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Intervista a Massimiliano Giansanti

Intervista a Massimiliano Giansanti

Presidente nazionale di Confagricoltura

Quali sono in sintesi i 3 aspetti più negativi e contraddittori presenti oggi in agricoltura e nell’intero sistema agroalimentare? (Mondiale o italiano, a scelta. Meglio se con alcuni dati numerici a supporto)

1) Eccesso di burocrazia: un imprenditore agricolo impiega più tempo a produrre carte che raccolto.

2) Mancata copertura digitale: un agricoltore negli USA può lavorare contando già ora sulla rete 5G, invece in Italia esiste un problema di digital divide in molte zone rurali.

3) Mancato sviluppo tecnologico: se si aumentasse l’innovazione nei nostri prodotti agroalimentari in maniera da accrescere mediamente del 5-7% il valore al consumo del food, si potrebbe incrementare il giro di affari dell’agroalimentare italiano di 10-15 miliardi di euro all’anno.

 

Su quali di questi aspetti secondo Lei è realisticamente possibile intervenire con efficacia? 

Realisticamente si dovrebbe intervenire subito su tutti e tre i fronti indicati. Se non si superano i problemi strutturali e infrastrutturali le aziende non crescono e non sono competitive.

 

Qual è invece l’ambito in cui non si intravedono possibili scenari di soluzione nel breve periodo?

Penso si possano dare risposte importanti con gli interventi di “Industria 4.0”, che ritengo sia meglio chiamare “Impresa 4.0” perché andrebbero incluse a pieno titolo anche le imprese agricole.

 

Venendo agli aspetti positivi: quali invece i 3 punti di forza che l’Italia può vantare in ambito agroalimentare?

1) Made in Italy: è fondamentale la propensione all’export delle nostre aziende che puntano su qualità e style italiano per rafforzarsi o conquistare nuovi mercati.

2) Sostenibilità, sicurezza alimentare, salubrità. L’agricoltura produce cibo di qualità ma anche no food (ambiente, agroenergie, interventi di mitigazione del clima, presidio del territorio).

3) Impegno nel sociale: l’agricoltura sociale dà risposte importanti in termini di inclusione sociale delle fasce di popolazione più deboli.

 

Qual è l’aspetto che ha la maggiore potenzialità, il maggior valore ancora inespresso?

Sicuramente l’export, puntando su attrattività del nostro Paese, style, buongusto e qualità che tutto il mondo ci invidiano. I prodotti made in Italy hanno grandissime potenzialità ancora inespresse per molteplici motivi. Lo dimostra l’Italian sounding: all’estero, girando tra gli scaffali dei supermercati, capita spesso di vedere prodotti che di italiano non hanno niente, se non nomi o colori evocativi. Ecco, lo sforzo deve essere quello di portare il vero made in Italy sugli scaffali dei market stranieri. Solo così riusciremo a creare un maggiore valore aggiunto per l’intera filiera agroalimentare.

 

Se fosse il ministro dell’agricoltura Italiano, quale sarebbe la prima azione che metterebbe in atto?

Sono il Presidente di Confagricoltura ed ho l’onore di rappresentare l’impresa agricola italiana. Ognuno ha il suo compito ed il suo ruolo senza scambi di funzioni. Il ministro Martina sta facendo bene il suo lavoro, conosce bene la politica e il settore agricolo, è disponibile al dialogo e alla collaborazione. Lasciamolo lavorare.

 

Qual è l’impegno più ambizioso cui sta lavorando la sua organizzazione? Con che risultati attesi? 

Mettere al centro l’impresa agricola, un’impresa agricola competitiva, rivolta al mercato e connessa con il mondo. Tenuto conto del contributo fondamentale che le imprese agricole stanno dando alla ripartenza del Paese, alla crescita, all’occupazione. Uso spesso la parola “orgoglio” che vuol dire consapevolezza del ruolo. Sono orgoglioso – e vorrei lo fosse il Paese tutto - dell’impresa agricola italiana, che vuole crescere, produce e dà occupazione.

 

Eventuali altre considerazioni:

Non dimenticare che l’agricoltura è un settore economico. Spesso si ha una visione bucolica dell’agricoltura che certamente è anche “poesia” ma è pure e soprattutto “economia”.

Ottobre 2017

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