Dalle prime incisioni in Mesopotamia al saggio di George Orwell: il fascino della “bevanda inebriante” in secoli di scrittura
La birra, bevanda antichissima di origini mesopotamiche, è motivo ricorrente nella letteratura di tutti i tempi, dalla Bibbia a Eschilo, da Shakespeare a Blake, da E. A. Poe a Eliot, da Joyce a Orwell. Il primo documento storico, in cui viene citata la birra, risale all’epoca dei Sumeri: su tavolette d’argilla, datate 3.500 a.C., rinvenute a Uruk in Mesopotamia, si trova il riferimento a una preziosa bevanda, chiamata “se-bar-bi-sag”, letteralmente “bevanda che fa veder chiaro”. Descrizioni molto precise sui procedimenti di lavorazione della birra in Mesopotamia si trovano anche nei Codici di Hammurabi, riferibili al 1790 a.C.
L’epopea di Gilgamesh
Sul versante letterario, il tema della birra è associato a Enkidu, il mitico protagonista dell’Epopea di Gilgamesh, il più antico poema epico conosciuto, che precede di almeno un millennio e mezzo l’epica omerica. Gilgamesh, re di Uruk in Mesopotamia, era figlio di un demone e di una dea. Era duro nel comando, quindi gli dei per punirlo crearono con l’argilla un uomo simile al re, che doveva essere la sua parte positiva, per opporsi alla sua severità e correggerlo. Lo inviarono sulla terra, dove crebbe libero e selvaggio a contatto con la natura. Essendo un uomo primitivo, incapace di parlare o ragionare, per acquisire conoscenza e sapere “bevve della se-bar-bi-sag sette volte: il suo spirito si sciolse, egli parlò ad alta voce; il suo corpo si riempì di benessere, il suo volto si illuminò”. I due opposti si affrontarono in una lotta titanica, a Uruk, e ne uscirono entrambi vincitori. Per ritualizzare l’evento organizzarono un gigantesco simposio a base di birra, a cui tutto il popolo poté partecipare.
Dalla Bibbia ai romani
Nella Bibbia sono numerosi i rimandi al tema della birra, anche se non viene mai citato esplicitamente il termine “birra” e in realtà si parla di una generica “bevanda inebriante”. Si vedano, ad esempio, i passi contenuti in Isaia 24.9: “[…] Non si bevve più il vino tra i canti/ la bevanda inebriante è amara per chi la beve”; oppure nei Proverbi 31, 4-6: “[…] Non conviene ai re, Lemuèl/ non conviene ai re bere il vino/ né ai principi bramare bevande inebrianti/ per paura che, bevendo, dimentichino i loro decreti/ e tradiscano il diritto di tutti gli afflitti/ Date bevande inebrianti a chi sta per morire/ E il vino a chi ha l’amarezza nel cuore”.
Nella letteratura greco-latina, amante del vino, la birra è considerata invece bevanda dei “barbari”, esotica, guardata con scetticismo e talvolta disprezzo, poiché riferita alle consuetudini di vita di popoli stranieri. Per esempio, ne “Le Supplici” di Eschilo (525 a.C.-456 a.C.), troviamo un riferimento alla birra quando il greco Palasgo, re di Argo, si rivolge agli Egizi in tono sprezzante, dicendo: “Maschi, ben vi troverete in questa terra [la Grecia], che non dall’orzo attinge l’ebbrezza”. Più scientifica è la descrizione che della birra propone Plinio il Vecchio, il celebre naturalista e letterato morto a Stabia nell’eruzione del Vesuvio del 25 agosto del 79 d.C. Nella sua opera “Naturalis Historia” (libro XXXII), l’autore spiega che la birra a Roma era nota, ma poco consumata e impiegata principalmente nella cosmesi femminile, mentre risultava molto apprezzata e diffusa nelle province, in particolare nella penisola iberica, in Francia e in Egitto.
Da Shakespeare a Joyce
Con un vertiginoso salto cronologico, troviamo il tema della birra nelle opere shakespeariane quali “Amleto” (Atto V, Scena I), “Sogno di una notte di mezza estate” (Atto II, Scena I), “Enrico V” (Atto III, Scena II), nonché nell’opera di William Blake (1757- 1827) ed Edgar Allan Poe (1809-1849) e nel ’900 vi sono le poesie di Thomas Stearns Eliot (1888-1965). Si può chiudere la rapida carrellata citando il tema della birra nell’opera “Dubliners” di James Joyce (1882-1941), per giungere infine allo scrittore-giornalista inglese George Orwell (1903-1950) che alla birra dedica un intero saggio, intitolato “La luna in fondo al pozzo”, dove descrive il pub perfetto dove servire la birra, indicandone ben 10 qualità diverse.