Quanti soldi stanzierà l’Unione Europea per la ciclabilità negli anni 2015-2020? Quali paesi otterranno più finanziamenti?
Sul finire del 2014 l’ECF (European Cyclists’ Federation) ha pubblicato un documento con una stima dei fondi che saranno destinati dall’Unione Europea alla ciclabilità per gli anni 2015-2020. Il primo vertice sul tema si è tenuto a Bruxelles nel novembre del 2012 e l’obiettivo dichiarato dell’ECF è sempre stato quello di ottenere 6 miliardi di euro, il 10% del totale destinato ai trasporti, anche se stime più realistiche parlavano da subito di 1,025 miliardi.
Il 10% non è una soglia buttata a caso, ma segue il principio di assegnare fondi a ciascuna modalità di trasporto proporzionalmente al numero abituale di utilizzatori. Nei sei anni scorsi l’ECF ha calcolato che il 7% dei cittadini europei usa la bici abitualmente, ponendo l’obiettivo di portare questa soglia al 15% nel prossimo quinquennio. A dispetto di questa logica, nel periodo 2007-2013 i fondi per la ciclabilità sbloccati dall’UE sono ammontati a 600 milioni di euro, solo lo 0,7% dei 993 miliardi complessivi stanziati. Va detto che nella maggior parte dei casi i fondi assegnati a progetti legati alla ciclabilità coprono solo una parte delle spese, in pratica sono addizionali ad altri soldi già stanziati da governi e amministrazioni locali: ecco perché si dice che l’Italia non li sfrutti abbastanza.
Le stime ufficializzate dall’ECF per il 2015-2020 parlano di 1,3 miliardi di euro di fondi “espliciti” da sbloccare, a cui si aggiungerebbero circa 700 milioni tra “impliciti” e “indiretti”, per un totale di 2 miliardi di euro, il doppio del miliardo stimato, ma ancora lontano dai 6 auspicati e, soprattutto, ancora meno del periodo 2007-2013 in rapporto al budget totale. Per fondi espliciti si intendono quelli destinati alla realizzazione di piste e infrastrutture ciclabili e al settore bici e accessori, mentre gli impliciti comprendono interventi più generali in favore di forme di mobilità sostenibile e alternativa a quella motorizzata. Quasi il 90% di questa somma dovrebbe confluire nelle casse dei singoli stati per finanziare progetti regionali e nazionali, mentre il restante 10% sarà destinato a programmi “European-level” (si veda Eurovelo), a programmi transnazionali e ai cosiddetti piani di cooperazione transfrontaliera (come la pista ciclabile Emilia Romagna-Slovenia).
In Italia la FIAB (Federazione Italiana Amici della Bicicletta) è l’organizzazione affiliata a ECF che dovrebbe giocare un ruolo importante nella gestione di questi soldi, affiancando associazioni, movimenti e amministrazioni locali per indicare le priorità per la mobilità ciclistica italiana. I fondi in ballo per la Federazione riguardano soprattutto la realizzazione del progetto di rete cicloturistica nazionale Bicitalia, mentre per interventi che incidono direttamente sulla ciclabilità, l’ultima parola spetterà alle amministrazioni; nel frattempo, associazioni e movimenti hanno già suggerito, durante gli Stati Generali della Bici, un prontuario di azioni minime a costi contenuti, tra cui la diffusione delle zone 30 nei centri urbani. I prossimi obiettivi dell’ECF sono di controllare che i fondi destinati ai singoli paesi siano effettivamente spesi e che portino i risultati attesi, integrando progetti ciclistici e non, in particolare quelli strategici per l’intermodalità.
Le priorità dell’ECF sono la conclusione del progetto di rete cicloturistica europea Eurovelo e un riassetto dell’industria del settore bici e accessori. Inoltre l’ECF ha ricordato che lo sviluppo previsto per la ciclabilità in Europa potrebbe generare migliaia di nuovi posti di lavoro e un ritorno economico pari a 5 volte l’investimento iniziale.
Alessandro Micozzi - News da Bikeitalia.it