Un ortaggio che possiede virtù medicinali
La cicoria selvatica, antenata di tutte le cicorie oggi coltivate, ha origini molto antiche ed è da sempre considerata amica del fegato, per le sue proprietà benefiche: già gli antichi egizi la ritenevano una “pianta magica”, in grado di regolarizzare tutti i processi del metabolismo.
Oggi siamo abituati a pensare alla cicoria come a un semplice ortaggio, dimenticandoci che può essere utilizzata anche come pianta medicinale sotto forma di infusi, decotti o tinture.
La cicoria comune - Cichorium intybus – appartenente alla famiglia delle Asteracee, è una pianta erbacea di dimensioni umili che raggiunge al massimo i 20 cm di altezza e ha un ciclo biologico che può essere perenne, annuale o biennale. Oggi è ampiamente diffusa anche allo stato selvatico e la si può trovare facilmente lungo i sentieri di campagna, nei prati, nei campi incolti, dove è possibile riconoscerla grazie ai suoi fiori di color azzurro. Le foglie, poste in basso, hanno una forma variabile e seccano nel periodo della fioritura, che avviene in estate.
Una principale distinzione della cicoria può essere fatta tra la cicoria verde e quella rossa, quest’ultima più comunemente chiamata “radicchio”. Ne esistono diverse varietà: la cicoria di Witloof -o cicoria belga- che viene generalmente consumata come insalata o come ingrediente per i primi piatti, la cicoria asparago, il radicchio rosso e la cicoria radice -caratterizzata da un sapore amarognolo- che, se tostata, può diventare un surrogato del caffè.
La cicoria è utilizzata anche in fitoterapia, ossia per la cura delle malattie o il mantenimento del benessere attraverso le piante e i loro estratti: contiene numerose sostanze tra cui la cicorina, l’inulina, sali minerali, vitamine e altri ancora, che aiutano a stimolare la digestione, depurano il sangue, hanno un’azione disintossicante e benefica contro reumatismi e artriti, e aiutano il fegato curando epatiti e insufficienze biliari.