Vice Presidente Slow Food Italia con delega alla biodiversità
Quali sono in sintesi i 3 aspetti più negativi e contraddittori presenti oggi in agricoltura e nell’intero sistema agroalimentare? (Mondiale o italiano, a scelta. Meglio se con alcuni dati numerici a supporto)
1) Impronta ecologica, emissione di gas serra con responsabilità di un terzo delle emissioni totali
2) Perdita biodiversità agroalimentare, ne abbiamo persa 2/3 in 50 anni, trend di perdita di ulteriore 10% annuo, 57% ecosistemi a rischio, dati UE. Ogni anno perdiamo 27.000 specie animali e vegetali. 72 al giorno, 3 all’ora.
3) Indebolimento sovranità alimentare delle popolazioni locali
Su quali di questi aspetti secondo Lei è realisticamente possibile intervenire con efficacia?
Gli aspetti menzionati prima, in quest’ordine d’importanza: perdita di biodiversità agroalimentare, indebolimento della sovranità alimentare delle popolazioni locali, impronta ecologica.
Qual è invece l’ambito in cui non si intravedono possibili scenari di soluzione nel breve periodo?
Emissioni gas serra e inversione dei cambiamenti climatici.
Venendo agli aspetti positivi: quali invece i 3 punti di forza che l’Italia può vantare in ambito agroalimentare?
1) Geo-biodiversità ancora significative
2) Tradizioni gastronomiche di primaria grandezza
3) Capacità dei consumatori di interrogarsi su qualità e provenienza dei cibi, pur incrementabile a partire da educazione alimentare e al gusto nelle scuole
Qual è l’aspetto che ha la maggiore potenzialità, il maggior valore ancora inespresso?
Geo-biodiversità, a patto che sia divulgata in campagne ‘istituzionali’ di informazione sul valore delle filiere brevi, delle pratiche agronomiche naturali a ciclo tendenzialmente chiuso, del valore dell’artigianalità e manualità, del valore nutrizionale diverso e migliore dei cibi di cui sopra, del valore di presidio ambientale-territoriale-sociale delle produzioni delle zone di pregio (altro che marginali) quali montagna e collina
Se fosse il ministro dell’agricoltura Italiano, quale sarebbe la prima azione che metterebbe in atto?
Dare efficacia alla legge sulla biodiversità ovvero dare rilievo alle produzioni di piccola scala e alle filiere locali che preservano la fertilità dei suoli e conservano il patrimonio idrico, garantendo opportunità ai piccoli produttori di competere ad armi pari con i big player dell’agro-industria. Convocare gli stati generali delle agricolture sostenibili per invertire decisamente la rotta e salvare agricoltori e agricolture, ecosistemi e biodiversità, qualità della vita delle persone e bellezza dei luoghi, dove il paesaggio è determinato da pratiche agronomiche non monocolturali o intensive
Qual è l’impegno più ambizioso cui sta lavorando la sua associazione? Con che risultati attesi?
Abbiamo appena lanciato - al congresso internazionale a Chengdu in Cina - la campagna “menu for change”, ossia dare segnali di controtendenza da parte dei consumatori con piccole azioni quotidiane alla portata di tutti: fare la spesa scegliendo in modo da
• Optare per stagionalità e varietà
• Privilegiare i prodotti da agricolture di piccola scala connotate da pratiche agronomiche eco-compatibili
• Consumare meno carni rosse ma di maggior qualità con attenzione al benessere animale, scegliere pesci non apicali (carnivori) specialmente se da allevamento intensivo, preferire altri animali acquatici (crostacei-molluschi- ecc.)
• Evitare surplus e sprechi, attenzione alle confezioni non riciclabili o compostabili
Ci si aspetta che i piccoli gesti quotidiani cambino davvero i sistemi locali del cibo e da lì si possa sperare di arrestare il degrado e la corsa verso il baratro.
Eventuali altre considerazioni:
Avremmo gradito non tanto un G7 ma un G/10mila, con contadini, pescatori, allevatori, artigiani del cibo da tutto il mondo a raccontare ai potenti come uscire dalla crisi entropica in cui l’agroindustria delle multinazionali ci ha infilato da un cinquantennio.