Brescia capofila nel recupero di strumentazioni dismesse grazie al progetto Life-MED di Cooperativa sociale Cauto e a Medicus Mundi
Da scarto a valore: è secondo questa logica che strumentazioni ormai obsolete e dismesse, dimenticate in qualche locale angusto degli ospedali e destinate molto probabilmente a finire in discarica, grazie al progetto LifeMED trovano nuova vita, tornando così a “dare vita”.
Un progetto che ha visto coinvolti la Cooperativa sociale Cauto, Legambiente Lombardia, insieme all’Università di Brescia, al partner rumeno Ateliere Fara Frontiere e a Medicus Mundi Attrezzature di Brescia e che punta a rendere minima la quota di rifiuti derivanti dalla dismissione di attrezzature mediche, massimizzandone il recupero e la rigenerazione, attraverso il ricondizionamento.
Attrezzature, dunque, che tornano a funzionare per essere donate a organizzazioni e associazioni attive in Europa, a cliniche e centri medici.
Dati alla mano
Alcuni dei risultati concreti sono stati presentati lo scorso 18 maggio, presso il Dipartimento di Ingegneria dell’Università di Brescia, alla presenza dell’assessore all’Ambiente del Comune di Brescia Gianluigi Fondra, del professore Rodolfo Faglia dell’Università di Brescia e di Alfio Marzorati di Legambiente Lombardia.
Per Cauto è intervenuta Anna Brescianini, mentre per Medicus Mundi Alessandro Zani, prima di Patrick Ouriaghli di Ateliere Fara Frontiere che ha presentato le linee guida per la corretta gestione delle apparecchiature dismesse.
Ecco i dati messi in evidenza: in 36 mesi sono state ricondizionate 441 attrezzature elettromedicali, tra queste 180 arredi sanitari. Beneficiari del progetto 80 tra Ong, cooperative e associazioni che hanno così sostenuto l’apertura di ambulatori nella periferia di Roma, in Grecia - con la costituzione di cliniche mobili - nei dintorni di Bucarest, in Romania, e in zone rurali della Lituania, per un totale di oltre 45 tonnellate di rifiuti elettromedicali che non sono così finiti in discarica. Persino i pezzi di ricambio sono stati smontati e salvati quando non è stato possibile ripristinare l’intero macchinario.
La frontiera dei rifiuti medico sanitari
Una gestione complessa, quella dei rifiuti medico sanitari, che sta diventando sempre più attuale oltre che problematica per la mancanza di procedure standard da parte delle strutture sanitarie, per lo scarso utilizzo delle attrezzature dismesse spesso funzionanti e per la mancanza di una valutazione del rifiuto prima dello smaltimento.
Se è vero che ogni anno in Europa si producono 11,6 milioni di tonnellate di rifiuti elettronici, di questi il 60% finisce in discarica e spesso si tratta di materiali ancora preziosi, una vera e propria miniera di materiali preziosi potenzialmente recuperabili.
Tra le apparecchiature elettroniche trovano spazio quelle sanitarie che grazie al riciclaggio e al riutilizzo possono trovare nuova utilità, sociale ed economica.
Con l’ambizione che si possa replicare ed esportare in altri Paesi d’Europa, Brescia, oltre a essere capofila del progetto e pioniera di questa gestione virtuosa delle apparecchiature medico-sanitarie dismesse, punta ora a porre le basi per una regolamentazione legislativa nazionale che si impegni proprio nella gestione delle strumentazioni elettromedicali. In vista di questo obiettivo, è stata depositata presso la Commissione ambiente della Camera una risoluzione, con la quale il governo si impegna a promuovere la cessione gratuita a enti no profit e onlus di apparecchiature scartate ma ancora utilizzabili.
Perché l’economia circolare, anche nella gestione delle apparecchiature medico sanitarie dismesse, è il futuro. Anzi, il presente.
Fabio Perletti