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La candidatura all'UNESCO delle opere di difesa veneziane tra XV e XVII secolo

La candidatura all'UNESCO delle opere di difesa veneziane tra XV e XVII secolo

Alcune considerazioni emerse durante la presentazione del libro «Terra di San Marco. Da frontiera di pietra a “passaggi vivi” di pace»

Il 27 gennaio 2016 a Parigi è stata presentata ufficialmente la candidatura alla Lista del Patrimonio Mondiale UNESCO del sito “Le opere di difesa veneziane tra XV e XVII secolo”.

Il suo esito verrà comunicato a Cracovia a luglio 2017: l’importante iniziativa com’è noto coinvolge direttamente anche Bergamo e ciò che faremo nei prossimi numeri sarà approfondire diversi aspetti legati alle mura bergamasche e non solo, al fine di individuare i punti di forza della candidatura.

Per questo approfondimento, lo spunto viene dalla recente presentazione del libro “Terra di San Marco. Da frontiera di pietra a passaggi vivi di pace”, avvenuta durante un convegno nell’Aula Magna dell’Università di Bergamo (l’ex chiesa di S. Agostino) lo scorso 15 aprile.

Sono intervenuti Remo Morzenti Pellegrini, rettore dell’Università di Bergamo, il sindaco della città Giorgio Gori, la presidente dell’Associazione “Terre di San Marco” Luciana Frosio Roncalli, il consigliere comunale incaricato per il progetto UNESCO Roberto Amaddeo, la vicepresidente di “Terre di San Marco” prof.ssa Anna Maria Testaverde, il dott. Giovanni Cappelluzzo del Comune di Bergamo, la prof.ssa Rossana Bonadei e il prof. Renato Ferlinghetti dell’Università di Bergamo, l’ing. Marco Valle del “SiTI - Istituto Superiore sui Sistemi Territoriali per l’Innovazione” di Torino e il prof. Paolo Ceccarelli, già rettore dello IUAV di Venezia e oggi titolare della cattedra UNESCO dell’Università di Ferrara.

Dai diversi interventi è emerso che le parole chiave che definiscono questa candidatura sono due: sovranazionalità e partecipazione.

La sovranazionalità è la caratteristica che rende questo sito unico; esso infatti coinvolge, insieme all’Italia, altre due nazioni europee: Croazia e Montenegro.

Le opere sono dislocate in 11 località lungo un percorso di oltre 1000 chilometri che unisce Bergamo, Peschiera del Garda, Venezia, Palmanova, Zara, Sebenico, Curzola, Castelnuovo e Cattaro. Le fortificazioni presenti in queste località sono la traccia materiale di un patrimonio storico e culturale comune: l’antica appartenenza alla Repubblica di Venezia.

In particolare, queste città erano sul confine della Serenissima ed erano chiamate a proteggerne le frontiere da minacce nemiche. Il coinvolgimento di più paesi non riguarda soltanto la dimensione geografica, ma anche quella politica: la candidatura è un grande esempio di cooperazione che ha portato alla firma di un accordo tra le tre nazioni per la gestione futura del sito, ufficialmente riconosciuto come unico.

La sovranazionalità è un grande valore aggiunto che pone questa candidatura in linea con l’orientamento che presumibilmente caratterizzerà i beni UNESCO in futuro: non più siti singoli ma siti sovranazionali.

La seconda parola chiave è partecipazione e si riferisce al valore immateriale dei beni UNESCO, opere vive che vanno mantenute tali attraverso il contributo della comunità. In quest’ottica, a Bergamo sono già state organizzate diverse iniziative: per citarne alcune lezioni, visite guidate, performance teatrali, e il concorso fotografico “Dentro fuori le mura”.

I progetti per il futuro sono vari: il Comune sta pensando a un nuovo percorso pedonale sotto le mura, l’associazione Orobicambiente Onlus continuerà i lavori di manutenzione, Italia Nostra ha proposto il recupero della storica vigna sul colle del Belfante dei Rivola, una delle poche testimonianze di realtà agricola all’interno delle mura veneziane, e poi incontri, rassegne gastronomiche e la presentazione di video promozionali realizzati dallo studio Bozzetto insieme ai bambini delle scuole primarie.

Livia Salvi

Maggio 2016

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