Umanità e desiderio d’incontro, ricchezze culturali e volontà di spendere il proprio tempo per visite lontane dai circuiti del turismo di massa. L’animo dell'autentico viaggiatore sembra trovare una perfetta risonanza nelle parole di Marcel Proust: «Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi». E se è vero che i viaggi sono i viaggiatori, come ha ben detto Fernando Pessoa, un turismo rispettoso, curioso delle culture e attento all’economia locale, è anche un turismo informato. Ogni “viaggio” inizia con l’approfondimento della realtà del paese da visitare e, ancora prima, inizia nella testa.
Negli ultimi decenni il turismo ha conosciuto un’impennata vertiginosa e la tendenza non sembra arrestarsi, nonostante la crisi economica, la paura del terrorismo e le calamità naturali ne abbiano talvolta frenato la crescita. Il turismo appare come una delle industrie più promettenti al mondo, soprattutto perché oggi viaggiare è alla portata di tutti. Con internet e i voli low cost, andare in vacanza è addirittura “a portata di click”. Ma a questa facilità di scelta d’impulso, viziata da offerte last minute e occasioni imperdibili, corrispondono implicazioni ambientali che non possono essere ignorate: il traffico aereo sempre più intenso contribuisce in maniera sostanziale all’inquinamento; l’abusivismo edilizio incontrollato nelle aree protette e gli ecoreati minano le fondamenta del pianeta; il trattamento iniquo riservato ai lavoratori del Sud del mondo, associato a fenomeni di turismo sessuale, colpisce i diritti fondamentali dell’uomo e uno sviluppo armonico della società.
Quando invece si parla di turismo responsabile, si individuano e promuovono forme di viaggio alternative rispetto ai circuiti tradizionali, perseguendo la duplice finalità di permettere al visitatore di conoscere la realtà autentica delle culture e dei popoli visitati, e di far sì che questi ultimi possano partecipare in modo diretto e tangibile della ricchezza generata dal turismo. Ma per far sì che tutto il turismo diventi responsabile è necessario sensibilizzare la cittadinanza sull’importanza e l’incidenza che le nostre scelte quotidiane hanno sugli equilibri del pianeta, così come sul nostro territorio.
Il 2 giugno è stata la giornata mondiale del turismo responsabile, organizzata da CITR (Coalition Internationale pour un Tourisme Responsable). Il tema di questa nona edizione ha affrontato la questione: “Come comunicare il proprio impegno per un turismo responsabile? Dal greenwashing al greenmarketing”. L’obiettivo era di informare, educare e convincere i principali stakeholder (professionisti, governi, Ong nazionali e internazionali) sull’importanza del turismo responsabile, ormai pari a circa il 9% del PIL italiano.
Se l’innovazione green il 5 giugno è sbarcata per la prima volta a Expo in occasione della Giornata Mondiale dell’Ambiente, preferire prodotti locali o tipici tanto per i materiali di arredo quanto per quelli da costruzione, oppure scegliere prodotti a km 0, da filiera corta, equosolidali o biologici è una buona pratica che coinvolge il nostro sistema di valori e influenza le nostre scelte d’acquisto.
Expo ha voluto evidenziare i primati ambientali del Made in Italy, dalla moda all’arredamento, dal cibo alla pulizia della casa, presentando prodotti innovativi e sostenibili: colori ricavati da ortaggi, latte e uova per dipingere le case o tingere vestiti; “agridetersivi” interamente realizzati con le piante che dopo aver lavato i pavimenti si possono addirittura riutilizzare per irrigare i fiori; coltivazioni di funghi su fondi di caffè, lo scarto più diffuso nelle case degli italiani; la cera d’api utilizzata per conservare sotto vuoto in modo naturale i salumi; mobili rivestiti con i residui di potatura degli alberi. Il tutto per sottolineare che per essere sostenibili bisogna inevitabilmente ridurre gli sprechi.
Così anche nel turismo vale la stessa filosofia: dall’eco-turismo al trekking, dal cicloturismo agli agriturismi, tanti sono i modelli alternativi da sperimentare che rendono il settore uno dei più interessanti della Green Economy. Un altro turismo è possibile, a cominciare dal nostro territorio lombardo e la Valle Brembana ne è un ottimo esempio: nonostante l’animo innovativo, testimoniato dalla realizzazione della Green House di Zogno, la Valle Brembana è riuscita a conservare il suo patrimonio paesaggistico, culturale e gastronomico. Così ha fatto anche Bergamo, con la recente inaugurazione del Polo di Astino, la cui riapertura a seguito di una ristrutturazione conservativa del monastero e associata alla valle della biodiversità, ha valorizzato la cultura e le tipicità del territorio. Lo ha fatto anche l’area del milanese che, dopo essersi vestita a festa per Expo, celebra la musica dell’International Parks Festival nell’incantevole cornice della Centrale Taccani a Trezzo sull’Adda.
Ovunque si decida di andare, quest’estate (e non solo), mettiamo anche la testa in valigia. Che la meta sia un paradiso tropicale o un paese in via di sviluppo, che si scelga un agriturismo o un eco-lodge, una tenda berbera nel deserto del Sahara o una casetta di pescatori sulla costa norvegese, esploriamo, respiriamo e “assaggiamo” quel luogo. Per noi ma soprattutto per gli altri. Per dirla con le parole di un grande filosofo e scrittore quale Ralph Waldo Emerson: «Vai dove il sentiero non c’è ancora e lascia dietro di te una traccia». Possibilmente non spazzatura.
Alice Motti