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Il diabete

Il diabete

Prevenzione, cura e fattori di rischio

Il diabete è una patologia piuttosto complessa da definire nelle sue caratteristiche e nelle possibili cause che portano alla sua insorgenza: si distingue tra diabete di Tipo I legato a deficit delle cellule del Pancreas deputate a produrre insulina, e diabete di Tipo II, caratterizzato da inefficace azione o insufficiente produzione dell’insulina.

Il diabete di Tipo II è di gran lunga più diffuso rispetto al Tipo I, ed è in crescita parallelamente all’aumento del benessere nel corso dei decenni e al peggioramento dello stile di vita.

Grossolanamente potremmo dire che il diabete è correlato a uno squilibrio nella gestione degli zuccheri nel sangue. Gli zuccheri, semplici (come il fruttosio, tipico zucchero della frutta e del miele, oppure il saccarosio che è il classico zucchero da cucina) o complessi (come gli amidi della pasta), introdotti con la dieta vengono metabolizzati e rielaborati per essere utilizzati immediatamente o stoccati per usi futuri grazie all’azione dell’insulina, ormone secreto dal nostro organismo in risposta ai livelli di glicemia riscontrati.

Quando nel nostro organismo vengono introdotti dei cibi, gli enzimi digestivi provvedono a trasformare gli alimenti ricchi di zuccheri in glucosio, facilmente utilizzabile per i processi metabolici fisiologici: il livello del glucosio nel sangue dopo la metabolizzazione degli alimenti si definisce “tasso glicemico”, ed è l’indice che viene analizzato e monitorato per delineare eventuali squilibri, possibili cause di stato patologico.

Le persone affette da problematiche riconducibili al diabete devono purtroppo adattarsi all’idea di doversi curare per tutta la vita: le uniche eccezioni sono i casi in cui il diabete è insorto in conseguenza di alcuni eventi particolari, quali la gravidanza (in alcuni casi si manifesta una forma di diabete gravidico che si esaurisce con il parto), determinate cure mediche (si parla nel caso specifico di diabete iatrogeno: l’esempio più noto è dato dalle cure prolungate di cortisone), oppure abusi alimentari accompagnati da uno stile di vita fortemente scorretto e una tendenza dell’individuo a sviluppare problematiche metaboliche.

Stili di vita e cure

Il tipo di cura cui il paziente deve sottoporsi dipende dal tipo di diabete da cui è affetto (come detto, Tipo I o Tipo II) e dai livelli di glicemia riscontrati non solo a digiuno ma anche dopo carichi glucidici (realizzati ad hoc in sede ospedaliera per verificare le risposte dell’organismo, ma anche solo dopo i pasti nella vita quotidiana): a seconda dei casi, e della capacità di controllare i livelli di glicemia e di insulina nel sangue potrà essere sufficiente una semplice dieta, abbinata a uno stile di vita attivo, oppure una terapia con ipoglicemizzanti orali fino all’utilizzo dell’insulina.

Al fine di rallentare e ritardare la progressione nei pazienti a rischio verso uno stato conclamato di patologia, è essenziale operare secondo una logica di prevenzione, in primo luogo monitorando i livelli di glicemia (inizialmente solo a digiuno al mattino) regolarmente con una frequenza variabile a seconda del rischio congenito (per esempio la familiarità) e dei valori riscontrati durante tali monitoraggi; se il rischio è elevato, può essere decisamente molto utile monitorare anche la capacità di riportare la glicemia a livelli accettabili dopo un carico glucidico effettuando un monitoraggio abbinato prima e dopo ciascuno dei pasti giornalieri.

Un altro elemento molto importante e spesso trascurato è la valutazione dell’emoglobina glicata (o glicosilata), parametro che esprime il grado di esposizione del sangue al glucosio in un lasso di tempo più ampio rispetto alla fotografia immediata e puntuale data dalla determinazione della sola glicemia: pazienti diabetici o pre-diabetici vengono inquadrati in uno schema terapeutico o preventivo osservando molto più l’emoglobina glicata che non la glicemia.

Fattori di rischio, elementi da monitorare

Nei pazienti a rischio, è ritenuto essenziale tenere sotto controllo il peso e il BMI (Indice di massa corporea), con valutazione del livello di grasso viscerale: è nota una stretta correlazione tra obesità e problematiche metaboliche di resistenza insulinica, anticamera del Diabete di Tipo II; peraltro la degenerazione a carico dell’apparato vascolare nei pazienti diabetici aumenta in maniera molto significativa il rischio di problematiche cardiovascolari acute quali ictus e ischemie, rischio che cresce esponenzialmente in caso di coesistenza di dislipidemie o sovrappeso.

Alla luce di quanto detto, nei pazienti a rischio diabete diventa essenziale monitorare con una frequenza variabile una serie di parametri:

> glicemia

> emoglobina glicata

> profilo lipidico

> peso, composizione
e indice di massa corporea

> pressione arteriosa

> grado di perfusione del sistema cardiovascolare (per esempio a carico degli arti inferiori).

Tutte queste analisi di prima istanza sono oggi a disposizione dei clienti nelle farmacie, grazie alla presenza di strumentazioni di autoanalisi, di bilance impedenziometriche, di software che consentano la valutazione del grado di perfusione capillare a carico degli arti inferiori e ovviamente di apparecchi per la misurazione della pressione arteriosa: un servizio comodo e facilmente fruibile per raccogliere elementi che consentano eventualmente al medico di base di effettuare un approfondimento nei casi maggiormente a rischio.

I pazienti con condizioni di patologia conclamata possono avere a disposizione glucometri (ovvero apparecchi per la determinazione della glicemia) che oggi sono molto comodi e molto affidabili.

Dott. Michele Visini

Maggio 2017

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