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Datagate: Tutti spiano tutti, inutile nascondersi

Datagate: Tutti spiano tutti, inutile nascondersi

Le rivelazioni di Edward Snowden hanno fatto luce su un panorama inquietante sebbene non totalmente inaspettato

Il Grande Fratello dell’era digitale ha cinque occhi: USA, Gran Bretagna, Canada, Australia e Nuova Zelanda. Il 23 ottobre la chiamata di Angela Merkel al presidente Barack Obama, aveva toni tutt’altro che amichevoli. Le ultime rivelazioni dello Spiegel sull’ampiezza e la meticolosità delle intercettazioni commissionate dalla National Security Agency (Nsa) hanno scosso le certezze della politica tedesca. «Spiare gli amici è una cosa che non si fa», ha dichiarato Merkel il 24 ottobre al vertice del consiglio europeo a Bruxelles, «Ora occorre ricostruire la fiducia».

Secondo l’analisi dei documenti, è da più di dieci anni che il cellulare della Merkel viene monitorato ed è difficile escludere che la presidenza degli Stati Uniti avesse autorizzato le intercettazioni, nonostante le assicurazioni che Obama aveva fornito già a giugno, il mese in cui tutto è cominciato. Il quotidiano inglese “Guardian”, sotto la guida dell’affilata penna di Glenn Greenwald, pubblica le informazioni fornitegli da Edward Snowden, ex consulente della National Security Agency (Nsa): le scottanti rivelazioni riguardano i programmi di sorveglianza di massa del governo statunitense e britannico, che insieme agli altri tre paesi anglosassoni costituiscono quello che il quotidiano francese Le Monde definisce “Le Big Brother Planetaire”. Le agenzie d’intelligence in questi paesi utilizzano sistemi informativi estremamente avanzati e senza confini, che raccolgono i dettagli delle conversazioni dei cittadini da reti di computer e telefono.

Diverse aziende telefoniche collaborano in questo intensivo monitoraggio e il target varia dal semplice cittadino ai diplomatici dell’UE.

Se inizialmente pareva solo una faccenda irritante -scrive il quotidiano inglese “Financial Times”- la fuga di notizie causata da Snowden è diventata una vera e propria minaccia a settembre, quando su “O Globo”, il principale quotidiano del Brasile, il giornalista Glenn Greenwald ha accusato gli Stati Uniti di monitorare il telefono, le mail e il browser di Dilma Rousseff, la presidente brasiliana. Washington non ha mai smentito l’affermazione in modo netto. A queste rivelazioni hanno fatto seguito notizie altrettanto imbarazzanti sulle intercettazioni in Messico, Francia e Germania. Le parole giustificatorie sull’importanza di sorvegliare gli individui sospettati di terrorismo non hanno retto la portata delle accuse che da diverse parti del globo hanno colpito la Nsa.

A ottobre, tutti gli interventi di diplomatici e funzionari dei servizi segreti alle reti tv e radio inglesi avevano i toni acuti di chi punta a minimizzare l’entità delle accuse sulla base dell’affermazione che alla fine «tutti spiano tutti» e che le reazioni indignate della cancelliera tedesca Merkel e del presidente francese Holland rientrano nelle quotidiane pratiche di ricerca del consenso di possibili elettori. Senza voler puntare il dito contro Merkel e Holland, il fatto che fino a settembre, quando le intercettazioni sembravano riguardare comuni cittadini, nessun politico avesse dato particolare rilevanza al fenomeno, mentre da un mese a questa parte si parli d’inaccettabile violazione, la dice lunga su come funzionino certe dinamiche ai piani alti del potere.

Come sottolineato da Greenwald in un articolo che ha infiammato le polemiche sul caso, tutti i governi da un lato continuano a sostenere quanto sia importante che le informazioni siano emerse, ma dall’altro non permettono a colui che ha svelato tutto questo di chiedere asilo politico in questi Paesi, né tanto meno si impegnano a scoraggiare la sua persecuzione da parte degli Stati Uniti.

Edward Snowden ora è in Russia, che gli ha concesso asilo politico per un anno, suscitando l’avversione di Obama. Glenn Greenwald a breve lascerà il “Guardian” per formare con alcuni colleghi un nuovo organo di informazione indipendente, che gli permetta di pubblicare indisturbato le evoluzioni future del Datagate. Dopo le ultime rivelazioni che hanno portato alla luce ambigue e complesse relazioni tra la Nsa e l’agenzia di intelligence britannica GCHQ, le pressioni della Nsa e degli stessi governi sui giornali cominciano a essere pesanti. «Come possono gli Stati Uniti e il Regno Unito continuare a pretendere di essere considerati i paladini della libertà di stampa e permettersi di dare lezioni agli altri?» si chiede Greenwald. Come possono comuni cittadini avere fiducia e sentirsi protetti da questi governi, ci chiediamo noi, con quel brivido che corre lungo tutta la schiena?

Mara D’Arcangelo

 

Dicembre 2013

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