Una delle maggiori sfide che la contemporaneità ci consegna risponde all’esigenza di includere la filosofia e l’azione della sostenibilità nelle nostre vite. Pensare di congiungere la parola sostenibilità alla psicologia, significa offrire alle persone tutti quegli strumenti informativi per far sì che la loro dimensione psichica, mentale ed emotiva sia sostenibile nel tempo, divenendo così azione creativa e intelligente. La rubrica è pensata dall’equipe “The Clew”, composta da professionisti le cui attività spaziano dalla formazione alla psicoterapia. L’intento è proporre spunti di riflessione su tematiche psicologiche connesse alla filosofia della sostenibilità, offrendo la possibilità di aumentare i propri punti di vista. Pensare all’ecologia come azione rivolta alla salvaguardia dell’ambiente esterno è a nostro avviso impensabile senza una correlata sostenibilità della mente.
Riprendendo infatti il concetto di “Ecologia della mente”, introdotto da Gregory Bateson, si evidenzia come la mente, sistema che interconnette, non sia incluso nelle stanze del cervello ma esprima una relazione fra ciò che è interno all’essere umano e ciò che è esterno a lui. Il sistema-ambiente interno e quello esterno si co-costruiscono reciprocamente offrendoci un quadro di complementarietà anziché separazione. La sfida è quindi quella di pensare alla sostenibilità non solo come azione rivolta fuori da noi ma come qualcosa che richiede anche un percorso introspettivo orientato all’Essere Umano.
Questa rubrica cercherà non tanto di offrire delle risposte definitive rispetto a differenti domande di ordine psicologico quanto piuttosto quello di proporre spunti di riflessioni in grado di generare dibattiti ed eventuali approfondimenti su situazioni che ogni giorno ci vedono coinvolti. La linea che seguiremo argomenterà alcune delle tematiche psicologiche maggiormente discusse con particolare attenzione alla loro relazione con le categorie della sostenibilità e dell’insostenibilità, ricordandoci che le nostre dinamiche interne non sono semplicemente giuste o sbagliate ma molto spesso costruttive o distruttive in funzione dell’impiego e della gestione che riusciamo a riporgli. Riusciremo a rispondere anche a questa sfida?
Alessandro Fortis