Presentata al Festival Brescia Green il 5 maggio la prima Lista rossa degli habitat europei con il contributo del Museo di Scienze Naturali di Brescia
Qualche mese fa vi avevamo parlato della Lista Rossa IUCN, un enorme database che fotografa la situazione di moltissime specie viventi, indicando quali siano a rischio di estinzione.
Da tempo, chi si occupa di conservazione della natura sa che, per garantire al meglio la sopravvivenza di una specie, è necessario uno sguardo più ampio che non si concentri solo sulla singola specie, ma sugli habitat che la ospitano. Da qui la necessità di una Lista degli habitat naturali a rischio.
Secondo una definizione di Howard Odum, un grande ecologo statunitense, per habitat si intende «il complesso abiotico e biotico in cui vive una specie animale o vegetale».
Con il termine “biotico” si definisce la componente vivente di un ambiente, vale a dire animali, piante, batteri, funghi, mentre con “abiotico” si fa riferimento alla componente non vivente, come per esempio il suolo, le rocce, l’acqua.
È complesso infatti l’insieme degli elementi che concorrono a formare un habitat e sono molti i fattori che lo rendono ottimale per ospitare una specie. Inoltre, gli habitat sono fondamentali erogatori di veri e propri servizi, detti “servizi ecosistemici”: cibo, acqua e altre materie prime, impollinazione, mitigazione degli eventi climatici estremi e dell’erosione, ma anche spazi pieni di bellezza da contemplare e preservare.
Per questo la Commissione Europea, nel 1992, ha approvato la Direttiva Habitat, un notevole intervento che ha portato all’identificazione, all’interno degli stati membri, di quegli habitat considerati in pericolo e all’attuazione di misure di protezione concrete, quali l’istituzione di aree protette.
A distanza di 25 anni, vede la luce la Lista Rossa europea degli Habitat, che analizza la situazione degli habitat europei, valutandone in particolare il livello e il tipo di minacce presenti.
Il lavoro è stato finanziato dalla Commissione Europea e coordinato da enti scientifici di conservazione della natura quali IUCN, Wageningen Environmental Research e NatureBureau. Hanno lavorato al progetto oltre 300 esperti, di cui 15 italiani, provenienti dai centri di ricerca di varie Università.
Importante anche il contributo del Museo di Scienze Naturali di Brescia, nella figura del botanico Stefano Armiraglio, in particolare per quanto riguarda l’analisi degli habitat dell’Italia settentrionale.
Questo nutrito gruppo di ricercatori ha consentito di analizzare un gran numero di habitat, 490 per la precisione, molti di più di quelli previsti dalla Direttiva Habitat, spaziando dagli habitat montani a quelli marini.
Quello che emerge è purtroppo un quadro piuttosto preoccupante: un terzo degli habitat studiati è a rischio. Alcuni di questi sembrano soffrire in modo particolare, per esempio le zone umide (come torbiere e paludi) sono a rischio di scomparsa, mentre pascoli e praterie, habitat costieri e fluviali sono vulnerabili.
Per alcuni habitat, soprattutto marini, va considerato che si conosce ancora troppo poco. Tra i fattori di minaccia, le più importanti sono l’agricoltura, l’urbanizzazione e le alterazioni al sistema idrico, i cambiamenti climatici, l’inquinamento, le specie aliene invasive.
Appare evidente che il lavoro per evitare la perdita di biodiversità è tutt’altro che semplice. La creazione della Lista Rossa degli Habitat permette di avere a disposizione uno strumento importante per monitorare i progressi e per rivedere, strada facendo, gli obiettivi.
Andrea Corti
Didascalia foto:
> Prealpi Bresciane: torbiera di malga Rosellino
> A partire da sinitra: dott. Stefano Armiraglio, botanico del Museo di Scienze Naturali di Brescia; Gianluigi Fondra, assessore all’Ambiente del Comune di Brescia