Quando una psicoterapia è in via di conclusione ci si trova a rivolgersi parallelamente verso il passato e verso il futuro. È un momento quasi solenne in cui terapeuta e paziente si guardano con occhi nuovi e insieme percorrono un’ultima avventura di quel viaggio mano nella mano.
È difficile, come tutti i momenti in cui ci si saluta, e quant’anche bellissimo: ora si può rivolgere lo sguardo verso quel punto di partenza che appare ormai lontano e un attimo dopo scorgere all’orizzonte i futuri possibili e inesplorati che ci aspettano.
Negli ultimi mesi mi sono trovata in questa situazione con diverse giovani pazienti che si erano presentate a me con motivazioni tra loro molto diverse; mi hanno parlato di storie uniche, inimitabili e impensabili da vite altre.
Durante il percorso terapeutico si esprimono difficoltà, noia, stupori e gioie. Si vivono momenti bui da cui si pensava di non poter risalire, si possono percepire emozioni mai provate e, a volte, si scopre che quel qualcosa che solo un mese prima ci faceva sentire tanto diverse ed isolate dall’umanità intera, ora ci rende simili agli altri e ci dà forza nelle relazioni. Il processo evolutivo dalla giovinezza verso l’età adulta mette di fronte a vari ostacoli tra cui il doversi ri-conoscere in un mondo che richiede spesso si padroneggino gli strumenti degli adulti fin da bambini, e in cui il tempo che ogni soggetto necessita per fare le proprie scoperte, a volte, sembra non essere legittimato.
La questione del tempo nei dialoghi con le mie pazienti è spesso termine di confronto: sono in linea con i comportamenti delle altre ragazze? Come fare a non sembrare fuori tempo? Riuscirò ad essere migliore? E ancora, se non riesco ad essere perfetta nel minor tempo possibile, quali alternative ho? Ho alternative?
È l’età per riuscire a stare in piedi in relazioni nuove e contesti inediti con un’identità che sta nascendo. La scoperta di diventare donna è come il germoglio di una piccola pianta. Una piccola pianta che vuol sapere come essere dritta e forte per cogliere più raggi possibili dal sole che la illumina e come potersi piegare senza rompersi quando il cielo è meno sereno. Da terapeuta donna ringrazio le mie giovani pazienti che rendono, con il loro mettersi in gioco e sbocciare, il mio essere donna più ricco ed emozionante. A loro la mia gratitudine.
Diana Prada
Psicoterapeuta dell’équipe TheClew