Lasciare andare il proprio copione interiore permette di diventare più autentici
Ognuno di noi scrive il copione della propria vita. Cominciamo a scriverlo dalla nascita e circa all’età di 4 anni abbiamo già delineato le parti essenziali della trama.
Da adulti gli inizi della nostra storia sono al di fuori della portata della nostra memoria cosciente. Può darsi che a tutt’oggi non siamo consapevoli di averla scritta e, tuttavia, è probabile che metteremo in scena quella storia che abbiamo scritto tanti anni fa.
Eric Berne, padre dell’Analisi Transazionale, nel suo testo “Ciao!...E poi?” definisce il copione di vita «un piano che si basa su una decisione presa durante l’infanzia, rinforzata dai genitori, giustificata dagli avvenimenti successivi che culmina in una scelta decisiva».
Quando il bambino scrive la storia della propria vita, ne definisce anche la scena finale e tutte le parti del copione sono programmate per portare a questa scena finale.
Ci ritroviamo dunque, da grandi, a mettere in scena, come attori su un palcoscenico, un copione deciso quando, ancora neonati, per proteggerci da minacce esterne, abbiamo attivato strategie salvifiche che, per un certo periodo della nostra vita ci hanno difeso da frustrazioni e delusioni ma, da un certo momento in poi, hanno smesso di essere una risorsa buona per trasformarsi in vincoli.
Questo accade poiché nella logica del bambino la regola è ragionare dal particolare al generale; mettiamo il caso per esempio che i genitori di un bambino siano poco coerenti nel rispondere alle sue esigenze, per cui a volte quando lui piange loro accorrono mentre in altre situazioni lo lasciano piangere ignorandolo.
Secondo l’Analisi Transazionale, il bambino non ne trae semplicemente la conclusione che dei genitori non ci si può fidare, ma potrà decidere che non ci si può fidare degli altri.
Dunque la decisione di copione inconscia, da adulto, lo porterà ad avere relazioni con gli altri caratterizzate da sentimenti di sfiducia e svalutazione.
Per la persona diventa così insostenibile assumere continuamente le sembianze di quel personaggio che nel tempo ha rappresentato fedelmente sulla scena della vita il suo copione e vorrebbe liberarsene.
In un’ottica di sostenibilità è importante riconoscere che ognuno di noi, in ogni fase della vita, ha però la possibilità di prendere coscienza del proprio copione, di comprenderlo e di attuare un lavoro di riflessione e di analisi personale per permettersi di lasciare andare quegli aspetti che ci rendono personaggio, rinnovando e dando nuovo senso agli atteggiamenti buoni, autentici, di noi persona.
Valentina Mangili
Psicologa dell’equipe theclew