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Economia solidale ed economia sociale. Obiettivo comune, mondi diversi?

Economia solidale ed economia sociale. Obiettivo comune, mondi diversi?

Mentre prosegue il dibattito sulla proposta di legge a tutela dell'ESS, ci si interroga sui punti comuni tra modalità diverse di proporre un'economia alternativa. Lucio Moioli (Confcooperative Bergamo): «Serve reciproca contaminazione»

Economia solidale o economia sociale, è questo il problema? Non c'è bisogno di scomodare l'Amleto di Shakespeare per entrare nel vivo di una delle questioni che continua a interrogare gli addetti ai lavori lungo il percorso verso la legge di iniziativa popolare a tutela, appunto, dell'Economia Solidale e Sociale: la questione cioè relativa alla definizione stessa di un modo di fare economia che raccoglie attorno a sé mondi molto diversificati, anche se accomunati dalla volontà di proporre un'alternativa reale a un sistema evidentemente non funzionante al meglio, per le persone e per il pianeta.
Mentre si costruisce la strada per la stesura definitiva della bozza di legge e si avvia la preparazione della campagna di raccolta firme in Lombardia, (probabilmente da febbraio a luglio 2019), i variegati e multiformi attori che gravitano attorno a questi mondi – convergenti ma non sempre coincidenti – si confrontano non solo sulle questioni tecniche ma anche e soprattutto su quelle di contenuto. A cominciare dal perimetro economico entro cui questa proposta di legge finirà per muoversi.

Un quadro normativo articolato

«Quello che si sta cercando di fare con la proposta di legge a iniziativa popolare a tutela dell'Economia Solidale e Sociale (ESS) ha un valore soprattutto culturale – spiega Lucio Moioli, segretario generale di Confcoperative Bergamo – e di riconoscimento istituzionale di pratiche, reti di soggetti e modalità operative già in essere da tempo nei due ambiti, sociale e solidale».

Confcooperative Bergamo è stata coinvolta come associazione dalla Provincia di Bergamo per partecipare ai primi seminari durante i quali è stata tracciata la rotta verso la proposta di legge regionale sul tema.

Lucio Moioli si è reso disponibile con infoSOStenibile a portare alcune riflessioni personali in merito all'iniziativa. Iniziativa che, sottolinea, si configura come positiva perché mette in relazione due mondi – quello dell'economia solidale e quello dell'economia sociale – che al netto di tutto condividono le premesse di base, cioè la volontà di superare il capitalismo e i suoi effetti nefasti.

Dall'altra parte un'iniziativa legislativa di questo tipo si trova a fare i conti con problematiche rilevanti, non da ultima l'articolazione del sistema giuridico italiano sia sul piano regionale che nazionale: «Regione Lombardia, per esempio, ha già normato l'agricoltura sociale e il mercato equo e solidale e con la legge 36/2015 ha disciplinato la cooperazione – continua Moioli - A livello nazionale invece, nel 2017 ci sono state la riforma del terzo settore e il decreto legislativo sull'impresa sociale. Non coincidono completamente con l'ambito della proposta di legge sull'ESS, ma l'ampia sovrapposizione di oggetti e soggetti induce il rischio che si generi un quadro confuso o eccessivamente complesso. Ecco perché uno degli elementi più importanti del percorso lombardo verso una normazione dell'economia solidale e sociale sarà la riflessione sul cosa sono rispettivamente l'economia solidale e l'economia sociale, e qual è il tessuto normativo che le disciplina entrambe».

Due nomi, due mondi?

E qui si apre, a detta di Moioli, il vero cuore della questione. «Economia solidale, civica, sociale, del dono... C'è una costellazione di termini che insistono nella stessa direzione, ma con sfumature e significati non coincidenti. La questione terminologica è complicata: questa legge deve trovare un modo concettuale e terminologico per affrontare il problema di unire mondi che in realtà convergono».
Dal punto di vista dell'economia solidale, infatti, si obietta che il mondo dell'economia sociale (cooperativistico) si è piegato al mondo capitalistico accettandone il paradigma: «Ma se sei un attore economico sei costretto a confrontarti con le regole economiche vigenti - ribatte Moioli -. L'impresa cooperativa, quando agisce come tale, deve fare i conti con il mercato.
A oggi non c'è un modello definito e articolato diverso, ma ciò non significa che parti consistenti del mondo cooperativo non siano fortemente critiche o non stiano sviluppando modelli in contrapposizione alle pratiche deteriori del capitalismo. In questo senso, economia solidale ed economia sociale condividono la stessa domanda: come andare oltre l'attuale modello economico iper-finanziarizzato?».

Per capire meglio il dibattito attorno alla questione della definizione, sarebbe quindi necessario ricordare che il mondo cooperativo e dell'economia sociale si sviluppa sì all'interno del sistema capitalistico, ma le sue pratiche non sono capitalistiche, in quanto cerca di superare e limitarne gli effetti dannosi a partire dal concetto di mutualismo.

A differenza del modello anglosassone – che identifica l'economia sociale con la capacità di produrre innovazione sociale, ma non con la redistribuzione degli utili o la partecipazione dei lavoratori – la normativa italiana prevede che l'impresa sociale abbia determinate caratteristiche: deve essere attiva in campi specifici (espressamente citati nel testo di legge sull'economia sociale del 2017, tra cui attività di tutela dell'ambiente, educative, culturali, di cooperazione allo sviluppo, agricoltura sociale, ecc), non deve essere orientata al profitto, deve prevedere delle forme di partecipazione dei lavoratori e avere meccanismi di ascolto e coinvolgimento degli interlocutori esterni.
Al contrario, il modello di economia solidale è composto da soggetti che fanno economia subordinando quasi totalmente il loro agire economico alla dimensione etico-valoriale.

«Io non penso che siano due mondi distinti - continua Lucio Moioli -, penso invece che si tratti di un unico mondo con uno spettro di polarizzazione molto ampio. Dobbiamo cercare di non incancrenirci su ciò che ci separa per concentrarci invece su ciò che ci accomuna e sulle possibilità di reciproca contaminazione che vanno a beneficio di tutti. Del resto, stiamo andando verso una stessa e comune direzione». La contaminazione riguarda i linguaggi, i metodi e la base ideologica: nel momento in cui una cooperativa sociale cresce, si trova infatti a gestire una tale complessità di questioni fiscali, tecniche, burocratiche ed economiche da rischiare di essere schiacciata sulla gestione organizzativa dell'attività, smettendo così di porsi le domande etiche che ne hanno giustificato la nascita. «La pesantezza dell'organizzazione porta spesso a trascurare gli emergenti bisogni sociali: in questo senso confrontarsi con l'economia solidale può aiutare a non perdere la rotta - spiega Moioli -. Al tempo stesso, la presenza di attori rilevanti che agiscono nel mondo economico “tradizionale” può aiutare quello dell'economia solidale a strutturarsi meglio, e quindi a contare di più. Insomma, una contaminazione tra la dimensione prettamente etica e la fattibilità economica».

Istituzioni e beni comuni

Un altro nodo del dibattito ruota invece attorno al ruolo e alla presenza delle istituzioni regionali e provinciali tra i soggetti interpellati nella proposta di legge.

Coinvolgere direttamente le Province e Regione Lombardia nei tavoli di lavoro dell'ESS è un obiettivo o un limite? Rischia di snaturare il dibattito e vincolarlo alle istituzioni, oppure è uno strumento necessario affinché l'economia solidale e sociale sia presa in reale considerazione da chi ha la possibilità di stabilire le politiche economiche e pubbliche? Lucio Moioli propende per la seconda opzione: «Se vogliamo ottenere un riconoscimento istituzionale per l'ESS, dobbiamo necessariamente prendere sul serio le istituzioni, pur con tutti i loro limiti.

Dopotutto – continua – non stiamo cercando di costruire un'economia altra, utile solo come testimonianza, ma di agire sull'economia tradizionale per provare a orientarla diversamente. In che modo? Con il consumo critico e consapevole da un lato e con le scelte politiche che passano dalle istituzioni dall'altro».

Il riferimento è all'economista Elinor Ostrom, insignita del premio Nobel per l'Economia nel 2009 insieme a Oliver Williamson per le sue teorie sulla governance delle risorse comuni: secondo la Ostrom, i beni comuni son gestiti bene quando nella loro gestione intervengono sia soggetti del territorio sia istituzioni del territorio. Dalla somma tra pubblico, privato e partecipazione civile organizzata nasce il bene comune ed è proprio questo il concetto che sta alla base delle proposte dell'ESS e che la relativa legge dovrà tutelare e legittimare.

Diego Moratti & Erica Balduzzi

 

Il percorso per la proposta di legge regionale sull'Economia Solidale e Sociale

Una strada lunga e articolata, quella che sta portando alla condivisione della proposta di legge regionale sull'Economia Solidale e Sociale e alla raccolta firme dedicata: non potrebbe che essere così, visto che il tema coinvolge un ampio spettro di attori, anche molto diversi tra loro, che da anni operano e costruiscono reti all'interno di un mondo composito.

I passi già fatti...

  • Dieci anni fa > prima proposta di legge regionale sull'Economia Solidale avanzata da RES Lombardia, rimasta incompiuta.
  • 2017 > la provincia di Bergamo si fa carico della tematica, compara le altre leggi regionali e provinciali sul tema e studia ricerche dedicate. Si avvia un confronto sulla base di ricerche europee e internazionali sul medesimo tema.
  • 14 dicembre 2017 > convegno “Scommettere sul futuro: le prospettive dell'economia solidale e sociale” a Bergamo.
  • 24 aprile 2018 > dibattito “Dalla smart land all'economia solidale” a Bergamo.
  • 19 maggio 2018 > convegno “Scommettere sull'economia solidale e sociale: esperienze regionali a confronto per una proposta di legge in Lombardia”
  • Giugno – settembre 2018 > creazione di un gruppo di lavoro per redigere una prima bozza normativa da sottoporre all'Ufficio Legislativo di Regione Lombardia per un vaglio tecnico sul rispetto dei requisiti minimi.
  • Ottobre – dicembre 2018 > Incontri di confronto tra i vari attori della rete dell'ESS in Lombardia sul testo di legge, anche sulla base delle osservazioni di Regione Lombardia.

E quelli ancora da fare…

  • Gennaio/ febbraio 2019 > Definizione finale del testo della proposta di legge regionale e presentazione a tutti gli interlocutori interessati, alla istituzioni e alla stampa.
  • Febbraio – luglio 2019 … > Lancio della campagna di raccolta firme ed eventi di promozione che coinvolgerà anche associazioni e cittadini del territorio con la raccolta firme.

Secondo la normativa regionale 1/1971 in materia di proposta di leggi a iniziativa popolare, la bozza deve essere sottoscritta da almeno 5000 cittadini elettori in 180 giorni prima di essere sottoposta all'ufficio di Presidenza del Consiglio e alla commissione consiliare competente per la valutazione: sei mesi quindi per convogliare il mondo dell'economia solidale e dell'economia sociale verso l'obiettivo comune. 

Dicembre 2018

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