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Dal mondo all'Italia. Viaggio nel settore della e-mobility

Dal mondo all'Italia. Viaggio nel settore della e-mobility

Sempre più persone guardano ai veicoli elettrici o ibridi con fiducia. Dati e analisi di un mercato in forte crescita

Nel percorso dell'Europa verso un 2050 a emissioni zero, un ruolo fondamentale lo ricopriranno la promozione e lo sviluppo di innovativi modelli di mobilità sostenibile, integrati sui territori e capaci di rispondere alle esigenze della quotidianità attuale, soprattutto - ma non solo - nelle grandi città.

Questo cambio di passo è reso necessario non soltanto dalle nuove direttive europee in materia di clima e riduzione di emissioni (il cosiddetto European Green Deal, lanciato a fine 2019 dalla Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, che ha posto la promozione di una mobilità intelligente e sostenibile tra gli obiettivi da qui ai prossimi 30 anni), ma anche dalla nuova mentalità che lentamente va affermandosi, più attenta alle questioni ambientali e maggiormente in grado di interrogarsi sulle nuove possibilità offerte dalla mobilità del futuro: elettrica, micro, dolce, multimodale e – soprattutto – a impatto sempre più ridotto.

Quello della mobilità sostenibile è un tema ampio e articolato, che comprende tanto politiche di potenziamento del trasporto pubblico quanto un cambio di stili di vita e di spostamenti da parte dei cittadini; che riguarda sia l'ambito economico e industriale connesso all'automotive, sia quello sociale e ambientale, che tocca tanto le scelte istituzionali quanto quelle personali.

E sono proprio queste ultime ad avere la possibilità (o la responsabilità?) di segnare un cambio di passo, indirizzando mercato e politiche: ad oggi, la mobilità privata rappresenta ancora un segmento molto rilevante degli spostamenti complessivi sul territorio europeo e, stando ai dati nazionali e internazionali, si sta indirizzando sempre di più verso soluzioni elettriche e ibride. Pur nella consapevolezza che queste soluzioni, da sole, non sono risolutive.

Il contesto

Secondo i dati diffusi a metà 2019 dall'organizzazione internazionale indipendente Transport&Environment (TE) nel rapporto “Electric surge”, il 2020-2021 sarà l'anno di svolta per il mercato delle auto elettriche: se fino all'anno scorso sulla crescita effettiva del settore pesavano fattori quali i prezzi alti dei veicoli elettrici, la scarsa offerta di modelli nei concessionari e l'inadeguatezza percepita di infrastrutture di ricarica e durata della batteria, negli ultimi mesi le principali case automobilistiche si sono buttate in quella che può essere definita una vera e propria “offensiva elettrica”.

Secondo TE, dalla sessantina di modelli elettrici disponibili sul mercato alla fine del 2018, si arriverà ai 176 modelli nel 2020, 214 modelli nel 2021 e 333 nel 2025 (numeri che comprendono tutte le categorie di auto elettrica, ibrida, plug-in). In questo modo, la produzione di veicoli elettrici in Europa in sei anni potrebbe raggiungere una quota di mercato pari al 22% (elaborazioni TE su dati di IHS Markit).

Non solo: questo porterebbe con sé anche un'accelerata su scala europea nelle innovazioni rispetto alla produzione di batterie e alle infrastrutture di ricarica su tutto il territorio. Sempre Transport&Environment, infatti, ha calcolato che – per raggiungere l'obiettivo di emissioni zero fissato dall'Unione Europea per il 2050 - le colonnine di ricarica in Europa dovranno moltiplicarsi di 15 volte da qui alla prossima decade, con un investimento complessivo di 20 miliardi di euro: in altre parole, per essere carbon neutral entro la data prevista, le strade europee dovranno essere convertite alla mobilità elettrica, garantendo circa 3 milioni di stazioni di ricarica - rispetto alle 185 mila attuali - affinché tutti i veicoli elettrici possano approvvigionarsi senza problemi.

E se da un lato oggi solo il 3% della spesa infrastrutturale sulle strade in Europa è destinato agli investimenti sulle colonnine, dall'altro l'Unione Europea ha previsto proprio all'interno dello European Green Deal un piano di finanziamento per investimenti sostenibili nel prossimo decennio fino a 1 miliardo di euro. Investimenti che potrebbero coinvolgere proprio le infrastrutture dedicate alla mobilità elettrica, non solo nei maggiori centri urbani ma anche nelle aree periferiche e svantaggiate, creando così una capillarità di servizio sul territorio.

E in Italia?

Anche nel nostro Paese, l'opinione pubblica rispetto ai veicoli elettrici sta cambiando. Sebbene il segmento di mercato rispetto alle e-cars in Italia sia ancora ridotto (rappresenta solo lo 0,5% dei nuovi veicoli), lo scorso aprile si è superata per la prima volta la soglia delle mille auto elettriche “pure” immatricolate in un mese, risultato raggiunto poi anche nei mesi di maggio e di giugno 2019: i dati, raccolti nello Smart Mobility Report 2019 di Energy&Strategy Group – School of Management (E&S Group) del Politecnico di Milano, raccontano quindi un'Italia che nella sostenibilità ci crede e sono indicatori dei macro-trend che stanno indirizzando la mobilità verso un sistema sempre più smart.

Secondo il direttore dell'E&S Group Vittorio Chiesa, infatti, pur restando i numeri italiani inferiori se comparati al mercato interno totale o all'andamento della e-mobility nei diversi Paesi europei, il settore non è più da considerare una “nicchia”, al contrario, costituisce un segmento significativo di sviluppo e innovazione.

Questo si vede anche rispetto alle infrastrutture: secondo il report, «in Italia sono presenti quasi 8.200 punti di ricarica tra pubblici (3.500, +23% sul 2017) e privati ad accesso pubblico, il 20% circa di tipo “fast charge”, in linea con la media europea e in crescita del 52%.

La Lombardia è l’unica regione con oltre 1.000 punti di ricarica, seguita da Lazio, Piemonte, Emilia Romagna, Toscana e Sicilia (oltre 500).

Il Nord Italia detiene il 51% delle installazioni e il 53% di quelle “fast charge”.

Circa il 70% è in ambito urbano, su strada o in parcheggi pubblici, quasi il 30% in “punti d’interesse” come centri commerciali e concessionarie auto, meno del 5% è extra-urbano».

E mentre da un lato la migliore infrastrutturazione dei territori facilita senza dubbio l'avvicinamento alla scelta dell'elettrico, grande importanza assume anche l'incentivo economico: ad oggi, il fattore “prezzo” è ancora uno dei più determinanti nell'acquisto dell'auto elettrica o ibrida, ma la combinazione di incentivi nazionali (come quelli previsti nel cosiddetto Decreto Clima o nell'Ecobonus) e regionali (come il bando Rinnova Veicoli 2019-2020 di Regione Lombardia), sommati al “total cost of ownership” (cioè al costo di un veicolo nel corso di tutta la sua vita utile, che comprende il pagamento del bollo, la maggiore accessibilità a parcheggi e ztl e i ridotti costi di assicurazione), rendono l'alternativa elettrica o ibrida sempre più allettante. Per fortuna.

Erica Balduzzi

 

 

E-mobility nel mondo. I dati dallo Smart Mobility Report 2019
 
  • 2,1 milioni

di veicoli elettrici immatricolati nel mondo nel 2018, di cui 70% “full electric”

  • + 78%

Trend di crescita rispetto all'anno precedente

  • Oltre 3 milioni

di veicoli elettrici immatricolati nel mondo nel 2019

I paesi del mondo con più e-cars (2018)

  • Cina: 1.2 milioni di immatricolazioni (+78%)
  • Europa: 400mila immatricolazioni (+34%)
  • Usa: 350mila immatricolazioni (+79%)
  • Giappone: 53mila immatricolazioni (-6%)

    La classifica europea (2018)

  • Norvegia: 72mila nuove auto elettriche
  • Germania: 67mila nuove auto elettriche
  • Gran Bretagna: 60mila nuove auto elettriche
  • Francia: 45mila nuove auto elettriche
A marzo in uscita uno speciale approfondimento dedicato alla e-mobility a cura di infoSOStenibile.

Il magazine sarà distribuito nella città di Bergamo e disponibile sul nostro sito. 

Marzo 2020

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