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La Terra che unisce

La Terra che unisce

Percorsi e cammini per la custodia della nostra casa comune

Spesso, nella storia passata e purtroppo anche recente, le appartenenze religiose non sono state occasione di unione e connessione attorno ai grandi temi trasversali, ma piuttosto di divisione e contesa.

Difficile entrare nel merito di questa annosa questione: meglio piuttosto evidenziare quei passaggi di fruttuosa connessione che invece ci vedono compagni di viaggi verso la costruzione del bene comune ed in particolare attorno al grande tema della cura e della custodia della nostra casa comune che è la Terra.

Un'attenzione condivisa verso il Creato

In molte chiese della tradizione ortodossa il primo giorno di settembre apre l’anno liturgico ed è dedicato alla preghiera e riflessione per la Creazione. Si loda e si ringrazia il Signore per il dono del creato con tutti i suoi beni, che rendono possibile all’umanità una vita buona e dignitosa.

I credenti sono invitati a contemplare la bellezza della creazione e a conformare le loro scelte all’ordine profondo che la permea, attraverso l’esercizio della moderazione e dell’ascesi, che possono poi condurre a uno stile di saggia gestione dell’ambiente naturale e della sua valorizzazione anche economica.

Questa tradizione liturgico-teologica delle chiese ortodosse è risultata particolarmente significativa e carica di provocazioni di fronte all’attuale crisi ecologica.

Per questo il Grande Santo Sinodo tenutosi a Creta (Grecia) nel 2016 ha riproposto il suo messaggio in ordine ad un impegno ecologico dei fedeli ortodossi, ribadendo che «le radici della crisi ecologica sono spirituali ed etiche, insite nel cuore di ogni uomo» e che «il desiderio della continua crescita del benessere e il consumismo sfrenato conducono inevitabilmente all’utilizzo sproporzionato e all’esaurimento delle risorse naturali».

La figura di Bartolomeo, Patriarca di Costantinopoli, con il suo insegnamento e testimonianza, è diventata una sorta di icona di questo spirito attento alla salvaguardia del creato. Non a caso Papa Francesco, nei primi passi dell’enciclica “Laudato si’” dedicata alla questione ecologica, riconosce il prezioso contributo del Patriarca Bartolomeo e dichiara di volerne condividerne pienamente lo spirito: «Bartolomeo ha richiamato l’attenzione sulle radici etiche e spirituali dei problemi ambientali, che ci invitano a cercare soluzioni non solo nella tecnica, ma anche in un cambiamento dell’essere umano, perché altrimenti affronteremmo soltanto i sintomi» e ci ha proposto di passare dal consumo al sacrificio, dall’avidità alla generosità, dallo spreco alla capacità di condividere, in un’ascesi che «significa imparare a dare, e non semplicemente a rinunciare».

Una giornata “ecumenica”

In sintonia con la Chiesa ortodossa ha voluto che le comunità cattoliche ogni anno vivano, possibilmente in modo ecumenico, la Giornata per la custodia del Creato, indicando come data il 1 settembre, giornata che peraltro in Italia già si celebra da tredici anni.

Quella di volere che la Giornata per la custodia del Creato fosse iscritta fin dall’inizio in un orizzonte ecumenico è stata una scelta lungimirante e consapevole delle Chiese evangeliche, ortodosse e cattolica, una scelta favorita dalla crescita della sensibilità alle problematiche ecologiche anche nelle Chiese d’Occidente, sia quella cattolica che in quelle evangeliche aderenti al Consiglio Ecumenico delle Chiese.

Il cambiamento di atteggiamento delle Chiese d’Occidente si era registrato in modo forte ed ufficiale già nella grande assemblea ecumenica di Basilea (maggio 1989), dove era stato detto in modo chiaro che le Chiese devono imparare a pregare e ad operare insieme per le tre grandi problematiche del mondo d’oggi, tra loro intimamente connesse: la pace, la giustizia e appunto la salvaguardia del creato.

È una sfida che le chiese cristiane stanno imparando ad affrontare assieme, riscoprendo in orizzonte ecumenico l’impegno comune per la cura della creazione.

Don Cristiano Re

Ottobre 2018

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