una risposta certa e univoca. Grossolanamente possiamo dire che lo scopo di ogni vaccinazione dovrebbe essere quello di stimolare in modo specifico il nostro sistema immunitario, inducendo, tramite somministrazione di frazioni di microrganismi patogeni opportunamente trattate e rese innocue, la produzione di determinati anticorpi. Tali anticorpi costituiscono uno strumento di difesa perché renderebbero il nostro organismo meno suscettibile agli effetti causati dai suddetti patogeni a seguito di avvenuta infezione. Nel caso delle malattie infettive tipiche della stagione fredda, l’obiettivo non è quello di inibire il contagio bensì, appunto, di attenuarne gli effetti in termini di sintomatologia, decorso e conseguente impatto sulle condizioni pregresse dell’individuo.
Trasmissione aerobica
Un virus a trasmissione aerobica non può venire bloccato inoculando un vaccino che agisce all’interno del nostro organismo, inducendo a livello sistemico la produzione di sistemi difensivi; per impedire il contagio, nel caso specifico, sarebbe necessario creare una barriera fisica, quale ad esempio la mascherina. In assenza di una protezione di tipo fisico, è semplicemente impensabile impedire che virus e batteri che viaggiano nelle goccioline di saliva emesse da ogni persona “infetta”, possano non entrare in contatto con le mucose di altri individui a cui ci si avvicina.
Esistono anticorpi di tipo IgA, che persistono per un tempo brevissimo e creano quindi uno stato di immunità assai poco duraturo, che sono situati a livello delle mucose in grado di inibire o quantomeno fortemente ostacolare l’attecchimento dei germi. Ma la forma di difesa immunitaria più efficace e solida è costituita da anticorpi secondari di tipo IgG, che intervengono a seguito di avvenuta infezione a bloccare i processi di replicazione virale che consentono ai virus di proliferare nell’organismo ospite.
Ma allora, è meglio vaccinarsi oppure no? La risposta, al netto del fatto che stiamo parlando di una inoculazione di una sostanza che genera delle reazioni nel nostro corpo e conseguentemente non può in alcun modo essere considerata “innocua”, credo possa essere “dipende”. Da cosa? Dalla corretta valutazione del bilanciamento rischi/benefici. Ho detto che i vaccini non possono essere considerati innocui: nulla può essere considerato totalmente innocuo, se agisce generando una reazione. Tutt’al più si può parlare di “profilo di sicurezza”. La scelta di somministrare un vaccino sarà quindi la risultante della valutazione degli effetti positivi che la vaccinazione stessa potrà dare ad un individuo considerando i potenziali effetti collaterali e avversi; rendere più lievi gli effetti di una infezione sarà tanto più opportuno quanto più complessa è la condizione fisica e di salute della persona in questione.
Strategie preventive di immunostimolazione
Allargando il discorso, in generale quando si parla di strategie preventive si fa riferimento a differenti approcci, sia specifici sia aspecifici, per aumentare le difese immunitarie.
Come detto, durante tutto l’arco dell’inverno affronteremo numerosi agenti patogeni, di origine virale o batterica, in grado di indurre manifestazioni cliniche fortemente infettive e altamente contagiose, e quindi molto diffuse nella popolazione, che coinvolgono le vie aeree sia alte che basse: tonsilliti, bronchiti, bronchioliti (molto diffuse e debilitanti nei bambini molto piccoli), polmoniti, senza ovviamente dimenticare gli stati di raffreddamento che sono molto più fastidiosi che debilitanti. Tutte queste patologie possono essere ricorrenti, soprattutto nei bambini e negli anziani, creando il vasto panorama delle malattie parainfluenzali.
Entriamo ora nel dettaglio delle strategie preventive di immunostimolazione, sia essa specifica oppure genericamente aspecifica.
IMMUNOSTIMOLAZIONE SPECIFICA: si tratta di preparati a base di lisati batterici, ovvero derivati dei ceppi patogeni, opportunamente trattati al fine di renderli innocui, conservando tuttavia nella struttura le parti in grado di stimolare la produzione di anticorpi da parte dell’organismo da proteggere; l’uso di questi preparati, da concordare con il medico curante, prevede cicli ripetuti, il primo dei quali è consigliato nel mese di settembre; tali prodotti sono indicati per tutte le persone che durante l’inverno ricadono frequentemente in malattie batteriche delle vie aeree, con conseguente ripetuto ricorso a terapie antibiotiche.
IMMUNOSTIMOLAZIONE ASPECIFICA: si tratta di integratori a base solitamente di Vitamina C, di Magnesio, di Zinco e di sostanze fitoterapiche (quali a titolo esemplificativo citiamo principalmente Echinacea e Uncaria) che hanno lo scopo di innalzare le difese dell’organismo, cioè la capacità da parte di qualsiasi individuo di difendersi da tutti gli agenti patogeni indistintamente, siano essi batterici o virali. In questa categoria rientrano anche i Probiotici, ovvero i più comunemente noti Fermenti lattici. Va ricordato infatti che la prima e principale difesa dell’organismo risiede a livello della flora batterica intestinale, la cui integrità è essenziale per poter affrontare al meglio la lunga stagione fredda.
Le diverse strategie, come detto, non si escludono vicendevolmente: il medico di base o il farmacista possono essere un valido supporto per ottenere gli opportuni consigli.
Dott. Michele Visini