Il percorso di ricerca di Francesca Forno, cofondatrice dell’Osservatorio Cores, tra impegno personale e studi accademici
Perché un evento di tale portata, con ospiti studiosi del calibro di Colin Sage si terrà a Bergamo?
L’abbiamo chiesto a Francesca Forno, professore aggregato presso il Dipartimento di Scienze umane e sociali dell’Università di Bergamo, ricercatrice e cofondatrice dell’Osservatorio Cores, che ha promosso e coordinato la realizzazione del convegno “Cibo, sostenibilità e territorio” del 23 e 24 ottobre prossimi: «Il convegno rappresenta la tappa di un percorso professionale, accademico ma anche di impegno sociale e intende essere un momento di riflessione collettiva e di scambio di idee per impostare discorsi e avviare sperimentazioni di possibili “soluzioni” al tema della ri-localizzazione del cibo nell’ottica di un’effettiva sostenibilità della filiera alimentare».
Francesca Forno dal 2005 è docente di Sociologia generale e Sociologia dei consumi a Bergamo. Esperta di metodologie quantitative di raccolta dati, co-direttrice della rivista di studi sociali e politici “Partecipazione e Conflitto”, ha preso parte a diversi progetti di ricerca nazionali e internazionali sulle reti di movimento e sulle trasformazioni nei processi di governance del territorio.
La sua ricerca più recente verte sui temi del consumo critico e sulle reti di co-produzione, anche in campo alimentare: «Approfondendo questi fenomeni di consumo critico insieme ad altri studiosi ci siamo accorti che chi vi prende parte ha un profilo da cittadino “privilegiato”.
L’idea su cui stiamo lavorando come Cores è: come si fa a far diventare questo tipo di consumo valido per tutti? -e prosegue- L’ipotesi che abbiamo avanzato è che sia importante un avvicinamento di queste pratiche alla “politica”, a cominciare da chi amministra i nostri territori costituendo una “lobby buona” di consumatori (attivi e consapevoli) e di produttori locali. Ecco perché il titolo del convegno e il coinvolgimento delle amministrazioni locali, a partire da quelle già attive su questo fronte, in modo da stimolare un opportuno scambio di “pratiche di buona amministrazione”».
Il convegno segna dunque una tappa importante di un percorso che per la professoressa Forno è oggetto di ricerca da tempo, a partire dalla fondazione dello standing group “Nuove forme di partecipazione” (Participation and Mobilisation) insieme alla studiosa Michele Micheletti (Università di Stoccolma) presso l’Ecpr (European Consortium for Political Research), un network di ricercatori europei. «In quel contesto di studi stava emergendo chiaramente come i cittadini iniziassero a identificare una nuova arena di partecipazione politica, vale a dire le proprie scelte di consumo».
Gli studi sul consumo critico fanno il giro del mondo
Dopo il dottorato in Scienze Politiche conseguito in Scozia e qualche anno di insegnamento presso l’Università degli Studi di Urbino, nel 2005 la professoressa Forno vince il concorso per la cattedra di Sociologia a Bergamo.
Consapevole che il punto d’osservazione ideale per studiare da vicino i movimenti sociali è conoscerli dal di dentro, il suo approccio alla società civile bergamasca (e non) è cominciato in un negozio cittadino del commercio equo e solidale e si è consolidato nel tempo nell’incontro di realtà come i gruppi di acquisto solidale e i membri attivi della campagna palermitana “Addiopizzo”.
Studi accademici, incontri ed esperienze vissute non hanno quindi mai smesso di intrecciarsi tra loro, determinando nel tempo forme e direzione della sua ricerca. Nel 2007 dall’organizzazione del seminario “Shopping for Human Rights” presso l’Università di Bergamo, prende avvio l’esperienza di Cittadinanza Sostenibile (rete di realtà bergamasche che lavorano per una società più consapevole e solidale) che da allora la coinvolge in modo attivo, nella convinzione che «la co-partecipazione è fondamentale per fare ricerca».
Ancora una volta l’oggetto di ricerca si fa esperienza vissuta e viceversa, incontri e conoscenze sono arricchenti per i suoi studi. Studi che hanno poi le gambe lunghe e vengono pubblicati e divulgati presso la comunità scientifica, non solo in Italia ma anche all’estero attraverso articoli apparsi su prestigiose riviste internazionali.
Ma a cosa si deve un riscontro così favorevole riguardo ricerche che indagano perlopiù fenomeni locali italiani? «Azioni di consumo critico locale, movimenti sociali che per ragioni storiche in Italia non godono di buona fama (dal ’68 in poi visti come spazi di criminalità, talvolta di violenza), all’estero invece oggi sono ufficialmente riconosciuti come spazi di innovazione».
Così in un numero speciale tutto dedicato ai consumi critici del autorevole International Journal of Consumer Studies ai primi di settembre è stato pubblicato un estratto della sua ricerca su Addiopizzo, che per diversi anni ha impegnato la professoressa. E nello stesso mese un’altra prestigiosa rivista internazionale (la tedesca “Neue Soziale Bewegungen”) annovera tra i contributi selezionati per il suo ultimo numero proprio la ricerca sui Gruppi di Acquisto Solidali redatta dalla prof.ssa Forno.
Per approfondimenti: www.coreslab.wikispaces.com
Angela Garbelli