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Economia Green. L'innovazione d'impresa conviene

Economia Green. L'innovazione d'impresa conviene

Luci e ombre del mondo delle imprese che scelgono la sostenibilità come colonna portante tra sfide climatiche e investimenti. Settimana dell'Energia: «la sostenibilità è la next economy»

Abitare verde. Costruire innovando. E magari vivere la quotidianità tutelando la nostra salute, quella dei nostri figli e quella del pianeta. Quelle che solo pochi decenni fa erano considerate utopie sono diventate oggi non solo realtà effettive, ma anche una vera e propria necessità.

Complici i sempre più allarmanti dati sull'inquinamento globale, sul boom demografico e sul consumo delle risorse, il ricorso alla green economy ha smesso di essere un vezzo da ambientalisti lungimiranti per diventare al contrario un imperativo categorico per tutti: davanti alle prospettive di un mondo i cui consumi continuano a crescere a ritmi decisamente poco compatibili con il futuro del pianeta, ripensare i vari settori del vivere in chiave sostenibile può essere l'unico modo per assicurarsi un avvenire. Questo vale anche per il costruire, attualmente uno dei settori più impattanti per quanto riguarda consumo di suolo e inquinamento, ma anche fondamentale per invertire la rotta e incontrare le esigenze delle generazioni a venire.

E allora sorge spontanea la domanda: è possibile conciliare necessità abitative in espansione con altrettanto stringenti necessità di tutela dell'ambiente e cambio di rotta globale? La risposta, anche in questo caso, può essere trovata nella sostenibilità.

Le sfide dell’inquinamento globale e consumo di suolo

Partiamo dall'Italia, dunque. Secondo i dati del rapporto ISPRA-SNPA sul “Consumo di Suolo in Italia 2018” presentato lo scorso luglio, il nostro Paese non brilla rispetto al tema. Al contrario, i dati 2017 mostrano un'Italia nella quale la superficie naturale si è assottigliata di 52 chilometri quadrati nell'arco dell'anno appena trascorso: in altre parole, costruiamo ogni due ore un'intera piazza Navona, per una velocità media di costruzione pari a 2 metri quadrati al secondo.

Non solo: il rapporto ha posto particolare attenzione sul fatto che quasi un quarto del nuovo consumo di suolo netto tra il 2016 e il 2017 (il 24,61%) sia avvenuto all'interno di aree soggette a vincoli paesaggistici. A questo si aggiunga la situazione ambientale dell'intero pianeta, fortemente minacciata da livelli di emissioni nocive che hanno ripreso a salire, complici le vicende geoeconomiche mondiali che hanno portato superpotenze - gli Stati Uniti di Donald Trump su tutti - a indietreggiare vistosamente sui temi della sostenibilità e della green economy. A metà settembre, inoltre, il panel delle Nazioni Unite sul riscaldamento globale riunitosi in Corea del Sud ha lanciato un monito perentorio alla comunità internazionale: il margine di aumento del riscaldamento terrestre consentito prima del “punto di non ritorno” è di 1,5 gradi, e con l'attuale livello di emissioni l'avremo già superato prima del 2040. Per evitare quella che è indicata come una catastrofe a tutti gli effetti sarebbero necessarie misure senza precedenti: un vero e proprio sforzo di riconversione in chiave sostenibile che riduca le emissioni di CO2 del 45% entro il 2030, ma anche l'abbandono de facto del carbone come fonte elettrica e la crescita dell'uso delle rinnovabili.

Settimana dell'Energia: fatiche e potenzialità dell'innovazione sostenibile

Senza dubbio risulta quanto mai necessaria una seria valorizzazione delle aziende e delle imprese che fanno della sostenibilità e dell'innovazione la loro colonna portante: un processo non da poco, che – almeno nel nostro Paese - richiede ingenti investimenti pubblici e privati, incentivi agli investimenti e una riduzione dello “spread” di prezzo e tassazione a cui sono sottoposte le imprese. Il dato è emerso durante l'apertura della “Settimana dell'Energia” promossa da Confartigianato Bergamo, che è giunta quest'anno alla sua decima edizione e ha come tema portante proprio il connubio tra energia e clima.

«Le imprese italiane scontano un importante gap di competitività con le concorrenti europee causato dagli alti costi dell’energia: è uno spread che si verifica nei maggiori costi del gasolio e dell’energia elettrica, dovuti sia all’elevata dipendenza energetica dell’Italia che a una tassazione particolarmente alta. - ha spiegato Enrico Quintavalle, responsabile dell'ufficio Studi di Confartigianato. - In Italia gli oneri per l’energia pesano ancor di più sulle imprese in bassa tensione, quindi le più piccole che, pur consumando il 34,2% dell’energia pagano il 46,3% degli oneri generali, a fronte delle imprese in alta tensione, che consumano il 19,2% dell’energia e pagano solo il 9,3% degli oneri fiscali». Energia – ed energia pulita – come nodo cruciale delle sfide ambientali ed economiche del futuro, dunque. Non è un caso, quindi, che proprio nella riduzione dei consumi energetici siano attive le principali imprese attivatesi nel campo della sostenibilità ambientale. Secondo una survey condotta su un campione di oltre 900 imprese associate a Confartigianato in Lombardia, 4 imprese su 10 nella nostra regione (per un totale di 132mila imprese) si sono mosse per ridurre i consumi energetici e per investire in tecnologie e materiali rispettosi dell'ambiente, oltre che in azioni di riciclo e riuso. «Peraltro sono molte le imprese a valore artigiano che sono attive non solo sul lato della domanda di efficienza energetica, ma anche su quello dell’offerta – ha specificato Licia Redolfi, ricercatrice dell'Osservatorio - si stima siano oltre 55mila imprese, in particolar modo appartenenti ai settori dell’installazione e dell’edilizia. I dati raccolti raccontano di imprese sempre più attive e impegnate sui tre fronti dell’efficienza energetica, della mobilità sostenibile e della lotta al cambiamento climatico». Durante gli appuntamenti della Settimana dell'Energia (22-27 ottobre 2018) è intervenuto anche l'antropologo ed economista Dipak R. Pant, fondatore dell'Unità di Studi Interdisciplinari per l'economia Sostenibile dell'Università LIUC, che nel corso della conferenza incentrata su “Energia, ambiente e nuovi orizzonti per l'imprenditoria” ha approfondito il ruolo e l'importanza della sostenibilità in chiave sia economica che sociale. «La sostenibilità è la prossima economia, la next economy - ha sottolineato Pant - perché può produrre reddito, utile per l’imprenditoria, per lo sviluppo economico. Oggi abbiamo un modello industriale rampante, permeato tutto sulla crescita disperata a scapito, purtroppo, del valore e della qualità. La sostenibilità economica - ha precisato Pant, è volta a creare reddito e lavoro, mentre quella sociale deve essere in grado di garantire sicurezza, salute, benessere e poi c’è quella ambientale, molto complessa, che occorre affrontare e risolvere alla luce dei forti cambiamenti climatici che provocano disastri naturali rapidi e discontinui». L'obiettivo, nell'ottica di Pant, deve essere quello di «osservare a 360° le pratiche migliori, utilizzare al massimo gli incentivi fiscali e normativi, sostenere la ricerca e lo sviluppo, evitare gli sprechi ed impiegare con maggiore attenzione le risorse che abbiamo a disposizione, utilizzare l'energia biofisica umana e tenere sempre presente il fattore umano. Ma servono anche minimalismo, sobrietà, e una costante attenzione alla dimensione trascendentale, ossia ciò che è arte o spiritualità».

Costrure green, una scelta possibile

Uno scenario ampio e quanto mai variegato, che tra luci e ombre mostra un processo che prosegue verso il futuro. Anche per quanto riguarda il vivere quotidiano, la fruizione degli spazi pubblici e il rapporto tra ambiente naturale e costruito. Nelle città europee e mondiali cresce il numero di complessi residenziali, infrastrutture ed edifici industriali innovativi e sostenibili, integrati con l'ambiente circostante e pensati per svilupparsi armonicamente con il territorio, provvedere al fabbisogno energetico in modo pulito e riqualificare quartieri e isolati.

Ecologia e sostenibilità sono diventate infatti le parole d'ordine dei grandi progetti, dimostrando così di essere a tutti gli effetti dei veri e propri volani per l'economia su più piani: diretti, in quanto rendono necessarie figure professionali qualificate e qualificanti, e pure indiretti, perché portano con sé uno sviluppo positivo dell'intera area in cui si sviluppano.

Un approccio che conviene, al grande come al piccolo, tant'è che secondo il rapporto “L'innovazione dell'edilizia italiana” redatto nel 2016 dall'Osservatorio E-LAB di Legambiente e del Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori, in Italia la vera spinta all'innovazione energetica arriverebbe proprio dai comuni. Tanto per citare un dato: sono 1251 i comuni che nel 2016 hanno modificato i propri regolamenti edilizi introducendo parametri di sostenibilità al settore costruzioni, dimostrando un trend in crescita che tocca temi importanti come l'efficienza energetica (isolamento termico e acustico, serramenti, tetti verdi, teleriscaldamento, ecc), l'uso delle rinnovabili in edilizia (solare, termico e fotovoltaico, ma anche biomasse e minieolico), il risparmio idrico, l'innovazione ambientale e tecnologica (che riguarda ad esempio il potenziamento dell'antisismica), e la certificazione energetica. Tutti i livelli devono essere coinvolti, dai piccoli comuni alle grandi imprese, dal piccolo artigiano alla programmazione economica nazionale e internazionale: l’innovazione e la portata dell’economia green deve essere volontà e patrimonio consapevole di un numero sempre crescente di interlocutori economici, oltre che di cittadini responsabili.

Erica Balduzzi 

Ottobre 2018

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