Una guida fa incontrare i sogni delle viaggiatrici con le protagoniste delle realtà locali. In viaggio dal Senegal alla Toscana fino all’Ecuador
Il viaggio è sempre più donna. Non solo perché cresce il numero delle viaggiatrici in gruppo o in solitaria e perché sono sempre più quelle impegnate nel turismo (anche se, come in ogni settore, sono meno riconosciute), ma perché i viaggi diventano sempre più occasioni di incontro, riflessione, attenzione all’altro e al dettaglio: caratteristiche, queste, che da sempre appartengono al mondo femminile.
Con questa premessa si apre «La guida delle libere viaggiatrici: 50 mete per donne che amano viaggiare, in Italia e nel mondo», della “musa” del turismo responsabile Manuela Bolchini e della giornalista e nonché ideatrice del sito «Gender Responsible Tourism» Iaia Pedemonte. Un manuale piccolo e agevole, consultabile per ore, giorni, anni. Le proposte sono tantissime: basta sfogliarlo per prendere il volo, per respirare - in una confusione di sensi - colori, profumi e sapori lontani.
È pura energia quella che arriva dalle comunità che vivono ancora in sintonia con l’ambiente e l’uomo. Ci sono tante mete lontane dai luoghi comuni, dalla terra del Cacao in Ecuador fino a L’Aquila e alle altre zone colpite dal terremoto. Spuntano proposte per ogni piacere e sapere. Cosa si potrebbe fare? Un batik in Senegal, un gioiello in Tanzania, un formaggio slow in Armenia, yoga a Bali e ancora un cammino con i nomadi in Ciad, esercizi di memoria in Bosnia, shopping “pizzo free” in Sicilia, mosaici a Venezia, balli folk in Piemonte.
Viaggio al femminile... ed etico
Il tutto non è solo bello e divertente, ma è anche buono, perché i viaggi per le donne e con le donne possono avere effetti positivi. «Se queste entrano in un circuito turistico virtuoso - si legge nel libro - ci sono grandi vantaggi per il mondo». Secondo quanto riportano UN Women e l’Agenzia per il turismo delle Nazioni Unite, «il turismo responsabile che occupa equamente le donne può essere la leva su cui puntare per vincere le grandi sfide globali, la povertà e le diseguaglianze».
Non solo, il settore si è rivelato uno strumento per la loro emancipazione, soprattutto nelle aree dove i diritti rosa faticano a essere approvati. Lo dimostrano queste pagine dove si incontrano centinaia di imprenditrici locali, cooperanti, rappresentanti di comunità ospitali. Sono guide d'arte e di natura, manager, alpiniste, artiste e artigiane, registe e cuoche. La guida è arricchita da citazioni, riferimenti a siti internet e app, consigli e piccoli post, appuntamenti da non perdere.
Fra questi ci sono anche Sguardi Altrove Film Festival (che si tiene a Milano in primavera) e il “nostro” Lo Spirito del Pianeta, il Festival dei popoli indigeni a Chiuduno (BG). Tra un viaggio e l'altro troviamo i racconti di giornaliste, blogger, scrittrici e soprattutto grandi viaggiatrici, come Simona Sacrifizi, travel writer di turismo culturale che si muove tra il New England e l’Europa Orientale, e Elena Dak, antropologa e scrittrice, che regala una riflessione che potremmo e dovremmo fare nostra: «Quando sono in viaggio desidero che la diversità si insinui ovunque intorno a me, che mi circondi provocando una sorta di straniamento senza filtri, che non ci siano sonorità di lingue come la mia ad inquinare il contesto».
Michela Offredi